In questo manicomio succedono cose da pazzi

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In questo manicomio succedono cose da pazzi.

Una breve riflessione sulla celebre commedia di Totò-Scarpetta

Qual è il confine tra normalità e follia?E cos’e normale? Chi non ricorda le peripezie di Totò,che,convinto di trovarsi,anziché in una semplice pensione qual’era,in un manicomio, pensa che i pensionati siano tutti pazzi.E chi non esclama:”cos’e pazze”nel traffico bloccato da un”disinvolto” in doppia fila? E in cento altre occasioni quotidiane.E ancora,qual è il confine tra recita e verità.
Chi ha avuto la fortuna di vedere a teatro il grande Eduardo, ha vissuto una vera emozione. Ecco, tossisce… si schiarisce la voce. Si aggiusta la camicia… sì prepara a recitare. Ma ben pochi capivano che in realtà che stava già recitando! A New York hanno inventato un tipo singolare di teatro. Vetri che lasciano passare le immagini dall’esterno all’interno ma non viceversa, aperti sulla strada, e gli spettatori si accomodano in poltrona, e vedono la gente passare!Il gran teatro del mondo! Borges ancora scrive un racconto singolare, fra i tanti suoi formidabili, in cui descrive un gruppetto di attori che si preparano come cospiratori, ad una singolare recita. Vanno in strada ,sugli autobus, tra la folla, nei negozi, e fanno esattamente quello che farebbero se non fossero attori, ma realtà stanno recitando la parte di gente qualsiasi tra la folla.
Anche ognuno di noi si trova a recitare un ruolo, a volte anche inconsapevolmente: lo studente, il figlio, il musicista, l’amico, l’innamorato, ma qual è la nostra vera identità? Uno nessuno e centomila asserisce Pirandello, che di teatro certo se intendeva! Alcune filosofie, invece qual per esempio lo yoga, ci invitano a trovare dentro di noi una verità del nostro essere che dovrebbe fondarci come motore immobile di là da tante recite. Oltre la meccanica del quotidiano teatro(che gli altri o anche noi stessi) ci impongono e ci chiudono, alcuni grandi maestri ci invitano invece a trovare un vero rapporto con la realtà che quasi sempre ci sfugge. Il che non significa affatto rifugiarsi in uno stato estatico e mistico come si potrebbe erroneamente pensare, ma al contrario percorrere, a volte lentamente, un cammino verso noi stessi, nel quotidiano turbinio della vita di tutti i giorni: fuori dalla recita del “teatro.”
! Concludo con una breve raccontino che spiega il mio punto di vista in proposito. C’era un famosissimo scultore rinomato e pagatissimo che scolpiva elefanti così perfetti da sembrare veri. Un tale gli chiese come riusciva a fare ciò, lo scultore disse:” l’elefante è già dentro il marmo, io tolgo solo quello che non fa parte dell’elefante! “Togliamoci fuor di metafora le maschere della delle nostre recite e vediamo se non resta per avventura qualcosa di vero e di migliore.
ROCCO AVERSA

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