I funerali di Seid il padre “Non è razzismo, lo volevano tutti bene”
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«Mio figlio non si è ammazzato perché vittima di razzismo. È sempre stato amato e benvoluto, la chiesa per i suoi funerali era piena di giovani e famiglie». Walter Visin, padre adottivo dell’ex calciatore etiope suicida, è distrutto. Al dolore per la morte di Seid, si aggiunge quello per le polemiche. Il ventenne si è tolto la vita giovedì sera, impiccandosi in casa. Ad alimentare le polemiche, è stato un post che il giovane aveva scritto nell’agosto del 2018 e che è stato rilanciato dall’associazione «Mamme per la pelle» come suo testamento morale e duro j’accuse al razzismo. Ma il padre smorza i toni ricordando che «fu uno sfogo, era esasperato dal clima che si respirava in Italia. Ma nessun legame con il suo suicidio, basta speculazioni». Quanto alle cause dell’accaduto, ribadisce: «non voglio parlare delle questioni personali di mio figlio. Dico solo che era un uomo meraviglioso». Questo post, pubblicato anche sulla bacheca di una psicoterapeuta con la quale Seid aveva avuto degli incontri, è stato poi cancellato dopo qualche ora. Seid, fidanzato con una ragazza finlandese, aveva deciso di lasciare il calcio dei «ricchi» perché «non lo divertiva». Era stato, ricordiamo, nelle giovanili del Milan e di Benevento.
IL TESTO
«Dinanzi a questo scenario socio-politico particolare che aleggia in Italia, io, in quanto persona nera, inevitabilmente mi sento chiamato in questione. Io non sono un immigrato. Sono stato adottato quando ero piccolo. Prima di questo grande flusso migratorio ricordo con un po’ di arroganza che tutti mi amavano. Ovunque fossi, ovunque andassi, ovunque mi trovassi, tutti si rivolgevano a me con grande gioia, rispetto e curiosità. Adesso, invece, questa atmosfera di pace idilliaca sembra così lontana…..Adesso, ovunque io vada, ovunque io sia, ovunque mi trovi sento sulle mie spalle, come un macigno, il peso degli sguardi scettici, prevenuti, schifati e impauriti delle persone». È questa soltanto una parte del post scritto da Seid e letto ieri mattina in chiesa anche dalla madre di una sua giovane amica. Parole scritte di suo pugno e ricordate solo per «mostrare chi era veramente Seid, un ragazzo di buoni sentimenti». Ma la donna quando si è resa conto che in quelle parole c’erano anche duri attacchi a Casapound e al leader della Lega Matteo Salvini, ha preferito interrompersi e sorvolare per non alimentare le polemiche.
In quel post Seid parlava della «paura per l’odio che vedevo negli occhi della gente verso gli immigrati e per il disprezzo che sentivo nella bocca della gente, persino dai miei parenti che invocavano costantemente con malinconia Mussolini e chiamavano Capitano Salvini», scriveva Seid. Rimarcando «la delusione nel vedere alcuni amici (non so se posso più definirli tali) che quando mi vedono intonano all’unisono il coro Casa Pound». E ancora: «l’altro giorno, mi raccontava un amico, anch’egli adottato, che un po’ di tempo fa mentre giocava a calcio felice e spensierato con i suoi amici, delle signore si sono avvicinate a lui dicendogli: goditi questo tuo tempo, perché tra un po’ verranno a prenderti per riportarti al tuo paese. Con queste mie parole crude, amare, tristi, talvolta drammatiche, non voglio elemosinare commiserazione o pena, ma solo ricordare a me stesso che il disagio e la sofferenza che sto vivendo io sono una goccia d’acqua in confronto all’oceano di sofferenza che stanno vivendo quelle persone dalla spiccata e dalla vigorosa dignità, che preferiscono morire anziché condurre un’esistenza nella miseria e nell’inferno. Quelle persone che rischiano la vita, e tanti l’hanno già persa, solo per annusare, per assaporare, per assaggiare il sapore di quella che noi chiamiamo semplicemente Vita».«Ma quale razzismo, gli volevano tutti bene». Le parole escono fuori spontanee tra i tanti amici di Seid Visin, riuniti ieri mattina per l’ultimo saluto al loro amico a Cicalesi, nella chiesa di San Giovanni Battista, combattuti tra sentimenti di sgomento, commozione e rabbia. Il giovane 21enne, nato in Etiopia e adottato a 7 anni, si è ucciso impiccandosi in casa, giovedì scorso. Un ragazzo «fragile» e «chiuso alle volte» dicono, ma anche «creativo e pieno di passioni». Prima era stato il calcio, con esperienze in squadre di categoria, quindi il teatro, i libri, la musica. La fidanzata in Finlandia, la borsa di studio, il diploma a Nocera Inferiore, il viaggio in Argentina. Un suo messaggio scritto su Facebook, nel 2018, è diventato virale nelle ultime ore. Il testo – letto da una madre ieri in chiesa – raccontava l’idea di Seid sull’arrivo dei migranti in Italia, sulla loro sofferenza, ma anche sulle difficoltà che lui stesso aveva affrontato in Italia. Come i commenti razzisti che lo spinsero a cambiare lavoro.
IL PREGIUDIZIO
La sensibilità di Seid dinanzi a questo è stata ricordata da un amico, con un messaggio sul suo profilo social: «Eri come un lupo solitario in cerca di amore e di bene, il tuo umore stroncato talvolta da qualche pregiudizio e parola fuori posto di qualche ignorante». La famiglia ci ha tenuto a precisare, tuttavia, attraverso una breve dichiarazione ad una tv locale che «il suo gesto estremo non deriva da episodi di razzismo». La messa è stata celebrata da don Andrea Annunziata: «Il cuore dell’uomo è un mistero insondabile – ha detto – ed è difficile e complicato entrare nel nostro, figuriamoci in quello delle persone che amiamo. Siamo vicini a Seid e alla sua famiglia, sperando che possa vivere nella pace che ha cercato». Nessuno tra i presenti immagina le ragioni dietro il gesto del loro amico. A 7 anni, sempre secondo chi lo conosceva, scappò da un villaggio. Fu salvato. Alle spalle lasciò la guerra, i genitori naturali, la violenza, dolori e sofferenze che probabilmente si era portato con sé. Poi arrivò l’adozione di Walter e Maddalena, genitori straordinari e pieni di dignità che lo hanno amato. Così come gli amici, dal ragazzo di strada allo sportivo, fino all’adulto. Le lacrime si sprecano mentre si susseguono gli interventi durante la messa. Dal pulpito della chiesa c’è il ricordo commosso di un ragazzo dell’Atletico Vitalica, la squadra di calcio a 5 dove aveva militato Seid: «Non sei stato una meteora, amico mio, ma una cometa. Hai illuminato il nostro cammino. Tutti noi. In allenamento non avevi mai un atteggiamento di sfida, ma di ragazzo semplice. Eri l’ultimo, paradossalmente, tra noi, sebbene il più forte. Avevi sensibilità e intelligenza profonda. Ci hai fatto sentire uniti. Grazie Seid per averci dato il tuo dono, senza chiedere nulla in cambio». All’esterno ci sono magliette con il suo nome, uno striscione che recita: «Buon viaggio campione», mentre gli amici si stringono tra loro a cerimonia conclusa, nel silenzio della bara sorretta dall’amore che ha diffuso in modo naturale questo giovane di soli 21 anni.