Arte Contemporanea. Napoli. Un asterisco sul grande scultore Giuseppe Pirozzi. foto

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Articolo di Maurizio Vitiello – Un asterisco sul grande scultore Giuseppe Pirozzi.

 

In quest’asterisco presentiamo, in allegato e in corredo fotografico in basso, 5 momenti del grande scultore Giuseppe Pirozzi, che vive a Napoli, ma frequenta, da anni, Atrani:

 

1 – Giuseppe Pirozzi e la sua opera “Pulsioni antagoniste”, 1987;

2 – Il Premio Dorso realizzato Giuseppe Pirozzi;

3 – Giuseppe Pirozzi, Edicola, 2015, terracotta ingobbiata;

4 – Giuseppe Pirozzi, Rappresentazione verticale, 2006, bronzo fuso a cera persa, esemplare unico, 2006

5 – Giuseppe Pirozzi, L’emozione e il referente, 1983, bronzo fuso a cera persa, esemplare unico, 1983

 

Il grande artista Giuseppe Pirozzi è senza dubbio una figura di primissimo piano nel panorama artistico contemporaneo.

Accademico di San Luca e già Professore dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, artisticamente attivo dagli anni Cinquanta, egli apre al pubblico, con una certa cadenza, il proprio storico atelier nel monumentale Palazzo Cimitile nel cuore di Napoli conducendo i visitatori in un viaggio coinvolgente alla scoperta dei significati e della genesi complessa delle sue opere scultoree, tra sculture e gioielli, e grafiche avvalendosi anche di documentazioni bibliografiche e fotografiche.

Nella grande proliferazione di eventi ed esposizioni si distinguono sempre le sue mostre.

Come non ricordare quella impaginata nella suggestiva cornice di Villa Rufolo a Ravello, realizzata, nel 1999, con il contributo dell’Assessorato al Turismo della Regione Campania e dell’Ente Provinciale del Turismo di Salerno, con le sculture dal 1974 al 1999.

Si trattò di una delle rare esposizioni personali in Campania nell’ambito della pluridecennale attività artistica dello scultore napoletano Giuseppe Pirozzi, da sempre legato alla costa amalfitana, ove si riposa e medita nelle pause di riflessione.

Espose venticinque opere in bronzo di medie e piccole dimensioni e alcuni preziosi pezzi di microscultura da indossare in argento, nonché alcune grafiche.

Tutte le opere, realizzate in esemplare unico, appartenevano alla produzione degli ultimi anni.

Il catalogo fu presentato da un contributo di Massimo Bignardi, valente critico.

 

Molti critici hanno scritto sulla sua attività e il famoso critico Luigi Carluccio precisava, così, sull’operatore: “Negli anni ‘50 gli artisti napoletani dell’ultima generazione imposero la visione fantastica e drammatica della loro realtà. Su quella linea Pirozzi ha fatto una sua luce, ognuna delle sue opere tende a delineare un momento del trionfo possibile della ragione sull’istinto, dell’ordine sul caos, della forma olimpica sull’informe. Non senza, forse, una sofferta relazione con la realtà appunto di ogni giorno; con la corruzione delle cose, la degradazione delle idee, lo spettacolo quotidiano ch’esse danno ridotte a un sussulto di viscere.”

 

Ricordiamo che gli fu consegnato il prestigioso premio Dorso in una splendida serata al Circolo della Stampa, allocato, allora, nella Villa Comunale di Napoli, con una motivazione che scrivemmo, su richiesta del direttore del periodico “POLITICA meridionalista” Nicola Squitieri, fratello dell’indomito regista Pasquale, purtroppo scomparso.

E abbiamo continuato sempre, con articoli su varie riviste e diversi quotidiani, notazioni in radio, segnalazioni in tv, a precisare gli sviluppi della sua impegnata ricerca estetica.

La visualità inseguita da Giuseppe Pirozzi si divide tra raccolte indagini sull’humus della regione e considerazioni sui rimandi dei precipitati mitici.

Nelle sue opere una doppia anima è afferrata, una doppia vitalità è impressa.

Giuseppe Pirozzi indaga e vigila su mente e corpo dell’uomo e finemente cattura soffi di vita che potrebbero evadere.

Ma ricordiamo anche la sua mostra inaugurata martedì 27 dicembre 2011 al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, intitolata Oscilla e altri reperti – sculture 2010-2011”.

I raffinati oscilla di Pirozzi sono rilievi di terracotta che riproducono i ritrovamenti effettuati dall’artista scavando nella propria memoria del suo lungo e prestigioso percorso creativo.

Artista valente, ma sempre appartato; è da riconoscere nei suoi percorsi creativi.

 

Circa quaranta anni fa segnalammo l’alta qualità proposta nei lavori da Giuseppe Pirozzi al Consiglio del Premio Dorso, promosso e organizzato dalla rivista “POLIITCA meridionalista”.

Giuseppe Pirozzi, ha ricevuto a Napoli, nel 1980, il Premio “Guido Dorso, e ha firmato, nel 1988, il simbolo dell’ambito riconoscimento, che viene, annualmente, assegnato a Roma, al Senato della Repubblica, a giovani ricercatori e a esponenti del mondo delle istituzioni, dell’economia e della cultura, che hanno particolarmente contribuito attraverso la loro attività e il loro impegno a sostenere le esigenze di sviluppo e di progresso del Mezzogiorno d’Italia, che potrebbe essere il volano italiano.

 

 

 

Il simbolo del Premio “Guido Dorso” è stato realizzato, in esclusiva, dallo scultore napoletano Giuseppe Pirozzi.

Per la sezione cultura, nel 1980, fu destinatario del Premio Dorso e nel 1988 volle firmare un progetto che aveva in animo da tempo.

Scultore di fama internazionale, Pirozzi ha insegnato plastica ornamentale all’Accademia di Belle Arti di Napoli.

Su di una faccia della scultura ideata per il Premio è incisa la firma di Guido Dorso. La firma dell’illustre meridionalista è stata così inserita nel contesto plastico per far parte del simbolo che lo onora e che premia uomini che spendono le proprie energie a favore del Mezzogiorno d’Italia.

Dalla parte inferiore, dalla firma di Guido Dorso partono elementi vettori in germinazione e la loro verticalità sottolinea una crescita, una rinascita.

I rami di questa germinazione si estroflettono dall’elemento basilare circolare e tra pieghe e rientranze formano e determinano una plastica che tende a sollevarsi da una situazione tormentata per raggiungere una sofferta catarsi.

Questa creazione di Giuseppe Pirozzi fissa le spinte meridionalistiche di rinascita che si proiettano nell’avvenire.

 

Su Giuseppe Pirozzi hanno scritto molti valenti critici e passiamo questa minima selezione critica inerente ad alcuni suoi segmenti operativi:

 

Sculture

[…] Pirozzi ha proposto un modo di inserire citazioni concretamente descrittive nel contesto dell’immagine, in chiave appunto ulteriore di una presenza tipicamente di memoria.

Sarà da aggiungere che, analogamente, gli accenni ambientali (cornici, riquadri, ecc.) non sono diritti, erosi, estenuati, aspirano al contrario a suggerire appunto un dimensione-ambiente, pur entrando anch’essi naturalmente nel gioco della prospettiva di memoria: vogliono infondo avervi, se non erro, quella stessa possibilità di concretezza referenziale che ora Pirozzi mi sembra aver intravisto appunto anche entro l’immagine umana.

Enrico Crispolti, Giuseppe Pirozzi (estratto), 1967

 

Sculture da indossare

I gioielli di Pirozzi sono oggetti ideati, immaginati e realizzati come miniatura d’arte, come sculture da indossare. Gli anelli, i bracciali, i colliers, le spille, i fermagli sono tutti esemplari unici, realizzati in argento 925, fuso a cera persa, e incastonano spesso coralli o gemme che rendono ancora più vivi e pulsanti la forma e il disegno che Pirozzi crea con originalità per questi suoi “oggetti” scultorei.

Arcangelo Izzo, 1987

 

Grafica

[…] Le forme si sporgono sullo spazio profondo e attorno ad esse questo spazio stende una limpidezza che illumina, come per contagio, la loro trasparenza interiore e le rende permeabili a tutto un gioco di associazioni e significazioni nuove. E a noi, attraverso questa apertura tutta terrestre, sembra emergere a una nuova luce, a una nuova energia.

Maria Roccasalva, Quella «scintilla d’Inferno» nelle sculture di Pirozzi (estratto), 1983

 

Ma vogliamo ricordiamo anche altro, e di particolare: domenica 15 dicembre 2013, alle ore 17.30, nella seicentesca Chiesa di S. Maria della Stella di Castronuovo Sant’Andrea, per iniziativa della Pro Loco e del MIG – Museo Internazionale della Grafica – Biblioteca Comunale “Alessandro Appella”, si ripeté il consueto appuntamento natalizio con i “Presepi d’artista”, che dal 1995 si muove da Trieste a Palermo, ma trova nel piccolo paese lucano la sede ideale per la suggestiva ambientazione e la particolare atmosfera. Quell’anno toccò al Presepe dono dell’artista napoletano Giuseppe Pirozzi, formato da 36 formelle in terracotta, tutte di cm 33×33, dispiegate sul tondo simile a una volta celeste rovesciata, con al centro, librate verso l’alto, le braccia aperte del Bambino, il volto estatico della Madonna e quello adorante di Giuseppe, apparecchiano doni, simboli, perle di saggezza, annunci, preghiere, inviti: Non temete, oggi nella città è nato il vostro Salvatore.

 

Ci sarebbe tanto da scrivere su quest’artista, ma quest’asterisco vuol essere solo compendio breve di un’attività lunga, decisiva, portante, qualificatissima.

 

Maurizio Vitiello

 

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