Trigesimo della scomparsa di Mino Infante a Minori

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Seduti ad un tavolo del bar ex Polo Nord di Minori, ci ritrovammo, perché chiamati, invitati, alcuni amici, di quelli veri, sinceri. Si sarebbe dovuto prendere in considerazione la proposta di un gruppetto di minoresi, con Angelo Amorino ex sindaco in testa, di azzerare tutto e partire daccapo con una compagine che avrebbe corso (vincendo certamente) per Conquistare il Comune in un momento critico per la cittadina e per non farla cadere in mani fortemente interessate ai propri interessi (come avvenne). Il progetto era Mino sindaco e Gaspare vicesindaco o viceversa (tutti conoscono però la mia cocciuta riluttanza alla poltroncina ma lo avrei fatto in nome di uno sviluppo diverso). La discussione si protrasse per qualche giorno fin quando, un bel pomeriggio, Mino si alzò di scatto e, prendendomi per mano, con tutto il fervore possibile e l’affetto che ci legava, disse: Mino Infante e Gaspare ‘o Capurale non scendono a compromessi , non si svendono ( si capisce il senso della discussione).

E abbandonammo tutto!

Questo era Mino, il socialcomunista; era l’interlocutore preferito a Minori (naturalmente con l’amico di Alfonso, Gaspare) di Alfonso Andria, presidente della Provincia di Salerno, di Edmondo Cirielli (naturalmente con Gaspare) presidente della Provincia, del vietrese doc Sabatella.
La mia definizione di “amico del popolo”, rimarcato dall’egregio avvocato Vanni di Lieto, non è certamente casuale, perché tale è stato fino alla fine della partecipazione alla vita pubblica e sociale di Minori.

Era sempre preoccupato dell’esito dell’intervento che ambedue abbiamo subito, per mano dell’amico comune Giancarlo Accarino, alla carotide.
Mino ripeteva sempre le parole di Raffaele Rispoli (Rafele ‘e CATARINA), Patron del Settebello di Minori: né viva Tizio, né viva Caio – viva Minori

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