Si può nominare un amministratore di sostegno per chi sperpera stipendio o pensione in giochi, lotterie o gratta e vinci?

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Sono sempre di più le persone che soffrono di ludopatia e che ogni giorno spendono diverse decine di euro alla lotteria o con i biglietti del gratta e vinci. In tanti sono anche pensionati e la situazione diventa difficile per chi si occupa di loro perché ci si vede costretti a supplire alla continua mancanza di soldi necessari per il normale sostentamento. Ma cosa si può fare per impedire a queste persone di continuare a sperperare la propria pensione in scommesse, lotterie e gratta e vinci?

La soluzione arriva da una sentenza della Cassazione pubblicata ieri. Ricordiamo che codice civile prevede la possibilità di chiedere al tribunale l’inabilitazione per chi è prodigo, ossia per colui che spende troppo, più di quello che il suo reddito potrebbe permettergli. Quindi, la prodigalità non può essere invocata quando le spese sono proporzionate alle possibilità economiche. Non è possibile contestare le scelte altrui per quanto possano apparire poco razionali: una persona che guadagna 10mila euro al mese ma ne spende 5mila al gioco non può essere inabilitata. La prodigalità è infatti una vera e propria infermità mentale, quella di chi “non riesce a smettere” ed è perciò incapace di curare i propri interessi economici.

Tuttavia, l’inabilitazione deve essere l’ultima carta, destinata solo ai casi più gravi. Essa infatti comporta una parziale incapacità del soggetto che, successivamente alla sentenza, potrà compiere gli atti di ordinaria amministrazione solo con l’assistenza del curatore, mentre per quelli di straordinaria amministrazione necessiterà sempre del previ controllo di questi e dell’assenso anche del giudice tutelare.

Prima di procedere alla richiesta di inabilitazione, perciò, bisogna tentare soluzioni meno invasive come l’amministrazione di sostegno. Secondo la sentenza in commento, questa soluzione è ottimale per chi spende cifre enormi rispetto alle proprie disponibilità economiche comprando gratta e vinci. Tale misura di protezione può adattarsi, nell’interesse del beneficiario, anche in presenza dei presupposti di interdizione o di inabilitazione e dunque anche quando ricorra una condizione di prodigalità. Si pensi al caso del pensionato che contrae un debito con una finanziaria per pagare i debiti di gioco o per avere la disponibilità di denaro per spendere altri soldi in gratta e vinci o altri concorsi a premi similari.

La Cassazione ha detto che, l’amministrazione di sostegno è la soluzione migliore per impedire al familiare di spendere soldi al gratta e vinci, in quanto maggiormente idonea ad adeguarsi alle esigenze del soggetto, attesa la sua flessibilità e la maggiore agilità della procedura, meno afflittiva rispetto all’inabilitazione. Perché si possa avere «prodigalità» – spiega la Cassazione – non è necessario accertare con un medico la presenza di una malattia o di una infermità mentale, ma basta la prova di un comportamento abituale caratterizzato da larghezza nello spendere per ragioni futili, nel regalare o nel rischiare eccessivamente rispetto alle proprie condizioni socio-economiche ed al valore oggettivamente attribuibile al denaro. Dunque la semplice attitudine allo spreco, anche in presenza di atteggiamenti lucidi e frutto di una libera scelta, a prescindere da una patologia psichica, è una causa di inabilitazione o di ricorso all’amministrazione di sostegno. L’importante è che la spesa, oltre ad essere sproporzionata alle possibilità economiche del soggetto, riguardi motivi futili come appunto il gioco o le scommesse.

Nel ricorso al tribunale per la nomina dell’amministratore di sostegno non ci sarà quindi bisogno di chiedere la nomina di un consulente tecnico che rediga una perizia sulle capacità mentali del prodigo, né c’è bisogno di presentare certificati medici; basta la semplice prova dell’entità delle spese sostenute per ragioni futili e del reddito del soggetto in questione.

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