Ravello: uccise la compagna, condannato a 13 anni di reclusione

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Ravello: uccise la compagna, condannato a 13 anni di reclusione. A fornirci tutti i dettagli è Massimiliano Lanzotto in un articolo dell’edizione odierna del quotidiano La Città di Salerno. Quella di Giuseppe Lima fu un’ammissione tardiva, giunta in un momento «già fortemente delineato quanto alla prova del concorso nell’omicidio di Patrizia Attruia ». I giudici della Settima sezione penale della Cassazione, presidente Angela Tardio , hanno respinto il ricorso del muratore di origini paganesi che, il 27 marzo di sei anni fa, a Ravello, uccise la donna in concorso con Vincenza Dipino, condannata in via definitiva a 14 anni di reclusione. Si chiude, dunque, l’ultima parentesi giudiziaria su quello che viene ricordato come “l’omicidio della cassapanca”. Perché gli imputati chiusero il corpo della donna assassinata nel mobile. Da ciò la condanna anche per occultamento di cadavere. Lima è stato condannato, in via definitiva, a 13 anni, 4 mesi e 10 giorni di reclusione.

Nelle motivazioni depositate in questi giorni (la sentenza è dello scorso mese di novembre), gli ermellini hanno spiegato anche perché è stata riconosciuta la maggiore gravità della condotta attribuita a Lima, per la sua indole violenta e aggressiva, tenente alla sopraffazione, come emerso anche dalle dichiarazioni dell’ex moglie e delle figlie. Nel corso dei due processi (quello alla Dipino è stato stralciato ed ha seguito un suo corso) è emerso che il muratore, rientrato in Costiera dopo una parentesi di lavoro al Nord, era solito picchiare sia la Dipino sia la Attruia.

L’omicidio avvenuto a Ravello, nel corso dei processi, ha riservato non pochi colpi di scena. Nella prima fase delle indagini, Lima cerco di scaricare tutte le colpe sulla Dipino, cercando di depistare l’attività investigativa dei carabinieri. La complice, infatti fu arrestata poco dopo il rinvenimento del cadavere perché era la principale indiziata dell’assassinio della donna, sua rivale in amore. La vittima e la Dipino emerge dalle carte processuali – si contendevano lo stesso uomo, Lima. Il muratore disse di aver riposto il cadavere nella cassapanca in attesa di escogitare un sistema per farlo scomparire. Poi, chiari l’intero omicidio e com’era maturato.

Il movente dell’omicidio è tutto nel “triangolo amoroso” che si era creato nell’appartamento di Ravello. Tra la Dipino e Lima, infatti, era nata una relazione clandestina che aveva finito per scatenare l’ira della compagna dell’omicida. La convivenza a tre andava avanti da circa tre anni e, complice la coabitazione dei protagonisti di quest’assurda storia, era scoppiata la scintilla tra l’assassino e la complice. La Attruia fu ammazzata a mani nude da Lima che, reagì alla scenata della compagna, picchiandola e stringendogli le mani al collo fino ad ammazzarla. In quel momento entrò in scena la Dipino, sua amante, che lo aiutò a nascondere il corpo nel mobile. In attesa di trovare una soluzione per disfarsene, facendolo scomparire. Gli inquirenti hanno ricostruito tutte le fasi dell’omicidio, assicurando alla giustizia i responsabili.

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