Massa Lubrense, la Baia di Ieranto tra le 10 spiagge più belle italiane secondo Lonely Planet

Massa Lubrense. Lonely Planet, la prestigiosa e seguitissima guida internazionale di viaggi e turismo, inserisce la Baia di Ieranto tra le 10 spiagge più belle italiane.

Nella Baia di Ieranto è vietato l’ingresso di natanti a motore e l’ancoraggio per tutelare le praterie di Posidonia e le tantissime specie presenti: oltre 250 come da monitoraggio subacqueo effettuato negli ultimi anni dall’Amp Punta Campanella. Un sito fantastico, da godersi con la massima attenzione verso l’ambiente.

Spettacolare spiaggia all’estremità della penisola di Punta Penna a sud di Sorrento, si raggiunge Ieranto tramite un sentiero pedonale che parte dal paese di Nerano. La passeggiata dura circa 45 minuti a senso unico e ci sono diversi tratti in discesa ripida da affrontare. Indossa scarpe comode. La spiaggia di ciottoli è riparata da promontori ed è perfetta per delle lunghe e rilassanti nuotate.

Fauna della Baia di Ieranto tra le 10 spiagge più belle italiane secondo Lonely Planet

Ieranto si concentra una grande varietà faunistica, terrestre e marina. Insieme a Punta Campanella, la Baia è posta sulle rotte migratorie di numerosi uccelli e, infatti, sono oltre 100 le specie ornitologiche censite, la maggior parte delle quali di passo.

Fra le specie stanziali, ossia presenti tutto l’anno e nidificanti sulle rocce a strapiombo, domina il gabbiano reale (Larus cachinnans), il passero solitario (Monticola solitarius), il gheppio (Falco tinnunculus) e il pellegrino (Falco peregrinus). Quest’ultimo rapace si riproduce proprio nel momento di arrivo delle quaglie (Coturnix coturnix). Non è raro vedere volteggiare alcuni corvi imperiali (Corvus corax) e la poiana (Buteo buteo) che nidificano in altre aree della Penisola Sorrentina. Stanziali sono anche molti passeriformi legati alla macchia mediterranea, come l’occhiocotto (Sylvia melanocephala) che vive tra i cespugli, la capinera (Sylvia atricapilla), la cinciarella (Parurs caeruleus), la cinciallegra (Parus major), lo scricciolo (Troglodytes troglodytes).

Molto frequente è la possibilità di scorgere molti cardellini (Carduelis carduelis), merli (Turdus merula) e soprattutto fringuelli (Fringilla coelebs). In inverno e durante i passi migratori primaverile e autunnale arrivano pettirossi (Erithacus rubecola), passere scopaiole (Prunella modularis), codirossi (Phoenicurus phoenicurus e P. ochuros), lui piccoli (Phylloscopus collybita), allodole (Alauda arvensis), gabbiani comuni (Larus melanocephalus). Sempre in questo periodo e possibile osservare il lodolaio (Falco subbuteo) e il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus) tra i rapaci. Sulla linea di contatto terra-mare è possibile scorgere i voli radenti del martin pescatore (Alcedo attis).

I mammiferi sono, in genere, più difficili da osservare, soprattutto di giorno. Sono presenti una decina di specie fra cui la volpe (Vulpes volpes), la lepre (Lepus capensis), la donnola (Mustela nivalis), l’arvicola (Arvicolinae), il riccio (Erinaceurs europaes). Fra i rettili, comuni sono la lucertola campestre e la lucertola muraiola, mentre il biacco è un serpente ingiustamente temuto. Si rimpiange la presenza della foca monaca, l’ultimo avvistamento risale al primo dopoguerra, mentre non è raro imbattersi nella tartaruga marina Caretta caretta e in altre specie rare e insolite come il pesce San Pietro (Zeus faber) e l’alato pesce civetta.

Flora della Baia di Ieranto tra le 10 spiagge più belle italiane secondo Lonely Planet

La flora spontanea della Baia di Ieranto appartiene alla macchia mediterranea. Questo tipo di vegetazione, costituita in prevalenza da arbusti sempreverdi, caratterizza tutta la costiera. Lungo il sentiero della Baia s’incontrano le specie tipiche della macchia come il mirto (Myrtus communis), il lentisco (Pistacia lentiscus) in grandi cespugli, la ginestra comune (Spartium junceum) e la coronilla (Coronilla emerus) dai fiori gialli, la valeriana rossa (Centranthus ruber) e l’euforbia (Euphorbia dendroides).

In alcune zone la macchia è più elevata è costituita da alcune specie arboree quali il carrubo (Ceratonia siliqua), l’alaterno (Rhamnus alaternus), la roverella (Quercus pubescens), il pino d’Aleppo (Pinus halepensis), il pino marittimo (Pinus pinaster) e il leccio (Quercus ilex). Nel sottobosco s’insediano il ciclamino (Cyclamen hederifolium), la robbia (Rubia peregrina), l’asparago selvatico (Asparagus temifolius), il caprifoglio (Lonicera caprifolium) e il gigaro (Arum italicum).

Nei luoghi più umidi si trova l’acanto (Acanthus mollis), la cui foglia decora i capitelli corinzi dei templi greci e sulle rocce l’ombelico di Venere (Umbilicus rupestris) il cui nome deriva dalle foglie orbicolari e depresse al centro. Spesso la macchia è stata sostituita dagli olivi (Olea europea). Nelle stazioni più assolate la macchia diviene gariga per la predominanza di specie xerofile, adatte a microclimi caldi e aridi, che danno luogo a cespugli più bassi. In questi luoghi si trovano: la centaura cenerina (Centaurea cineraria), il cisto (Cistus incanus), la ginestra spinosa (Calicotome spinosa), il ginepro fenicio (Juniperus phoenicea), l’elicriso italico (Helichrysum italicum), la fillirea (Phillyrea angustifolia e P. latifolia), la smilace (Smilax aspera), l’asfodelo (Asphodelus fistulons), l’ampelodesma (Ampelodesmos mauritanicusa), una graminacea dalle foglie taglienti. In primavera è possibile ammirare un raro convolvolo (Convolvulus cneorum), presente in poche dell’Italia meridionale.

Una particolarità è la presenza di esemplari di agave (Agave americana), pianta esotica, originaria dell’America Centrale, ma che sì è naturalizzata alle nostre latitudini.

Tra le specie spontanee aromatiche, utilizzate anche in cucina, sono da annoverare il rosmarino (Rosmarinus officinalis), il finocchio comune (Foeniculum vulgare) e il cappero (Capparis ovata), abbarbicato alle rocce calcaree.

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