Lettere da Piano di Sorrento – Processo penale telematico?

LETTERE DA PIANO DI SORRENTO
“PROCESSO PENALE TELEMATICO?”

Il processo penale in telematica? Se ne è parlato, e se ne parla ed è entrato in vigore per alcuni aspetti.
Dopo il successo, chiamiamolo così, che si è avuto con l’introduzione del sistema nel processo civile ( oramai i civilisti lavorano più a tavolino che nelle aule giudiziarie), e con l’accelerazione al nuovo metodo, favorito dall’espandersi del Covid-19, sta per decollare anche il processo penale. Diciamo subito che, a causa della pandemia, i Tribunali hanno introdotto il criterio della “trattazione scritta”, in sostituzione, il più possibile, della presenza fisica delle parti in udienza. A parte la necessità della comparizione personale delle parti, in alcune cause come quelle di separazione e divorzio, la cosa sta funzionando, per il civile, indipendentemente da qualche disfunzione tecnica.
Sinceramente faccio fatica ad immaginare la procedura penale, sullo stile della “didattica a distanza” come sta avvenendo nelle scuole. E questo per la natura stessa del procedimento.
Nel dibattimento, nello svolgimento dell’udienza, l’esame dell’imputato, delle altre parti, la “cross examination” fra accusa e difesa, deve avvenire necessariamente, come suol dirsi oggi, “in presenza”, perché il convincimento dei giudici avviene soprattutto traverso gli atteggiamenti, le risposte dei testi, degli imputati, con le emozioni che fuoriescono dalle parole, dai gesti e da tutto quell’insieme che deve risultare dal vivo.
Come si fa ad inscatolare tutto questo? Senza contare che, sino ad ieri, prima appunto del progresso telematico, il nostro codice era tutto improntato sulla oralità, sulle parole alate degli avvocati, sulla dialettica . Tutto quello, insomma, che è l’anima dell’oratoria.
Cicerone, per parlare di un grande oratore del passato, che noi, fino a poco tempo fa, abbiamo mortificato, riducendolo in francobollo da incollare sugli atti giudiziari, soleva definire l’essenza dell’oratoria come “motus animi continuuus”, cioè un inarrestabile impulso produttivo del ragionamento, della dialettica, che non può mai essere confinato in stretture tecniche, limitative dell’efficacia persuasiva. Non voglio apparire romantico se penso ai grandi giuristi ed oratori del passato, se penso a quelli più vicini ai nostri tempi e cioè il grande De Marsico, prima di lui Carnelutti e poi tutto quel fior fiore di penalisti come Adriano Reale, Botti, Orefice, e tanti altri che a partire dagli anni 60 in poi, hanno brillato nel firmamento giuridico partenopeo, dando lustro ad una professione che oggi sembra svilita e compromessa da un’evoluzione sociale effimera, inutilmente moderna, decadente.

(avv. Augusto Maresca)

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