Israele e Palestina, Alberto Maresca per i retroscena del conflitto foto

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Non é roba di ieri, ma di ben 73 anni fa. Le tensioni fra Israele e Palestina sono tornate in auge più crudeli che mai, annacquandosi con motivazioni politiche estremamente decisive. Se Bibi Netanyahu non accenna minimamente é alla tregua, la ragione rientra nella crisi oscura del suo partito, il Likud, oramai ai minimi storici. Gli attacchi pretestuosi nei confronti di Gaza cercano il consenso dell’estrema destra israeliana, un bacino elettorale importante per cercare di mantenere poltrone all Knesset. Ragionamento simile quello di Hamas che si ritrova a dover raccogliere affiliati in vista delle possibili elezioni palestinesi, avvenimento derogato dal lontano 2006 ma al quale gli islamisti arrivano preparati rispetto alle accuse di corruzione rivolte ai rival, Al Fatah. Difatti, i tentativi di risposta alla potenza israeliana sono degli atti di forza, sostentati economicamente in maniera esplicita dall’Iran. A questo punto, fa rabbrividire non trovare una soluzione prossima al conflitto, essendo i contendenti decisi nel rifiutare qualunque compromesso. L’ultima spiaggia fa capo al Consiglio di Sicurezza Onu, convocato per domani a giudicare sull’eccesso di forza esercitato dallo Stato d’Israele. Ma l’America? L’amministrazione Biden ci va coi piedi di piombo, volgendo lo sguardo comunque alla fazione ebraica ma con una prudenza figlia del progressismo del nuovo esecutivo instaurato alla Casa Bianca. Nel frattempo, le vittime nella Striscia sono oltre 200 e il sistema anti missile israeliano Iron Dome rischia una saturazione che metterebbe in pericolo anche grandi città

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