Falcone e Borsellino potevano essere salvati con il “Bomb Jammer”, dispositivo che aveva Di Pietro?

L'inchiesta de "Le Iene"

Incredibile, ma programmi giornalistici – e anche satirici – come “Le Iene” fanno uscire fuori vicende sconvolgenti che le istituzioni ed i media tradizionali, in particolare i giornali cartacei e la televisione di Stato, non hanno mai rivelato.
I magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino – uccisi nel 1992 in due attentati, insieme agli uomini delle loro scorte – si sarebbero potuti salvare? Se lo chiedono le “Iene” mentre parlano della bomb jammer, un’apparecchiatura di sicurezza che disturba le frequenze radio e blocca l’azione dei telecomandi a distanza per gli esplosivi. Non una nuova scoperta, ma uno strumento già presente nel nostro Paese negli anni ’80 utilizzato a protezione dell’auto del pm di Mani Pulite, Antonio Di Pietro. A spiegarlo a Italia 1 è un consulente che desidera rimanere nell’anonimato e che ha lavorato per le più importanti procure, utilizzando proprio il jammer antibomba. Per la sicurezza di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone lo strumento non sarebbe stato usato “per problemi di burocrazia”, fa sapere l’uomo.

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“Mi fa inc****re moltissimo che non sia stato usato per Falcone e Borsellino, se c’era una macchina su cui quell’apparecchio andava montato era quella”. Così, invece, Alfonso Sabella che in passato è stato procuratore a Palermo e assessore alla Legalità a Roma, ai tempi di Mafia Capitale.

“Le Iene” provano poi a raggiungere anche Antonio Di Pietro, prima al telefono e poi da vicino, ma l’ex magistrato si rifiuta di rispondere. “Vorremmo solamente chiederle se, ai tempi, ha informato Falcone e Borsellino che lei fosse dotato di un jammer antibomba?”, è la domanda dell’inviato delle “Iene”, ma l’avvocato non risponde.

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