Cellulari vietati ai bambini: cosa c’è scritto nella proposta di legge alla Camera

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Cellulari vietati ai bambini: cosa c’è scritto nella proposta di legge alla Camera. L’uso del cellulare nuoce alla salute dei bambini. Parte da questo assunto la proposta di legge firmata da Rosalba De Giorgi – deputata tarantina del gruppo Misto, fuoriuscita dal M5s il 6 maggio 2020 – che vieta fino a tre anni e a scuola l’uso dei cellulari e ne limita l’uso dai 4 ai 12 anni. «La mia proposta di legge – spiega la deputata al Sole24Ore.com – non vuole essere una crociata contro la tecnologia, che in determinate situazioni può avere un impatto positivo sull’apprendimento, ma vuole invitare a far attenzione ai potenziali pericoli che corrono i bambini». Cita uno studio condotto dall’Istituto di ricerca neuro-diagnostica di Marbella, in Spagna, «che non ha fatto mistero degli effetti nocivi dei cellulari sui bambini. Gli esperimenti – ricorda Rosalba De Giorgi – furono condotti su un ragazzo di 11 anni e una ragazza di 13, usando uno scanner collegato a un dispositivo per misurare l’attività delle onde cerebrali. Stando ai risultati una telefonata, anche solo di due minuti, avrebbe la capacità di alterare la naturale attività del cervello di un bambino fino a 60 minuti dopo il termine della conversazione».

Giocano con cellulare, ma non sanno allacciarsi le scarpe

«E chissà quante volte al giorno – sottolinea la De Giorgi nell’introduzione della sua proposta di legge – assistiamo, magari anche distrattamente, in una qualsiasi città, a scene in cui bambini, sotto gli occhi dei genitori a dir poco compiaciuti e compiacenti, utilizzano un telefono cellulare di ultima generazione per parlare con qualcuno o per aprire icone colorate che rimandano a chissà quali applicazioni, convinti che si tratti di un gioco». Scene che per la maggior parte degli adulti sono «diventati la normalità». Bambini che giocano con cellulare tablet, ma spesso non sanno allacciarsi le scarpe: «Una ricerca del 2012 commissionata da una nota casa di software che realizza antivirus – segnala la De Giorgi – ha evidenziato che oltre il 50% dei bambini tra i due e i cinque anni sapeva come interagire con i giochi installati sul tablet, mentre solo l’11% era in grado di allacciarsi le scarpe».

I divieti scaglionati per età

La proposta di legge, che ha già incassato consensi e critiche, è stata assegnata alla commissione Trasporti della Camera in sede referente il 29 aprile e dovrebbe presto iniziare il cammino parlamentare. Introduce divieti scaglionati in base all’età. Vieta, per esempio, l’utilizzo dei cellulari nei primi tre anni di vita. «Che bisogno ha un bambino di 2-3 anni di avere in mano un cellulare?», si chiede la De Giorgi, che è anche insegnante e giornalista. Il testo prevede un uso graduale per non più di un’ora al giorno da quattro a sei anni. E non più di tre ore al giorno dai sei agli otto anni. Massimo quattro ore dai nove ai 12 anni. L’uso è comunque consentito solo sotto la supervisione di un genitore e di chi ne fa le veci.

No al telefonino in classe alle elementari e alle medie

Poi è vietato l’uso di cellulari all’interno delle scuole primarie e secondarie di primo grado e nei luoghi in cui si svolge la didattica. Il testo precisa che le regole si applicano anche ai convitti nazionali e agli educandati femminili. Saranno le stesse istituzioni scolastiche a stabilire le condizioni d’uso per finalità didattiche e pedagogiche o per esigenze indifferibili degli alunni. Il divieto non si applica agli alunni disabili.

I dispositivi digitali sotto la lente

I dispositivi sotto la lente sono descritti nell’articolo 2 del testo. Per dispositivo digitale funzionante tramite onde a radiofrequenza la proposta di legge «intende qualsiasi apparecchiatura elettronica palmare dotata di schermo tattile ad alta risoluzione che consente, oltre alla telefonia mobile, l’uso di servizi di calcolo, di memoria e di connessione alla rete internet, nonché di riproduzione di brani musicali e di produzione di fotografie e di video». Sotto la lente ci sono quindi cellulari, tablet e videogiochi.

Fonte Il Sole 24 Ore

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