Amici di Maria De Filippi, Giulia vince su Sangiovanni . Tutti i video

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    Amici di Maria De Filippi, Giulia vince su Sangiovanni, a sorpresa, non vince il favorito della vigilia, Giovanni Damian, alias Sangiovanni da Vicenza, classe 2003. Ma la sua fidanzatina Giulia Stabile, romana, classe 2002, sfidata tenendola per mano. Vince una ballerina su un cantante, una ragazza fragile che ha messo in scena, oltre alla sua danza, proprio la sua fragilità, la sua risata disarmante, la sua voglia di trasformare i problemi in forza: «Che è successo, Maria?», ripeteva frastornata al momento della vittoria tra risate incontenibili, il suo marchio di fabbrica, quasi non ci credesse, quasi non volesse sollevare la coppa: «Eh pesa».

    Secondo l’amato Sangiovanni, diciott’anni, un talento innegabile quanto stralunato, un’intonazione dubbia, un elogio della diversità disarmante, che aggiunga versi queer a un hit di Raffaella Carrà, o che faccia i complimenti all’amata Giulia. Per lui, il premio della critica, il disco d’oro per il singolo «Lady» prodotto da Zef, il premio Siae, il premio delle radio per «Malibù», l’amore di Giulia. Sperando che duri: quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia, chi vuol essere lieto sia, di doman non c’è certezza. Nemmeno a un talent show.

    È, sì, un talent show, «Amici», con annesse deviazioni in chiave reality – le interazioni sentimentali tra i concorrenti e le fragilità caratteriali in questa edizione sono state fondamentali – ma è soprattutto un one woman show. Non per dir male dei concorrenti di questa edizione, non per «dissare» il vincitore di ieri sera, anche se comunque la giovane musica italiana ha molto di meglio e più nuovo da offrire, ma perché il segreto del programma sta nel manico, nella conduttrice. I giudici – Stefano Di Martino sempre più in rampa di lancio, Stash e un Emanuele Filiberto di Savoia di cui sentiremo ben poco la mancanza – hanno fatto quel che potevano, come i prof di canto (Rudy Zerbi, Anna Pettinelli e Arisa) e di ballo (Alessandra Celentano, Veronica Peparini e Lorella Cuccarini), pronti ad aggiungere il tono da commedia a quello della gara, anche a costo di sminuirla, ma aggiungendo sapori alla ricetta televisiva generalista. Ma è Maria, a differenza di «X Factor» che è lavoro collettivo dove le personalità dei coach contano spesso più di quella del presentatore, a dare il tono della gara, retorica compresa, cazzimma compresa. Come una preside severa ma umana media tra l’estro incompiuto di Sangiovanni, l’emozione irrequieta di Giulia, la baldanza di Alessandro, la padronanza del palco di Aka7even da Santa Maria La Carità e la favola del barbiere arrivato in finale Deddy con fare sereno, anche quando preme sul pedale melodrammatico della narrazione, sempre più «quotidiana» e «normale» e «semplice» e orgogliosamente «mainstream» e nazionalpopolare di quella del talent show di Sky, che ha bisogno di esagerare, di estremizzare, di sentirsi «cool», figo.

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