Praiano. Causa per omicidio colposo per un’onda anomala. Il sindaco Di Martino “Ho rispetto e fiducia nella giustizia”

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Praiano ( Salerno ) . Sentiamo in esclusiva per Positanonews il sindaco Giovanni Di Martino, da poco rientrato in carica per la causa che si terrà il  17 giugno al Tribunale penale di  Salerno con la terribile accusa di omicidio colposo  per la morte di Mariangela Calligaro, una turista di Belluno che purtroppo è morta il due gennaio 2017 a causa di un’onda anomala alla Praia.

Il rinvio a giudizio, dato in anteprima da Positanonews , è di alcuni mesi fa , ora per il sindaco della cittadina della Costiera amalfitana un tour de force giudiziario , con  l’accusa di aver preso una tangente di 250 euro, ora anche questa tragedia.

“Il rinvio a giudizio è di mesi fa e affronterò la causa difeso dall’avvocato Zecca . Ho massimo  rispetto e fiducia nella giustizia”, ci ha detto Di Martino sulla vicenda.

Come raccontammo all’epoca in tempo reale, con foto video e testimonianze sul posto ,  la donna passeggiava col marito e una coppia di amici verso la Praia , quando un’onda la travolse e nessuno riuscì a salvarla. Una passeggiata che non è la prima volta che ha trascinato nel mare della costa d’ Amalfi qualcuno, in caso di condizioni meteo avverse.  Il tutto si basa sull’avvertenza con cartelli sul posto a Via Terramare e all’ingresso della baia della Praia, su questo aspetto ci sono gli scontri fra difesa e accusa, che si è costituita parte civile con la richiesta di tre milioni e mezzo di euro.

La procura della Repubblica di Salerno aveva  aperto un fascicolo sul decesso di Mariangela Calligaro con il pubblico ministero Roberto Penna è quella di omicidio colposo.  Gli accertamenti da parte dei carabinieri della Compagnia di Amalfi, coordinati dal capitano Martina e la Capitaneria di Porto con il comandante Menna sono alla base delle decisioni del pubblico ministero , significa che sarà necessario il dibattimento per decidere sulla situazione .

Il corpo senza vita della donna, morta dopo essere stata trascinata al largo da un’onda anomala sulla passeggiata Terramare di Marina di Praiano,  insieme al marito Carlo Talamini, che si è salvato aggrappandosi a un galleggiante,  ha colpito e commosso tutti in Costa d’ Amalfi con loro, faranno da testimoni,  l’ingegner Zeggio, che è uno dei due titolari della Idrotermica Veneta Zeggio, e Nicoletta Bressa, insegnante di educazione fisica allo Scientifico Galilei, oltre che preparatrice atletica al Circolo tennis Belluno.

La vacanza in Campania cominciata il giorno di Capodanno e che doveva durare ancora qualche giorno era finita in anticipo e con una tragedia impossibile da preventivare. Fare un incidente in macchina è possibile, essere risucchiati da un’onda chiama in causa il destino crudele. I quattro amici alloggiavano in un bed and breakfast di Praiano ed erano attrezzati per fare trekking. Quasi per caso hanno deciso di fare quella maledetta passeggiata lungo una delle località più suggestive della Costiera Amalfitana, dove sono stati travolti da questa onda anomala.

Carlo Talamini e Mariangela Calligaro erano stati trascinati più al largo e sono stati recuperati dal gommone della Guardia costiera. La donna era priva di sensi, anche dopo un colpo al viso e non è bastata una mezz’ora di tentativi di rianimazione per salvarle la vita. È andata in arresto cardiocircolatorio e non c’è stato niente da fare. È stato probabilmente un colpo al volto contro la balaustra lungo la passeggiata la principale causa del decesso. Il medico legale del 118 di Salerno non ha potuto fare altro che costatarne il decesso per arresto cardiocircolatorio. Zeggio, invece, l’unico a non essere stato risucchiato dall’onda, si è tuffato ed è andato a salvare la moglie aggrappata a una boa, oltre la scogliera, con l’aiuto di un salvagente e una corda. La donna era in leggera ipotermia.

Più o meno la stessa cosa era accaduta nel gennaio 2009 alla 37enne napoletana di origine somala Manuela Castaldo. Proprio questo precedente impone una domanda, anzi quasi una certezza. La morte di Calligaro si sarebbe potuta evitare? Il sindaco di Praiano, Giovanni Di Martino, che nell’immediatezza si era speso in sentite condoglianze il giorno dopo deve difendersi sulla pericolosità di quel percorso e lanciare un monito. «Su quella strada c’è il segnale di pericolo in caso di mareggiate, purtroppo c’è stata un’imprudenza. Difficile poter chiudere la strada» sono state le sue parole all’epoca.  Anche a Positano anni fa una turista americana fu travolta dalle onde al molo, il mare bello e pericoloso nel contempo non è la prima volta che porta con sè qualcuno con le condizioni meteo avverse.  “Ribadisco che ho piena fiducia e massimo rispetto nella giustizia”, così  oggi Di Martino.

Questi i racconti dei protagonisti sul Corriere delle Alpi
«Ho pensato che saremmo morti tutti»
Le testimonianze dei sopravvissuti. Il viaggio da Amalfi a Belluno per riportare a casa il feretro di Mariangela Calligaro

AMALFI. I vestiti sono stesi alla luce di un sole che non li asciugherà mai, lì nel B&B Albadamare di Praiano: quelli di Mariangela Calligaro sembrano usciti dalla morsa di uno squalo. Una maglia a brandelli, strappata dal mare; i pantaloni tecnici da trekking fatti a pezzi, forse anche dalle forbici usate dai soccorritori nel concitato intervento. «Non siamo riusciti a fare nulla»: sono le parole disperate di chi racconta la disgrazia tra un singhiozzo e l’altro, tra pianto e dolore. «Perchè? Perchè? Avevamo tanti progetti futuri da fare insieme», invoca Carlo Talamini raccogliendo oggetti e panni da piegare nei trolley di chi è rimasto e di chi non c’è più. L’orrore di quell’onda riapre sempre, all’improvviso, gli occhi dei tre superstiti della tragedia di Praiano: «Credevo non saremmo usciti vivi dall’acqua», spiega Nicoletta Bressa «ogni volta che chiudo gli occhi rivedo quanto vissuto. Mariangela che non c’è più… Più passa il tempo e più rivivo l’incubo».

Il giorno dopo l’inferno d’acqua Carlo Talamini e Nicoletta Bressa hanno costole incrinate e contusioni ovunque; da parte sua Nicola Zeggio non si dà pace per la fatalità che s’è portata via Mariangela Calligaro.

La mente non si riposa, il pensiero è sempre a quel che si è fatto e a quel che si poteva fare ma di fatto era impossibile da realizzare, alle boe strette talmente tanto dalle braccia che «mi fanno male i muscoli, perché ogni volta che arrivava un’onda portava sott’acqua la boa e me», ricorda chi s’è salvato. E a quel sorriso spesso preludio di una risata coinvolgente, piegato solo un po’ dalla morte: sembra ancora lì, sul viso ammaccato, là, dentro quella bara all’obitorio che deve essere chiusa.

La 57enne bellunese è deceduta per annegamento: così il referto medico che ha accompagnato il rilascio della salma tornata a Belluno nella notte tra mercoledì e giovedì. Al suo fianco, Carlo Talamini, Amalfi-Belluno senza fermarsi. Lui e Mariangela in quei momenti terribili sono stati trasportati a largo dal risucchio del mare. Mariangela Calligaro si ipotizza sia stata sbattuta sul parapetto in ferro e abbia perso i sensi, quindi piombata in acqua. La mortale deriva ha offerto alla coppia una boa alla quale Talamini si è ancorato disperatamente. Una mano sulla boa e l’altra stretta attorno alla moglie, perché le correnti non la portassero via, perché la sua testa fosse sempre fuori dall’acqua, perché potesse continuare a respirare. «Sentivo Carlo in mare urlare: “Mariangela, Mariangela”», racconta Nicola Zeggio, mentre si tuffava col salvagente e nuotava per raggiungere la moglie Nicoletta Bressa, la più vicina a un approdo. I coniugi Talamini sono stati raggiunti dal gommone della guardia costiera di Amalfi.

Il gruppo di bellunesi era sulla via del ritorno lungo quella passerella: «Quel giorno avevamo evitato di andare per sentieri perchè era brutto tempo» spiega ancora Nicoletta Bressa «e così abbiamo optato per una gita ad Amalfi. Ci siamo fermati per caso in quel punto sulla strada e siamo scesi». «Al ritorno ci siamo sistemati su un punto della passerella che pensavamo non esposto, stavamo sorridendo, scherzando. Quando mi sono girata un secondo, ho visto invece un muro d’acqua venirmi addosso. La prima reazione istintiva è stata di aggrapparmi alla parete di roccia. Alla prima onda ho resistito, la seconda invece mi ha fatto volare in acqua, al di là della passerella. Poi ricordo di aver nuotato e nuotato come non mai: ho visto una cosa arancione e mi ci sono aggrappata ma ogni volta che arrivava un’onda andavo sotto». «Credevo che non ne saremmo usciti vivi, andavo su e giù, anche perché eravamo vestiti e con le scarpe ai piedi. Avevo freddo. Non mi rendo conto del tempo che abbiamo passato tutti in acqua. Ho pensato ai miei figli e quando ho visto Nicola buttarsi in mare e venire verso di me, ho creduto che saremmo morti entrambi e sarebbero rimasti soli».

Zeggio con salvagente di un marinaio è riuscito ad arrivare. «Avevo continuato a urlarle di spostarsi verso l’insenatura. Poi sono riuscito a raggiungerla e da riva ci hanno tirato fuori».

Pubblicato su Corriere delle Alpi

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