Ferrari un anno per lottare a metà classifica, si aspetta il 2022 per puntare al mondiale

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    Ferrari un anno per lottare a metà classifica, si aspetta il 2022 per puntare al mondiale  . In altri tempi a Maranello per un sesto e un ottavo posto all’esordio sarebbero tremati i muri, come riporta il Corriere della Sera. Ma non in questo strano campionato, dove ricostruire è più importante che demolire. La Ferrari sapeva già lo scorso anno a che cosa sarebbe andata incontro quando ha accettato di rimandare la svolta tecnica al 2022, votando a favore del congelamento di telai e regole. Una scelta obbligata a causa della pandemia, mezza F1 era a rischio bancarotta. La Rossa amaranto è figlia di quel compromesso, si porta dietro l’eredità pesante della macchina 2020, la terribile SF1000, dalla quale derivano la maggior parte dei componenti. C’era parecchia tensione alla vigilia del primo Gp, ma i pronostici più cupi sono stati smentiti.

    L’esame su una pista severa è andato secondo le attese, le simulazioni interne dicevano che avrebbe lottato per queste posizioni. Che Red Bull e Mercedes sarebbero state imprendibili, e così è stato. Un debutto lineare, concreto, con l’obiettivo di alzare l’asticella già fra due settimane nella gara di casa a Imola, lì si attendono miglioramenti su un tracciato diverso.

    Hanno funzionato il motore rivisto, la differenza con le altre power unit a livello di potenza pura sembra essersi assottigliata. La velocità in rettilineo è stata recuperata e anche quella sul giro secco, Charles Leclerc — oggi impegnato con Sainz nei test delle gomme 2022 — ha saputo sfruttarla. Gli interventi nella zona posteriore hanno ridato un po’ di ossigeno alle gomme, consentendo al monegasco di tenere dietro una delle due McLaren. Non sarà una lotta esaltante, ma uno scontro per restituire l’onore perduto, dove piccoli dettagli, tecnici e umani, decideranno chi sarà terza o quarta forza.

    Proprio dal fronte piloti sono giunte le notizie più incoraggianti: Charles non ha perso smalto dopo un’annata nelle retrovie. E poi si è tornati ad attaccare in due, Carlos Sainz è stato cauto, forse anche troppo, ma questo atteggiamento denota intelligenza. Chissà quante critiche avrebbe attirato su di sé se avesse commesso errori al battesimo, e chissà quanta pressione da gestire. Sebastian Vettel, in crisi anche sull’Aston Martin, offre il paragone fra il vecchio al nuovo. Infine, pure i pit-stop, altra nota dolente del 2020, sono stati effettuati con rapidità (sotto i 3’’) dopo mesi di allenamenti, e investimenti su tecnologie e materiali.

    Servono controprove, e risultati che certifichino l’inversione di tendenza. La vetta è un Everest, fa male vedere la Ferrari distante un minuto (quasi un secondo al giro) dai migliori e impegnata in battaglie per i punti con squadre di seconda e terza fascia. E anche costruire una mentalità vincente — nel 2022 l’obiettivo sarà correre per il titolo mondiale — risulterà difficile in un ambiente ormai disabituato alla competizione su alti livelli. Se è impossibile adesso sapere come andrà la macchina del riscatto — già in fase avanzata di studio —, servono risposte dal gruppo chiamata a dirigerla. Non tarderanno ad arrivare, perché nessun team può permettersi di portare avanti i due progetti in parallelo: per i limiti del regolamento finanziario e perché sottrarrebbe ore di gallerie del vento. Se c’è un futuro da impostare, passa per questo strano campionato. E dalle prossime 4-5 gare, vietato sbagliare.

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