Da Positano ad Amalfi, i 5 bar storici da visitare assolutamente

Se vi trovate in costiera amalfitana sicuramente non potete fare a meno di visitare almeno uno dei cinque bar storici che si trovano da Positano ad Amalfi e che rappresentano spesso il cuore pulsante del paese, dove i cittadini si ritrovano come in un appuntamento sottinteso e dove passano ogni giorno le storie e le vite dei residenti e dei turisti.

Seguiamo un tour virtuale così come illustrato dalla giornalista Antonella Florio sul sito “Authentic Amalfi Coast”.

Partiamo da Positano dove troviamo il notissimo “Bar Internazionale” sito proprio all’ingresso della città verticale. Il locale risale alla metà degli anni ’20 ed è nato dalla felice idea del positanese Antonio Celentano. Inizialmente era una fabbrica di gassosa e si è poi col tempo trasformato in un bar dove Antonio, dopo un’esperienza a New York, decise di servire cocktail e champagne a ritmo di jazz. Negli anni ’60 la gestione passa alla famiglia Collina. Inizialmente a gestire il bar fu Domenico Collina, conosciuto in paese come Mimì. Era un amico di tutti gli artisti che fecero del locale anche un luogo di ritrovo, esponendo spesso le loro opere in una sorta di galleria d’arte tra caffè è bevande. Attualmente la gestione è passata ai figli di Mimì, Luigi e Paola. Luigi, cresciuto a contatto con l’arte, è anch’egli un artista ed espone nel bar i suoi disegni, che firma con lo pseudonimo Severin, il nome di un bassista New Wave che lui ama in modo particolare. E Luigi dichiara: «Amo la musica, il disegno, i fumetti, le illustrazioni, i paesaggi. Il mio sogno è quello di rendere il bar un’esperienza sensoriale a tutto tondo, tornare alla proposta culturale degli anni ’60 aprendo le porte agli artisti emergenti e non solo. Mi piacerebbe anche reintrodurre i tornei di scacchi che eravamo soliti organizzare fino alla fine degli anni ‘90». Ed a Positanonews Luigi Collina confida che a maggio ci sarà una bellissima sorpresa perché un suo fumetto, realizzato in collaborazione con Daniele Esposito della Torre Clavel, approderà sulla Rai.

Sempre a Positano troviamo poi il bar-pasticceria “La Zagara”, attualmente di proprietà di Alessandra Russo. Il locale è nato all’inizio degli anni ’60 con il padre Giacomo Russo detto Giacomino ed è da sempre un luogo di ritrovo di residenti e personaggi di Hollywood. Alessandra rivela che il nome “La Zagara” fu scelto dal padre che si ispirò ai fiori di arancio – o fiori di Zagara – del giardino del bar, un agrumeto. Alessandra ha cercato di salvaguardare quanto costruito dal padre e sogna una Costiera più sostenibile, che si muova a ritmi meno frenetici, che instauri con il visitatore un rapporto più profondo ed empatico: «Era quello che vedevo da bambina, accanto a mio padre, ed è quello che ho rivisto l’estate scorsa, in piena pandemia. Forse non tutti i mali vengono per nuocere».

Si passa poi a Praiano con il “Bar del sole”, aperto nel 1980 da Teodoro Rispoli, detto Teo, e il nipote Silvio Rispoli, allora 20enne. Silvio Rispoli attualmente gestisce il locale insieme ad Annamaria e Tiziana e dichiara: «Scelsi io il nome. Zio Teo era scettico. Temeva che il nome divenisse oggetto di scherno: da bar del sole era facile che venisse cambiato in bar ‘sul’, ‘solitario’: all’epoca questo era il luogo più deserto di Praiano, la stagione estiva era di soli due mesi, i praianesi non avevano tanti soldi per andare al bar. A distanza di 40 anni, credo che zio Teo si sbagliasse. Ho visto generazioni intere di praianesi ai nostri tavolini. Li ho visti, da bambini, sporcare di gelato pavimenti e superfici, da adolescenti, parlare d’amore, da adulti portare i loro figli sempre qui, a prendere le caramelle e il gelato. Il bar del sole nasce come bar italiano, un luogo in cui le vite del pescatore, del turista, dell’insegnante, del muratore si incontrano e dialogano. Ho sentito dire ai visitatori stranieri: è bello qua, perché mi sento a casa mia, non mi sento trattato da turista!’. Il nostro non è un bar turistico, è prima di tutto il bar dei praianesi. Noi non siamo solo venditori di caffè e drink, ma venditori di emozioni».

Arriviamo ad Amalfi con il “Gran Caffè il Foro” nato nel 1939 per volere di Don Dino Lucibello e del fratello Alfredo Lucibello. Medici, avvocati, notai, professori, politici erano soliti sedersi lì, discutere gli eventi, prendere decisioni, pianificare il futuro, magari davanti a un buon caffè, diviso equamente per 7 come solo la vera nobiltà sa fare. Ce lo racconta Salvatore Dipino, gestore del Gran Caffè dal 2006 insieme ai suoi fratelli. «Il Gran Caffè è sempre stato il simbolo del paese, tutte le decisioni politiche venivano prese al bar. Tutta la nobiltà amalfitana si riuniva qui, d’inverno nella sala interna e d’estate all’esterno, all’ingresso del bar. Da quando siamo sopraggiunti noi, nel 2006, le vecchie abitudini si sono mischiate alle nuove, una folta platea di giovani ha iniziato a popolare quest’angolo di Amalfi che fino a qualche anno prima appariva deserto. Siamo molto orgogliosi di aver contribuito alla valorizzazione del versante est del paese». Una delle sfide del XXI secolo per il Gran Caffè è proprio cercare di intercettare i nuovi bisogni della società senza tradire l’impronta più autentica del bar. «Con i giovani abbiamo sempre avuto un dialogo cordiale, basato sul rispetto e la simpatia; penso che ci vedano come dei fratelli maggiori, credo che di noi ammirino la professionalità ma soprattutto il sorriso».

E finiamo questo tour virtuale a Ravello nel bar pasticceria “San Domingo”. Una di famiglia quella del bar pasticceria San Domingo di Ravello, una storia iniziata nel 1929 con Luigi Schiavo e la moglie Emilia Palumbo, proseguita negli anni con i figli Ferdinando e Alfonso Schiavo e, dal 2013, nelle mani della terza e della quarta generazione: Luigi, Giancarlo, Marco Schiavo e del figlio di Luigi, Fernando. «La nostra è una storia di bar pasticceria artigianale che si tramanda da generazioni. Mio figlio Fernando da vari anni mi affianca, portando innovazione soprattutto nell’ambito dei cocktail. Penso che la chiave della crescita aziendale consista proprio nel dialogo con i giovani», così ci parla Luigi Schiavo, padre di Fernando e degno erede di varie generazioni di imprenditori. Ma la storia del San Domingo non si esaurisce solo nel ‘lessico famigliare’. Negli anni si siedono al bar innumerevoli musicisti, stelle del cinema, personaggi pubblici, big della finanza mondiale: Jacqueline Kennedy, Bruce Springsteen, Sting, Tim Robbins, Susan Sarandon, Woody Harrelson e molti altri. «La storia con Gore Vidal soprattutto – noto scrittore statunitense e cittadino onorario di Ravello – è una storia di amicizia» afferma Luigi «Il San Domingo era la sua base logistica: qui arrivavano le telefonate per lui. Se gli ospiti erano graditi, passavano da qui e noi davamo loro le indicazioni per raggiungere la Rondinaia, la sua casa». L’amicizia tra Gore e Luigi era un’amicizia come le altre, fatta di conversazioni, fiducia e anche divertimento. «Con tutti i personaggi famosi passati di qui, ho sempre cercato di comportarmi come si comporta un buon padrone di casa: agendo con molta discrezione, tentando di guadagnare la fiducia e il rispetto. Ricordo una serata memorabile: era il 1994 ed ebbi l’onore di assistere a un concerto per pochi intimi che Gore organizzò alla Rondinaia: suonavano Springsteen e Sting e io ero lì a servire loro un aperitivo – ricordo ancora che si trattava di un semplice calice di vino accompagnato da crostini al salmone –  a bocca aperta».

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