Addio a Lidia Curti amatissima prof de L’Orientale di Napoli

Napoli – Lidia Curti, docente emerita di Letteratura inglese presso L’Orientale di Napoli, amatissima, prima presenza femminile ai vertici dell’ateneo napoletano lascia un vuoto incolmabile nella cultura partenopea, teorica femminista e maestra di pensiero, ha arricchito la nostra comunità della sua tenace prospettiva femminista con uno sguardo sempre lucido sulle molteplici oppressioni di genere, razza e classe che, ahinoi, viviamo quotidianamente. Per spiegare perché è importante essere femministi oggi bisogna partire da un assunto: essere una donna è difficile. Diventa chiaro da subito, come un dato di fatto che non si può cambiare, che ormai è assodato. È evidente quando all’asilo un bambino vi prende in giro e vi tira i capelli e il suo comportamento viene minimizzato con un “lo fa perché gli piaci”. È chiaro quando all’università a un vostro collega uomo danno del lei mentre a voi, donna, danno del tu. È lampante quando il governo tassa gli assorbenti perché non li ritiene beni di prima necessità, come se voi donne poteste scegliere di non indossarli e sanguinare sui mezzi pubblici una volta al mese. Per ottenere ruoli professionali e pubblici le donne hanno sempre dovuto dimostrare qualcosa, in termini di autorità, di conoscenza e di resistenza allo stress. A noi uomini non è mai stato chiesto così tanto. Essere donna è difficile, ed è anche straordinariamente bello. Perché le donne hanno una capacità incredibile di fare squadra, di creare empatia, di guardare oltre e di includere gli altri. Di ascoltarsi e capirsi. E di evolvere. Essere femministi oggi significa che ci importa delle persone. E che scegliamo di dimostrarglielo, dichiarandolo senza mezzi termini. Con i gesti, e con una parola. Che deve smettere di farci paura. “Io sono femminista” è una frase che merita conoscenza e che non può essere pronunciata e diffusa via social solamente per seguire un trend. Il rischio è quello di delegittimare, svuotare e banalizzare una storia intera fatta di idee, movimenti e parole. Se una cosa così grande che ha attraversato i tempi e lo spazio si trasforma in mero stile di vita, siamo certi che non è così che cambieremo il mondo. E forse lo dimostrano tutte quelle situazioni all’interno delle quali ci ritroviamo, ancora, faccia a faccia con pensieri stereotipati e stantii. Una lotta, per essere tale, deve guardare agli altri individui, alle comunità e ai popoli nutrendo ambizioni universali. Una battaglia che non deve combattere né le altre donne, quelle che apparentemente restano indietro, né gli uomini: il suo compito è quello di scardinare un pensiero che sorregge ancora una buona parte della società che, attraverso una posizione privilegiata e di controllo, opprime l’universo femminile.
a cura di Luigi De Rosa

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