A Ravello Salvatore = Ristorazione, ma anche, Ravellesità !

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Ravello, Costiera amalfitana . Non credo di fare torto a nessuno, e men che meno di esagerare, se dico che la ristorazione Ravellese e il nome Salvatore hanno viaggiato insieme negli ultimi 60 anni.
Un pioniere che aprì i battenti del suo locale a Via della Marra, affidando a “Topolino con una pizza in mano” la sua insegna. Fu allora che presero il volo i “crespolini” che ben presto composero un binomio indissolubile nel mondo, appunto i “crespolini alla Salvatore”.
Ma fin qui sarebbe quasi una storia banale per la Costiera Amalfitana, dove tantissimi indigeni cresciuti professionalmente anche fuori dalla Divina vi hanno fatto ritorno per far decollare locali poi diventati famosi. Invece quella di Salvatore e Ravello è una storia molto più bella perché la “Ravellesità” del cittadino Salvatore Calce, è stata ancora più straordinaria della bravura del cuoco/imprenditore Salvatore; amico di tutti e sempre pronto a supportare qualsiasi iniziativa si avviasse, con e nel, nome di Ravello; si trattasse della neo-costituita squadra di calcio o di una “Sagra dell’uva” o di una diretta TV, Salvatore era sempre pronto, il suo contributo era assicurato. Non c’è ex giovane Ravellese che non ha avuto frequentazioni nel suo ristorante, non tanto da avventore, quanto da animatore e fruitore della cordialità e disponibilità di Salvatore. Erano gli anni in cui il suo locale, prima ancora che ristorante, era bottega, circolo, luogo di ritrovo e di ricreazione; erano gli anni in cui fare turismo significava prima valorizzare Ravello e i Ravellesi, e poi sollazzare i forestieri con ottima cucina nostrana.
L’ambiente era completato dalla sorella Nina, vera padrona della sala, che riusciva a far sentire a casa propria qualsiasi cliente, star di Hollywood o più sconosciuti avventori nostrani; e poi, defilato in qualche angolo più nascosto, “Zi Funzino”, altro figlio caro di Ravello, maestro-direttore della banda musicale di Ravello, Alfonso Camera zio acquisito di Salvatore, che con il suo sassofono allietava gli ospiti ma ancor più educava i figli di Salvatore all’arte della musica. Passare qualche ora “abbasci’o ristorant” serviva più allo spirito che al corpo.
Altri tempi sicuramente, ma anche altri uomini. Salvatore ha dato un grande e nobile contributo alla storia moderna di Ravello, egli è stato un precursore e un innovatore al tempo stesso, soprattutto ha saputo trasferire ai figli sentimenti e principi per rendere eterna la sua vita.
Oggi il ristorante, la famiglia e Ravello perdono un Professionista della ristorazione, ma ancor più perdono un concittadino modello, un pioniere che si è saputo fare da solo e che ha trovato nella storia e nelle radici del suo Paese tutta la forza per affermarsi.
Ma lo perdiamo solo fisicamente; perdiamo il suo sorriso dolce e mite che lo contraddistingueva e la sua presenza discreta, ma non perdiamo i suoi insegnamenti e il suo modello di vita. Di sicuro non li perderanno i figli che hanno già dimostrato di volere e sapere continuare nel solco tracciato dal padre, e Salvatore lo sa molto bene, perché fino agli ultimi suoi giorni ha voluto essere sempre presente nel suo ristorante per osservare defilato il lavoro dei suoi eredi; lo faceva in modo discreto e quasi indifferente, ma nei suoi oggi potevi leggere quel mix di orgoglio e di soddisfazione che si può permettere solo chi è stato un grande lavoratore e un grande padre.
Grazie Salvatore, grazie per tutto quello che hai dato alla nostra Ravello e anche a me personalmente, il tuo sorriso e il tuo abbraccio non me lo hai mai fatto mancare, mi hai sempre dato tutto e mai chiesto nulla; sei stato e resterai per sempre un figlio modello della nostra terra.
Caro Salvatore mi piace salutarti con il sonetto che tenevi esposto e che Achille Camera, tuo e mio cugino, ti scrisse nel 1983, dopo averti dipinto il Topolino della tua prima insegna; lo faccio perché sono sicuro che da oggi riprenderai a cucinare per i tuoi cari in paradiso, Santina tua moglie, zia Nina, i tuoi genitori, e i nostri cari Ravellesi defunti, riassaporeranno le tue prelibatezze, e non mancherà qualche capatina del Creatore che vorrà verificare la bontà della sua scelta. Crespolini a volontà per tutti.

SALVATORE (di Achille Camera)

Quanno ‘o munno Dio facette
tanta cose ‘nce mettette:
cielo, sole, terra e mare
‘nu spettaculo senza pare.
“Si, però – pensaje ‘o Criatore –
ccà ‘nce vo’ nu spettatore.”

E perciò l’ommo criaje
ca dicette:” Sì! bell’è assaje,
ma, parlanno cu crianza,
che ‘nce metto dint’ ‘a panza?”
“‘O ver’è” – pensaje ‘o Criatore
si nun magne, chisto more.”

“Ecco quà – pò rispunnette –
carne, grano (p’ ‘e spaghette),
frutta, pesce, ova e galline
e tant’ uva pe ffà’ ‘o vino.
Mo accussi – dice ‘o Criatore
magne e bbive a scialacore.”

L’ommo, allora, ajzanno ‘a voce,
“Ma ‘sta rrobba chi m’ ‘a coce?
‘nce vo’ ‘o cuoco sopraffino
che fa n’arte d’ ‘a cucina.”
” Ce pens’ jo”- lle fa ‘o Criatore
¬e facette a Salvatore

Sagra dell’uva Settembre 1983

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