Sorrento-Castellammare di Stabia, Mons. Francesco Alfano: “La logica del chicco di grano”

Riportiamo il commento di Mons. Francesco Alfano, vescovo dell’arcidiocesi Sorrento-Castellammare di Stabia, incentrato sul Vangelo di questa quinta domenica di Quaresima (Gv 12,20-33):

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà.
Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

Ecco la riflessione di Mons. Alfano: «La Quaresima è lunga e impegnativa. Potremmo lungo il cammino scoraggiarci proprio quando stiamo per arrivare alla meta. La sua conclusione, la Pasqua, è vicina. Potremmo cioè lasciarci prendere dalla tentazione di valutare il cammino in base ai risultati e di vedere che non ci sono grandi cambiamenti in noi, attorno a noi, nella comunità, nella chiesa tutta. Ancora di più quest’anno in questo clima così pesante e così preso dallo scoraggiamento globale per la pandemia che sembra non voler essere ancora sconfitta del tutto e quando pare che stiamo per arrivare a un traguardo ci sfugge di mano e c’è anche questo atteggiamento di natura non solo psicologica ma sociale che ci porterebbe a valutare negativamente gli sforzi che stiamo facendo. Tutto qui? No, perché la Quaresima non è riconducibile ai nostri sforzi, pur necessari, per un cambiamento morale interiore e relazionale. La Quaresima è molto di più. La Quaresima è l’incontro con Dio per mezzo di Gesù. La Quaresima è la possibilità che abbiamo di scoprire nella nostra vita la sua presenza nonostante i nostri limiti. Quanto è importante questo messaggio pasquale anche per il tempo che stiamo vivendo. La positività non viene da noi. Il dono non è frutto dei nostri meriti. La gioia di una vita nuova non ce la conquistiamo a forza di sacrifici, rinunce, penitenza. Il dono è gratuito, viene da Dio.

Ecco la quinta domenica di Quaresima che oramai ci prepara alla Settimana Santa con il segno che Gesù offre a coloro che vogliono incontrarlo. Offre il segno del chicco di grano, una logica capovolta. Erano andati da Gesù i discepoli Filippo e Andrea dirgli che c’era una richiesta da parte addirittura di greci, persone non appartenenti al popolo di Israele, una richiesta bellissima: “Vogliamo vedere Gesù”. E dunque il successo messianico sembra garantito, il Messia arriva non solo per il popolo di Israele ma per tutti i popoli. E Gesù dinanzi a questo apparente successo, in una logica puramente umana o mondana, come risponde? Offre il segno del chicco di grano: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo, se invece muore produce molto frutto”.

E’ proprio un’altra logica. Sì, è la gloria del figlio dell’uomo, così sarà glorificato, il successo ci sarà. Ma non è il successo che intendiamo noi, la valutazione umana concreta, materiale. E’ la realizzazione del progetto di Dio che parte dalla nostra storia, dalle realtà più piccole e si innalza fino alle vette altissime del suo amore infinito e misericordioso. Il segno del chicco di grano ci aiuta, il chicco di grano in sé è bello e significativo ha un suo valore ma non basta perché porti frutto, bisogna che caduto a terra muoia, se non muore rimane solo.

C’è una manifestazione apparente, esteriore, una valutazione dei fatti che si ferma in superficie e che ci lascia nella nostra solitudine. Non ne stiamo facendo esperienze in questi giorni drammatici? Quanta solitudine. Lì dove sembra che abbiamo ottenuto un risultato, che ci siamo mossi, che abbiamo fatto un passo avanti, rimaniamo soli con noi stessi. Il chicco di grano se invece una volta caduto a terra muore produce molto frutto. Non è una morte comminata, come un prezzo da pagare, come una condanna da parte dell’Altissimo. No. E’ una legge di vita nella quale si inserisce il disegno di Dio. Che cosa significherà per noi allora arrivare alla Pasqua accettando la logica del chicco di grano? A che cosa dobbiamo morire? Gesù lo dice esplicitando: l’amore per la vita e l’odio per la vita. Il linguaggio è antico, con la contrapposizione aramaica, ma molto chiaro. Chi ama la vita fermandosi a sé e tenendosela per sé non vive, non ottiene nulla, nessun frutto. Chi invece odia la vita, ovvero chi non mette se stesso al centro della sua vita ma è disposto a offrirla, a donarla, a condividerla con gli altri, la ritrova, la conserva e sarà piena vita eterna. Ecco il segno che Gesù ci offre nel chicco di grano e nella sua morte e risurrezione. E’ un segno in cui il dono gratuito e infinito, universale, passa attraverso la morte non cercata e nemmeno subita ma accettata ancora solo per amore. E il discepolo è come il maestro.

A questo dobbiamo allora tendere in questa ultima tappa del tempo quaresimale. Mettiamoci dietro a Gesù, discepoli che lo seguono. Impariamo da lui ad essere servi, lui che si è fatto nostro servo chiede a noi di essere discepoli che si fidano e lo seguono e si mettono lì dove è lui, al suo servizio nei fratelli, nelle sorelle, nelle situazioni più difficili che ci capitano ogni giorno senza scoraggiarci, sapendo che stiamo con lui. Servire Gesù è glorificare il Padre, è partecipare del suo amore infinito. Dunque tutto facile? Eh no, non è facile per noi, non lo è stato nemmeno per Gesù. Le sue parole ci rimandano all’agonia del Getsemani: “Ora l’anima mia è turbata”. Il turbamento di Gesù che lo porta a interrogarsi: “Che cosa devo chiedere al Padre? Di essere salvato da quest’ora, l’ora della Croce?”. No, sono giunto per quest’ora, sono stato mandato per passare attraverso la porta stretta. Ed allora la fiducia nel padre per lui e per noi, che si esprime nella preghiera e nell’adesione alla sua volontà: “Padre glorifica il tuo nome in questa vicenda oscura, la croce che è segno obbrobrioso di umiliazione e di fallimento sia la manifestazione piena del tuo amore attraverso il sì che Gesù pronuncia fino in fondo e che noi suoi discepoli siamo chiamati a pronunciare”.

Viviamo così questo tempo ultima tappa della Quaresima e questo tempo difficile, recuperando la dimensione della speranza fondata nella presenza del Padre. Risponde il Padre a Gesù: “L’ho glorificato e di nuovo lo glorificherò”. La gloria, l’amore, la presenza del Padre che agisce in Gesù non verrà meno. Non capiscono un tuono, un angelo, la gente non capisce. Non dobbiamo diventare come coloro che estranei a Gesù non riescono a capire, vedono la croce, vedono le manifestazioni pasquali – quest’anno di nuovo ridotte – vedono i segni esteriori ma non entrano. No, Gesù ci invita a guardare lui sulla croce: “Io quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me”. Ecco la forza della Croce, il segno del chicco di grano che si esprime nella croce di Cristo, il fallimento e l’insuccesso, la morte con una forza attrattiva unica. Tutti attratti a lui, tutti raccolti e riuniti nel suo amore. Così viene vinto e sconfitto il principe di questo mondo. Vogliamo sconfiggere il male e il coronavirus dell’individualismo e della fatica che stiamo vivendo che ci porta fino alla solitudine, alla diffidenza, allo scetticismo. Lasciamoci attrarre dalla croce di Cristo secondo la logica del chicco di grano, non abbiamo paura della sua morte che si fa vita, non abbiamo paura della morte che ogni giorno dobbiamo anche noi accettare nel rifiuto, nell’incomprensione, nella difficoltà a vivere insieme nell’unità, accettarla facendo di noi stessi un segno dell’amore di Dio, donandoci, diventando servi. Ecco l’ultima tappa del tempo quaresimale, il segno del chicco di grano ci accompagna perché possiamo diventare in Gesù e grazie a lui fermento di vita nuova in questo tempo che ha fame di verità e di amore».

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