Ravello, Monastero di Santa Chiara: no dal Comune per la chiusura. Sabato 6 marzo manifestazione dei cittadini

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Ravello. C’è apprensione nella Città della Musica per le sorti dello storico Monastero di Santa Chiara. La crisi di vocazioni presto potrebbe costringere le cinque suore rimaste a lasciare il Convento, che a quel punto chiuderebbe. Nella Città della Musica c’è grande preoccupazione per il fortissimo legame affettivo tra i cittadini e le monache, da sempre punto di riferimento spirituale.

Gli abitanti di Ravello si sono mobilitati: sabato 6 marzo alle 15,30, presso i giardini pubblici di via San Giovanni del Toro, si terrà un incontro tra i cittadini per manifestare la vicinanza alle sorelle Clarisse.

Anche il sindaco Salvatore Di Martino, come altri esponenti politici della Città della Musica, si sta adoperando per evitare la chiusura del Monastero di Santa Chiara: «Abbiamo firmato una delibera di giunta con la quale abbiamo fatto voti a tutti coloro i quali hanno interessi affinché il Monastero non chiuda. È qui da quasi otto secoli e faremo tutto il possibile per far si che continui ad essere parte della storia del nostro paese. Cercheremo di evitare che le suore che sono qui vadano ad integrare altri conventi con la speranza che avvenga il contrario. L’importanza storica del Monastero è innegabile».

Monastero di Santa Chiara: la storia

La storia di Ravello s’intreccia con quella del complesso monastico, fondato nel 1297, quando il vescovo Giovanni Allegri donò alle suore la vicina chiesetta di San Nicola a Ponticeto, con il riconoscimento dalla Santa Sede arrivato nel 1303 con bolla di Papa Benedetto XI. Si tratta senza ombra di dubbio di una delle più antiche fondazioni francescane femminili. Nel corso dei secoli tante sventure si sono abbattute sulla perla della Costiera Amalfitana ma le suore hanno sempre continuato a sostenere gli abitanti di Ravello, non solo con la vicinanza spirituale ma anche con grande impegno quotidiano.

Le Clarisse hanno affrontato le terribili carestie e pestilenze del XIV e XVII secolo, hanno resistito alle due guerre mondiali: tra febbraio e luglio del 1944 si recarono presso il Monastero di Santa Chiara il Re Vittorio Emanuele III e la Regina Elena, insieme al Principe Umberto, che risiedevano presso la Villa Episcopio di Ravello che sostennero la comunità monastica nelle attività educativa e lavorativa, con la ricostituzione dell’Asilo Infantile, ma presto la storia di questo complesso potrebbe dolorosamente terminare. Il Monastero custodisce inoltre tesori di grandissimo valore come una tela che ripropone la Madonna Assunta con San Francesco e Santa Chiara posta sull’altare maggiore, mentre nel catino della navata sinistra un affresco del 1297 mostra Cristo Benedicente, al di sotto del quale in una teca c’è una statua del Cristo morto. Opere di assoluto prestigio tanto che nel 2001 fu proposta, in collaborazione della Parrocchia del Duomo di Ravello, l’istituzione di una sezione distaccata del Museo del Duomo di Ravello. Il convento è arricchito da un grande giardino, non è aperto al pubblico in quanto le suore osservano ancora una stretta clausura.

L’Archivio monastico, per le sue caratteristiche di eccezionale pregio, è stato dichiarato nel 2014 dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo di interesse storico particolarmente importante ed è sottoposto alle disposizioni di tutela, diventando a tutti gli effetti parte del patrimonio nazionale. Le suore producono con le loro mani prodotti tipici del territorio, come ad esempio il limoncello, per garantirsi un sostegno economico ma purtroppo questo sembra non bastare. (La Città di Salerno)

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