Positano: l’intervista di Vito Pinto a don Gennaro Lo Schiavo, l’esorcista della Badia di Cava de’ Tirreni segui la diretta

Positano  ( Salerno ) .  Una bellissima intervista in punta di penna di un giornalista di spessore come Vito Pinto che ha un legame importante con la perla della Costiera amalfitana, oltre che con il Cilento, per aver affiancato il nostro compianto Luca Vespoli sul “Duca”, e Pinto ha fatto omaggio a Positanonews di questo suo pregevole scritto per cui lo ringraziamo. Una testimonianza storica straordinaria questa intervista .

Aveva 77 anni, don Gennaro Lo Schiavo, monaco benedettino dell’Abbazia della SS. Trinità di Cava de’ Tirreni. Aveva legato il suo nome alla costruzione della cittadella mariana nella sua parrocchia di S. Cesareo, una frazione di Cava de’ Tirreni a ridosso dello storico cenobio, una cittadella nella quale confluivano migliaia di fedeli agli appuntamenti mensili in commemorazione delle apparizioni della Vergine a Lourdes e a Fatima.

Originario di S. Marco di Castellabate, don Gennaro aveva trasformato la piccola chiesetta dedicata alla Madonna Avvocata in un centro di devozione mariana.

Conobbi don Gennaro nel 1986, quando stavo facendo delle ricerche sulle edicole votive in ceramica e mi imbatteinella icona posta sull’altare della chiesetta dell’Avvocatella, icona incontrata in una grande edicola votiva in ceramica a Marina di Vietri sul Mare: i due Santi accanto alla Madonna mi avevano dato non poco da pensare, non riuscendo ad individuare il loro nome. Don Gennaro seppe immediatamente darmi la giusta dritta per la lettura di quella immagine, facendo anche riferimento ad una stampa del 1700 di proprietà di don Peppino Imperato, parroco di Ravello.

Non tutti, però, sapevano che don Gennaro era investito della funzione di esorcista e che aveva avuto qualche esperienza con il demonio. Così nel luglio del 1990 lo incontrai per parlare di questa sua particolare prerogativa, dovendo fare un articolo per il quindicinale “Il Duca” di Positano, diretto dal compianto Luca Vespoli.

Ne venne fuori una intervista che, credo, oggi rappresenti un documento storico, anche se di attualità. Lo ripropongo nel ricordo di don Gennaro Lo Schiavo, benedettino, devoto mariano, esorcista alla storica Abbazia Benedettina della SS. Trinità di Cava de’ Tirreni.

La sua scomparsa, dovuta alla pandemia in atto, è avvenuta in pochissimi giorni, presso gli Ospedali Riuniti di Salerno. La Comunità monastica ha ottenuto il permesso di trasportare la salma all’Abbazia per la sepoltura nel cimitero benedettino, così come prevede la regola monastica.

L’esorcista della Badia

Da qualche anno nelle omelie e nelle prediche domenicali, nonché nei discorsi ufficiali del Papa si sente parlare con insistenza del diavolo e della sua presenza, anzi sembra che in alcune città il demonio sia… di moda, tanto è diffuso un certo suo culto.

Persino i giornali si interessano a quello che dovrebbe essere uno spirito, se pur ribelle, con forza e poteri certamente superiori all’uomo, anche se, in un’ottica cattolica, nulla può il demonio se non è permesso da Dio.

Non vogliamo, però, avventurarci in una disquisizione teologica, ma piuttosto porci una domanda: il diavolo esiste veramente?

Una domanda che abbiamo girato a don Gennaro Lo Schiavo, monaco benedettino, da 23 anni sacerdote. Di origini cilentane, è di S. Marco di Castellabate, don Gennaro da 10 anni è parroco di S. Cesareo di Cava de’ Tirreni, una parrocchia nel cui territorio vi è la ristrutturata chiesetta dell’Avvocatella posta nelle gole del Bonea e sorta, nei secoli scorsi, in difesa dei viandanti contro il demonio.

La domanda l’abbiamo posta a don Gennaro soprattutto perché lui – come dire – con il demonio ha parlato, lo ha esorcizzato.

«Del demonio – dice don Gennaro – avevo una conoscenza di studi e devo dire che quando ebbi con lui il primo contatto fui piuttosto turbato. Non che avessi paura, ma certamente in me – uomo oltre che sacerdote – vi fu un certo turbamento per un evento, tutto sommato, non certamente di ordinaria amministrazione».

– Come accadde?

«Fu una mattina di autunno di cinque anni fa. Qui alla Badia fu accompagnato un giovane per il quale i parenti chiedevano l’esorcismo. L’Abate mi chiamò e insieme andammo in chiesa per iniziare il rito o quantomeno cercare di capire se il giovane fosse veramente posseduto dal demonio».

– Il demonio c’era?

«Capimmo subito che il giovane aveva dentro qualcosa. Pur essendo di Cava, il giovane parlava in perfetto fiorentino, ma soprattutto si agitava, cacciava bava dalla bocca e si sentiva intorno a lui un acre puzzo di zolfo. Alcuni monaci rimasero terrorizzati e abbandonarono la chiesa».

– Come era diventato ossesso?

«Dissero che il giovane aveva mangiato una polvere bianca, forse di ossa di morto, che non si sa come né da chi gli era stata somministrata».

– Don Gennaro, ma non è possibile questo? Cos’è una fattura?

«C’è molta gente, anche di Chiesa, che non crede alle fatture, né al possesso fisico del demonio. Io ci credo e non solo per diretta esperienza. C’è gente che lavora con il demonio, che è votata al demonio e guadagna fior di quattrini con questo mestiere. D’altra parte mons. Balducci – certamente profondo conoscitore della materia – ne parla diffusamente in un suo libro sul possesso del demonio».

– Il demonio, insomma, esiste?

«Esiste e come! E’ una potenza del male. Ha una forza enorme. E tormenta la gente. Basti pensare che per quel povero giovane ci vollero 3/4 persone per mantenerlo, tanto si dimenava e tanto il diavolo lo tormentava. E poi le bestemmie che diceva! Mai sentite da un uomo. Ricordo che il diavolo mi disse “Tu non sai che odio ho verso Dio”. E poi durante le sedute il giovane aveva gli occhi di brace. Se non avessi avuto la stola e il crocifisso credo che anch’io mi sarei spaventato a morte. Un’altra volta il demonio mi disse: “La mia grande vittoria è che oggi la gente non crede in me e quindi faccio quello che voglio”».

– Don Gennaro, come andò a finire?

«Riuscii per volontà di Dio e secondo i riti della Chiesa, a scacciare il demonio. Quando andò via il giovane cacciò dalla bocca, insieme alla bava, una polvere bianca».

– Al di là del dovere sacerdotale, come uomo, è stata una esperienza bella o brutta?

«Certamente in me è restata qualcosa, ma soprattutto mi sono confermato nella credenza del demonio. Ma mi sono anche confermato nella fede e nella convinzione che bisogna vivere in grazia di Dio. Oggi c’è molta confusione, ma vi è una certezza che viene anche dai messaggi della Madonna: con la preghiera si sconfigge il demonio. Bisogna meritarselo un mondo migliore».

Don Gennaro ci guarda con gli occhi azzurri, ci saluta e si allontana, con passo sicuro, nel lungo corridoio dell’Abbazia Benedettina della SS., Trinità di Cava de’ Tirreni. Oltre la vetrata di fondo vige la regola dell’Ora et Labora.

In questo link Padre Gennaro mentre canta le lodi a Dio 

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