Positano come Capri, per il turismo puntare ad aree turistiche Covid free come in Grecia. Meno di 50 mila euro si vaccinano tutti

Positano come Capri, per il turismo puntare ad aree turistiche Covid free come in Grecia. Meno di 50 mila euro si vaccinano tutti i positanesi, una spesa irrisoria se si pensa ai risultati, questa cifra la ricaviamo dai dati che vengono trasmessi dalle informazioni ufficiali per eccesso, ma potrebbe bastare molto meno per acquistare le doti di vaccino necessarie. Una riflessione raccolta da molti esperti che considerando i tempi e la burocrazia potrebbe essere l’unica soluzione per salvare questa stagione turistica 2021. Ma i sindaci , e ancora di più gli operatori economici, dovrebbero muoversi di più. Nel campo del turismo a quanto pare c’è molta inerzia o ignavia. L’altro ieri la notizia che, dopo giuste richieste, i giornalist potranno farsi il vaccino come categoria esposta, ebbene questo è buono, ma dimostra anche la mancanza di un vero e proprio piano vaccinale in Italia e in Campania. Arriva una categoria, chiede a De Luca il vaccino e via. Non è così che dovrebbe essere, ci dovrebbe una strategia , che manca, siamo ancora agli anziani, in Costiera amalfitana allo sbando, stando alle testimonianze rese pubbliche a Maiori, Amalfi e Ravello sembra che funzioni, a Positano c’è un grande impegno diretto dell’amministrazione Guida e dello staff, che sta praticamente h24 con il COC a cercare di diminuire al minimo i disagi. Ma per il futuro? Come sarà questa stagione turistica? Ne abbiamo parlato ampiamente nelle pagine web della Penisola Sorrentina con interventi su Positanonews, si punta a fare vaccini a Sorrento e Penisola sorrentina per ripartire, l’ MSC di Aponte è disposto ad acquistarli, ma ci vorrebbero ingenti quantità e una popolazione abbastanza numerosa, noi di Positanonews abbiamo proposto già da due mesi di puntare ad una area turistica, penisola sorrentina e costiera amalfitana, da vaccinare per far partire il turismo, non perchè crediamo che il vaccino sia il toccasana, ma perchè così almeno si sblocca l’economia, ne abbiamo parlato anche col Ministro Garavaglia agli Stati Generali del Turismo, come abbiamo scritto ci va bene avere il vaccino come giornalista, ma riteniamo meglio e più razionale fare i vaccini , parallelamente alle categorie, in alcune aree da far ripartire, l’Amalfitana/Sorrentina è un area importantissima che poi sbloccata porterebbe economia anche al circondario delle province di Salerno e Napoli , vista la forza lavoro che queste località attraggono.  Perchè non provare a concentrarsi su isole o piccole aree, cominciando da Positano, poi Praiano, Amalfi, etc, oltre che, ovviamente , Capri? I costi? Per i benefici che ne derivano potrebbero sopportarli facilmente anche i privati, 20 mila o 30 mila euro, sicuramente al di sotto di 50 mila euro, sono sufficienti per vaccinare tutta la popolazione entro un mese, profittando di questo lockdown, ovviamente con una buona organizzazione e turni anche di notte come fanno in America. Utopia? Ma perchè se lo fanno in altre parti del mondo? Israele, ma anche Dubai, che poi attirano quel turismo di lusso che interessa al nostro territorio?

Colpisce in senso ovviamente positivo l’idea della Grecia di realizzare delle isole Covid free, anche per la sua facile traduzione in Italia. È infatti logico che il flusso di entrata delle persone sia molto più facile da controllare in una piccola isola che in una grande città. Le modalità di accesso, per esempio, a Roma sono di enorme quantità e varietà.

In un’isola invece i modi di sbarcare sono inevitabilmente contenuti. Quanto è stato fatto in Grecia si potrebbe replicare nelle piccole isole, penso per esempio alle Eolie, con vantaggi che non sarebbero riservati agli abitanti delle isole stesse ma si allargherebbero all’intera regione.

É facile immaginare come una Capri covid free rimetterebbe in moto un grande interesse turistico non solo per l’isola ma per tutta la Campania e così Positano.  Si potrebbe anche pensare più in grande e puntare su un obiettivo di rilevante valore strategico e simbolico. Al Sud abbiamo parlato della Costiera amalfitana e Penisola sorrentina, ma anche una città potrebbe essere utile. Se si riuscisse a far diventare protetta dall’epidemia una città come Venezia i vantaggi sarebbero enormi: gli operatori turistici di tutto il mondo saprebbero di poter assicurare un viaggio a Venezia con limitatissime possibilità di contagio.

L’Italia potrebbe tornare ad avvalersi della capacità di attrazione di una delle mete turistiche più importanti del mondo. Venezia, lo si dimentica spesso, è un’isola. Le possibilità di accesso sono molto poche e, per quanto laborioso, il controllo di tamponi a piazzale Roma, alla ferrovia, in aeroporto sarebbe certamente uno sforzo organizzativo enorme, ma non impossibile. Venezia inoltre non è solo una meta turistica ma anche un centro culturale di grande importanza. Renderla covid free vorrebbe dire mettere in salvo le varie manifestazioni della città. La Biennale, Palazzo Grassi, Il Guggenheim museum, le gallerie dell’Accademia e tante altre istituzioni culturali veneziane potrebbero tornare vitali.

Si potrebbe anzi prendere esempio da Venezia e dal progetto, ancora vitalissimo, del Conte Volpi di concentrare in una realtà relativamente piccola molte attività culturali.

Mi chiedo da molti anni perché non abbia mai attecchito un festival di spettacolo dal vivo di rilievo nelle isole napoletane. In luoghi, come Capri, che pure hanno avuto una intensa frequentazione di intellettuali e persone di spettacolo. Il teatro napoletano, tra i più vivi, potrebbe andare “in esilio“ a Capri, Ischia, nella Procida capitale della cultura.

Lo stesso discorso vale per Taormina: la rocca nella quale è situata è inespugnabile quasi più di un’isola. Se si rendesse la località covid free sarebbe possibile, anche se ovviamente non facile, proteggerla da nuovi visitatori, che dovrebbero naturalmente essere sottoposti a tampone, se non già vaccinati.

Nel teatro antico di Taormina potrebbero rifugiarsi “in esilio” le attività dei teatri musicali di Palermo e Catania, quelle degli stabili di prosa di entrambe le città. Gli spettacoli annullati, o rappresentati senza pubblico, si potrebbero riunire a Taormina, in attesa di essere riproposti nelle sedi tradizionali.

Contro quest’idea sorgono naturali almeno due obiezioni.

La prima è ovvia “perché a loro sì e a noi no?” può dire qualunque italiano che non abiti a Venezia, Capri o Taormina o Positano . La risposta, scrive Luca De Filippo sull’Huffington Post che noi di Positanonews condividiamo,  sta nel semplice buon senso della regola la politica, notoriamente “arte del possibile“. In attesa che l’intera nazione diventi covid free si deve pur iniziare da qualcosa.

La seconda è la difficoltà tecnica organizzativa. Certamente stiamo parlando di una realizzazione non semplice ma i patentini la renderebbero meno difficile, tanto da far immaginare a regioni come il Veneto e la Sicilia un’estensione addirittura all’intero loro perimetro del progetto che ho accennato.

Non va sottovalutato l’aspetto festivaliero che ho già accennato. Un incremento delle attività “in esilio” non renderebbe solo più attraenti le mete turistiche. Aiuterebbe anche a lenire la situazione assolutamente disastrosa dei lavoratori dello spettacolo.

Recenti statistiche hanno evidenziato che questa categoria è la più colpita in assoluto dai divieti della pandemia. A questa crisi si risponde “mettendo in sicurezza“ i teatri che possono incassare le sovvenzioni senza dover presentare un minimo di attività. Questo sta salvando i teatri ma sta ammazzando i teatranti. Se le istituzioni finanziate dallo Stato per fare teatro ricevono le sovvenzioni anche facendo pochissima attività è chiaro che faranno sempre meno spettacoli.

Se invece si creano delle isole dove lo spettacolo dal vivo è permesso, tutti ne avranno da guadagnare e nessuno da perdere. Poi, quando tutto sarà finito, ci ritroveremo finalmente una rete di festival paragonabile agli altri grandi paesi europei.

Ma quanto costa una dose di vaccino? I Paesi dell’Unione Europea pagheranno 12 euro a dose per il vaccino contro Covid-19 sviluppato da Pfizer/BioNTech e 18 dollari a dose per quello di Moderna.

Questi prezzi sono stati riportati dal giornale fiammingo ‘Het Laatste Nieuws’, che ha pubblicato lo screenshot di un tweet della sottosegretaria al Bilancio belga Eva de Bleeker che, però, avrebbe diffuso i prezzi sul web per errore. La sottosegretaria ha prontamente cancellato il tweet, ma dalla redazione del giornale Hln avevano già provveduto a salvare e screenshottare la comunicazione per poi pubblicarne il contenuto.

Per l’eurodeputato Peter Liese (Cdu Germania), responsabile per la Salute del gruppo Ppe, i prezzi riportati nel tweet pubblicato da Hln sono ‘realistici’. Secondo la tabella, il vaccino Oxford/AstraZeneca è il più economico (1,78 euro a dose). Per Curevac sono 10 euro a dose, per Sanofi/Gsk 7,56 euro a dose, per Janssen (Johnson & Johnson) 8,5 dollari a dose.

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