Nicola Provenza ricorda alla Camera il vice-allenatore della Cavese Antonio Vanacore, ucciso dal Covid

Il parlamentare Nicola Provenza, durante il suo intervento alla Camera, ricorda la scomparsa del vice-allenatore della Cavese Antonio Vanacore. Il tecnico in seconda della Cavese, squadra che milita in Lega Pro, è venuto a mancare martedì, a soli 45 anni, per l’aggravarsi delle sue condizioni in seguito al contagio da Sars-CoV2. “Anche il mondo del calcio viene toccato dalla tragedia della prima vittima del Covid, con la scomparsa di un giovane allenatore, Antonio Vanacore. Dopo una carriera da calciatore professionista, nella quale le nostre strade si sono incrociate, Antonio ha voluto intraprendere l’attività di allenatore spinto dalla sua passione, determinazione e tenacia – ha detto il parlamentare, caratteristiche queste che si accompagnavano sempre al sorriso e alla giovialità che poneva al servizio del ruolo che svolgeva: quello dell’allenatore in seconda. Una figura spesso lontana dai riflettori, ma essenziale nelle dinamiche di gruppo e di spogliatoio, che nello sport rappresentano un valore essenziale per la crescita collettiva di una squadra. Soprattutto nella dimensione della Lega Pro dove Antonio, anche in questa occasione, aveva dimostrato di non volersi arrendere, di non voler rinunciare alla propria passione e a ciò che il calcio rappresenta nelle tante comunità di provincia che animano quel mondo”.

Una realtà, quella vissuta dal vice-allenatore della Cavese, che Provenza – come riporta TV Medica – ha voluto raccontare ieri alla Camera, spiegando così le dinamiche di un calcio lontano dai riflettori delle serie maggiori. “E’ molto diverso dal calcio spettacolo, che purtroppo ora è soltanto televisivo e che lo scorso anno è ripartito tra tante resistenze e legittime esigenze, ma anche con protocolli e garanzie certamente più attuabili in un contesto di quel tipo – ha affermato Provenza -. Il mondo della Lega Pro di calcio, invece, continua a vivere una fase delicatissima, che peraltro affonda le sue radici in tempi lontani. Protocolli a volte discutibili, una gestione non sempre puntuale, la sensazione di non essere tutelati ed essere considerati figli di un dio minore. Verrà il tempo anche delle valutazioni su queste problematiche e sui riflessi sociali delle stesse. Ora è il tempo del dolore di questa perdita e soprattutto di porgere un saluto ad un giovane allenatore, ad uno sportivo autentico che, pagando un prezzo altissimo nel pieno di una pagina drammatica per il nostro Paese, ci ricorda i valori della passione più vera legata allo sport ed in particolare al calcio”.

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