Massa Lubrense: omicidio del piccolo Giuseppe. La mamma resta in cella

Massa Lubrense. Nessuna scarcerazione per Valentina Casa. La madre del piccolo Giuseppe, ucciso a bastonate dall’ex compagno della donna Tony Essobti Badre a Cardito, resta dietro le sbarre. Come apprendiamo da Metropolis, la terza sezione della Corte di Assise di Napoli ha rigettato l’istanza di sostituzione della misura cautelare presentata dai legali della trentatreenne di Massa Lubrense. Il piccolo, di appena sette anni, fu massacrato dalla furia dell’ex fidanzato della ragazza che, il 27 gennaio 2019, nella loro casa di Cardito, perse la testa e si scagliò sul piccolo, che perse la vita per le gravi ferite riportate dai colpi di bastone che gli erano stati inferti dall’assassino.

Si tratta di un delitto per il quale sia Casa sia Badre sono stati condannati, sempre dalla terza Corte di Assise di Napoli, lo scorso novembre: Valentina Casa ha incassato una pena di sei anni di reclusione mentre per Badre è arrivato l’ergastolo. I magistrati, appena qualche settimana fa, avevano depositato le motivazioni della sentenza di primo grado. Parole durissime quelle riservate ai due imputati tanto da definire il delitto di Cardito uno «spettacolo dell’orrore» frutto «del carattere irascibile e instabile di Tony che incontra la personalità servile, indefinibile, a tratti assente di Valentina». Secondo la ricostruzione degli investigatori, l’assassino perse la testa e assalì i bambini perché disturbavano il suo sonno. «Uno spettacolo dell’orrore, dove ogni esibizione di violenza veniva pensata con lucidità ed era già troppe volte era stata provata» evidenziano i magistrati. Il povero Giuseppe «non riusciva a camminare, respirava a fatica e non era in grado neppure di tenere la testa dritta».

«Nella famiglia Essobti-Casa – scrivono proprio i giudici nelle motivazioni – non v’era traccia di affetto, di cura di attenzione per i bambini». I giudici napoletani non si sono limitati nell’esaminare l’intero contesto in cui è maturato l’omicidio. Basti pensare che vengono evidenziate anomalie pure nel comportamento delle insegnanti dei bambini, che più volte se li sono trovati «pestati». Come quando Noemi, sorellina del povero Giuseppe, andò a scuola con la testa «Non essendo la prima volta – spiegano i giudici nelle motivazioni – scrissero una lettera alla preside che non diede alcun seguito alla segnalazione, iscrivendosi nel lungo elenco di coloro che hanno negletto la cura di queste creature indifese». La mamma di Giuseppe è definita una donna che «si sottrae al suo ruolo di madre: è ben conscia delle violenze di Tony nei confronti dei suoi bambini (che hanno 3, 7 e 8 anni) e talvolta anche nei suoi confronti, ma è una madre assente, che lascia i suoi piccoli in condizioni igieniche precarie».

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