Manca la terapia sub intensiva Covid: anziano muore all’ospedale di Sorrento

Pompei-Sorrento. Manca la terapia sub intensiva Covid, muore all’ospedale di Sorrento.

Salvatore Orazzo, 82 anni, di Pompei, era ricoverato per Covid dal 23 febbraio al Santa Maria della Misericordia di Sorrento. Non era la struttura giusta, non perché mancassero professionalità adeguate, ma perché lui aveva bisogno di assistenza in terapia sub intensiva, che a Sorrento non c’è. «Abbiamo fatto la richiesta. Non ci sono posti». Per dieci lunghi ed interminabili giorni i familiari si sono sentiti dire queste parole agghiaccianti. Fino a ieri notte, quando il cuore di Salvatore si è arreso. Lo apprendiamo dal Mattino.

Ai familiari oltre al dolore resta la rabbia, e un inevitabile anche se ingiustificato senso di colpa, per non aver potuto aiutare il loro caro. Per aver dovuto assistere inermi alla lenta condanna a morte del loro marito, padre, suocero e nonno. I medici di Sorrento ci hanno provato ogni giorno a trovare posto in strutture adatte, ma a loro volta i parenti di Salvatore hanno bussato in forma personale a molti ospedali Covid di Napoli e provincia. Tutte porte chiuse. Si erano detti disposti anche a prendere in affitto una ambulanza attrezzata, con un medico a bordo, e fare chilometri e mettersi in attesa nel parcheggio di un ospedale con un reparto di sub intensiva. Ma a questa fiammella di speranza, a cui i figli si erano affidati, è stata spenta dai medici: troppi rischi, nessuna certezza.

Ora alla moglie, al figlio, alla figlia e ai nipoti non resta che un dubbio: poteva salvarsi il loro caro se fosse stato trasferito in un ospedale attrezzato per le cure del caso? Domanda alla quale non ci sarà risposta. I familiari dell’uomo avrebbero voluto presentare una denuncia alle forze dell’ordine per malasanità. Ma per i morti di Covid-19 la normativa del ministero della Salute non autorizza l’autopsia, quindi hanno valutato che sarebbe stato tempo perso. Intanto a Sorrento altri sei pazienti necessitano di trasferimento. E come Salvatore, per la stessa drammatica mancanza di posti in sub intensiva qualche giorno fa era deceduto un suo coetaneo e amico di Santa Maria La Carità. L’ultima telefonata di Salvatore alla figlia, pochi giorni fa. Impaurito, non riusciva a parlare per la bocca resa secca dall’ossigeno. Chiedeva di tornare a casa e perché nessuno lo andava a trovare. I figli, che per tutto il tempo sono rimasti in auto nel parcheggio dell’ospedale per sentirsi piu vicini a lui, gli hanno scritto una lettera che hanno consegnato ai sanitari. Una lettera nella quale c’era tutto il loro amore per un padre affettuoso e giusto, costretto a vivere i suoi ultimi giorni privandosi del loro affetto, per poi morire da solo.

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