Sorrento. I lavori al Corso Italia e la Necropoli di Sottomonte

Dunque,in attesa di ulteriori indagini in loco , l’unica affermazione possibile sull’area cimiteriale romana di Sottomonte è che si ha a che fare con un tratto di necropoli relativo a vernae, servi e liberti imperiali della dinastia giulio-claudia, senza che si possa entrare troppo nei dettagli quanto alle tipologie funerarie.

Generico febbraio 2021

Cosi conclude il suo saggio Cocozza, C. (2017). Il modello del mausoleo a colombario nella romana Surrentum: status quaestionis e nuove acquisizioni.  Pubblicato in Oebalus. Studi sulla Campania nell’Antichità 12: 143-193. diretto da Felice Senatore.

Nella località Sottomonte di Sorrento, nei dintorni della Chiesa di San Pietro a Mele, in occasione della sua ricostruzione, furono trovate le columelle , ora in deposito nel Museo Correale , testimonianza di una vasta necropoli di epoca romana. In questi giorni e per i prossimi mesi, si scaverà per riqualificare il tratto di Corso Italia tra via Arigliola e Via Catignano, o anche , come dice la delibera Vico 1° Rota. Giriamo quindi all’archeologa Dott.ssa Teresa Laudonia che presiede lo scavo, l’affermazione di Cocozza ….. in attesa di ulteriori indagini… Ora è il momento di dare risposta e definire la grandezza della necropoli e soprattutto riportare alla luce eventuali altri importanti reperti.

Pubblichiamo parte del saggio di Cocozza relativo alla Necropoli di Sottomonte  e la storia della Chiesa di San Pietro a Mele:

Cocozza, C. (2017). Il modello del mausoleo a colombario nella romana Surrentum: status quaestionis e nuove acquisizioni. Oebalus. Studi sulla Campania nell’Antichità 12: 143-193.

La località Sottomonte, ad est della città di Sorrento, ha sempre rappresentato un punto di passaggio obbligato nell’ambito di un percorso via terra che attraversasse longitudinalmente l’intera Penisola Sorrentina. Tale itinerario, esistente almeno dal IV secolo a.C.,ma probabilmente basato su tracciati più antichi, non è altro che la famosa via Minervia, la quale collegava la piana nocerino-sarnese con il promontorio di Punta Campanella. A non voler considerare le palesi motivazioni geomorfologiche, dovute alla presenza del massiccio rilievo calcareo che divide la conca tufacea esistente da Punta Scutolo alla Punta del Capo di Sorrento (fig. 5), il ritrovamento di vari elementi dal carattere funerario databili a partire dal VII secolo a.C. sembra fugare ogni dubbio quanto al passaggio della strada antica. In  particolare, tombe arcaiche furono ritrovate e distrutte tra il 1929 e il 1930.Tuttavia, fortunatamente Mingazzini riuscì a recuperare alcuni dati, e i corredi, seppur dissociati, confluirono in gran numero nella collezione Fluss. Vi furono rinvenute una ventina di tombe «tutte ad inumazione e precisamente a casse di tufo nero, col fondo ed il coperchio ad unico lastrone», con orientamento nord-sud(cranio a nord), eccezione fatta per due tombe dall’orientamento est-ovest. La datazione assoluta del complesso sembrerebbe andare dalla fine del VII alla fine del VI secolo a.C. Un altro tratto di necropoli è invece relativo a tutta la fascia pedemontana che dall’attuale hotel ‘La Pace’ arriva fino al cavalcavia della Circumvesuviana sul Corso Italia. Altre aree funerarie sono state rinvenute (ma risultano poco documentate a causa della speculazione edilizia imperante negli ultimi 40-50 anni) più a sud, tra borgo Maiano e via Tordara, databili tra la fine del VI secolo a.C. e i primi decenni del III sec. a.C. Anche relativamente all’epoca romana, la località sembra essere ricca di ritrova-menti pertinenti l’ambito funerario, perlo più cippi del tipo a columella. Molto interessante e importante è il fatto chela quasi totalità delle epigrafi funerarie provenienti da Sottomonte sono relative a servi, vernae e liberti della dinastia giulio-claudia. Nella letteratura archeologica, l’elemento topografico che viene spesso citato in relazione alla località di Sottomonte è la cappella di S. Pietro in Vincoli (fig. 6)

– conosciuta anche come S. Pietro in Mele – alla quale paiono fare riferimento i ritrovamenti archeologici di epoca romana. La cappella sembra avere un’origine molto antica; non esistono, tuttavia, documenti che ne possano attestare l’antichità, in quanto, durante il celebre saccheggio di Sorrento del 13 giugno 1558 ad opera di pirati saraceni, l’archivio della curia sorrentina fu quasi completamente distrutto. Eppure, una leggenda popolare, riportata anche dal Capasso ma non ritenuta veritiera, legherebbe il nome di questo luogo di culto all’apostolo Pietro. Secondo questa tradizione, S. Pietro, arrivato a Pozzuoli dove avrebbe poi dovuto percorrere la via Domitiana  per giungere a Roma, si sarebbe permesso una deviazione, prima a Napoli e poi a Sorrento. Qui avrebbe fatto edificare una chiesa su un’area sepolcrale pagana del suburbio. L’unico elemento sicuramente dimostrabile di questa tradizione è la presenza di un’area cimiteriale pagana nell’area della cappella, ma, trovandosi nel suburbio, ciò non appare così strano. Venendo a tempi più recenti, esistono due date nella storia di questa cappella che la collegano a ritrovamenti funerari di epoca romana: il 1843 ed il 1912.

Nel XIX secolo, la «cappella era a due navate, sotto una delle quali passava la via pubblica, sufficiente appena al transito di una sola carrozza. Quando nel  1843 si rese necessario l’ampliamento della via, la cappella, così ricca di ricordi, fu completamente demolita, mediante l’uso delle mine». In tale occasione, pare furono ritrovati «molti cadaveri, i quali crediamo di cristiani antichi [ sic! ] sapendo noi aver essi in costume di farsi seppellire presso le chiese venerande e rinomate». Per quanto assai più che plausibile (ma comunque non accertata) la presenza di inumati relativi alla fase più antica della cappella, ciò che interessa è invece il ritrovamento, in suddetta circostanza, di alcune stele funerarie romane, di cui una parte presumibilmente confluita nella collezione De Luca, ormai dispersa. La chiesetta fu subito dopo ricostruita, seppure con dimensioni molto più limitate e con una forma ottagonale (fig. 7), «alquanto più indietro». Non è chiaro dove fosse la cappella originale, e dunque il punto esatto dei rinvenimenti; tuttavia lo spostamento è presumibilmente dovuto solo all’allargamento della strada. Quindi, l’«alquanto più indietro» utilizzato da padre Monaco (che rinvia però a padre Bonaventura), andrebbe semplicemente inteso come poco più a sud, ovverossia sullo spiazzale dove ancora oggi sorge la chiesetta, sebbene ancora una volta rimaneggiata. Agli inizi del secolo scorso, la cappella conosce un nuovo cambiamento strutturale. Essendo la popolazione della borgata di Sottomonte cresciuta non indifferentemente, e resasi la chiesetta troppo piccola per officiare i riti, nel 1912 cominciarono i lavori di ampliamento sotto la direzione dell’ingegnere Luigi Amalfi. Nel corso dei lavori, «scavandosi un tratto di giardino […] furono rinvenuti a circa due metri di profondità ed ancora infissi verticalmente nel terreno i cippi e la tabella qui elencati. I resti umani e le tombe cui i cippi erano sovrapposti ,non furono rinvenuti, sia che fossero stati asportati, sia – come è più probabile – che l’esplorazione non si spingesse fino al livello dovuto». Monaco, nel 1945,fornisce dettagli ulteriori: «durante i lavori di sterro si ebbe la gradita sorpresa di rinvenire una gran quantità di stele marmoree con epigrafi funerarie pagane, una olla cineraria ripiena, una piccola moneta, ora smarrita, ed un altro oggetto, conservati attualmente al Museo Correale di Sorrento, per acquisto e per dono delCav. Silvio Salvatore Gargiulo. Si ebbe così la più evidente conferma del sepolcreto pagano». Le iscrizioni cui fanno riferimento e Mingazzini e Monaco furono presentate a lmondo accademico nel 1914 da Luigi Correra, il quale si limitò ad aggiungere solo poche riflessioni sulla massiccia presenza in loco ttestata da tali documenti, di schiavi e liberti della casa imperiale. Nove anni dopo, Orazio Marucchi pubblica il testo di una conferenza da lui tenuta l’anno prima a Sorrento, nella quale presenta alcune delle epigrafi rinvenute a Sottomonte nel 1912. Nel 1928, Mingazzini, considerando insoddisfacenti le pubblicazioni di Correra e di Marucchi, decide di scrivere un contributo più approfondito su queste iscrizioni. Infine, arrivando a tempi recenti, uno studio esaustivo di questi testi, sia dal punto epigrafico che  prosopografico, si deve a Marici Magalhaes. È molto importante notare che, in tutti i contributi sopraccitati – eccezione fatta per quello della Magalhaes – non si usa mai il termine ‘colombario’ per indicare il contesto di rinvenimento di queste epigrafi, né si fa mai riferimento ad una qualsi-voglia struttura o a resti architettonici, sia in relazione alle scoperte del 1843, che a quelle del 1912. Non a caso, anche Russo nel 1997 usa, per indicare il luogo di rinvenimento di queste iscrizioni, il cauto e generico termine ‘necropoli’. Ora, l’unico studioso che ricorda la presenza di un mausoleo a colombario nell’area cimiteriale di Sottomonte è Mingazzini, nel volume della  Forma Italiae  relativo alla Penisola Sorrentina (1946). Ma, il medesimo Mingazzini, nel contributo del  1928 non fa alcun accenno ad un contesto simile. Come spiegare tale discordanza .Tenendo conto dell’interessante osservazione della Magalhaes, relativa alla possibile presenza nella zona – data dal rinvenimento di tali iscrizioni e dalle  precedenti, ben accolte teorie sull’esistenza di una villa imperiale nelle vicinanze- di un collegio funeratizio pertinente alla  familia giulio-claudia, è ipotizzabile che Mingazzini abbia impiegato il termine ‘colombario’ semplicemente con l’intenzione di sottolineare la presenza di ciò che probabilmente era un tratto di necropoli appartenente ad un collegio ben definito. A proposito delle iscrizioni, è d’uopo a questo punto, una riflessione sulla forma del supporto scrittorio. Di tutte le epigrafi ritrovate, la maggior parte sono del tipodei cippi antropomorfi (columelle, in altre parole), i quali erano solitamente infissi nel terreno, in recinti funerari oppure pertinenti a tombe a sé stanti, non troppo dissimilmente dalle lapidi dei moderni cimiteri. A volte, come nel caso del monumento dei  Flavii  a Pompei, essi sono di dimensioni più ridotte, anepigrafi e inseriti in nicchie all’interno del mausoleo. Tuttavia, si tenderebbe ad escludere questo uso delle columelle per l’area di Sottomonte: sia perché si trattava di un costume distintivo delle classi dirigenti che possedevano un monumento familiare, sia perché nessuna delle lapidi ritrovate sembra corrispondere a quelle del monumento pompeiano. Tutt’al più, qualora si volesse speculare sulla possibile presenza di un colombario, sarebbe da valorizzare la presenza di alcune lastre funerarie di piccole dimensioni – più o meno simili alle tabulae ( ansatae  o meno) – nella misura in cuiqueste si adatterebbero a tale contesto funerario .Tra le iscrizioni scoperte nel 1912 una sola è incisa su una lastra che potrebbe assimilarsi ad una tabula usata in un colombario. Tuttavia, la sua unicità è alquanto sospetta. Molto più interessante è invece, da questo punto di vista, il dossier   epigrafico rinvenuto nel 1843. Tra le epigrafi note si è a conoscenza di quattro, il cui supporto potrebbe essere costituito da una lastra. Due di questi documenti sono relativi a sepolture realizzate da parte di terzi. Gli altri due,invece, presentano la formula ricorrente nell’epigrafia funeraria, sibi et suis, che starebbe ad indicare la condivisione del sepolcro o del recinto di riferimento. In conclusione, i dati di cui si dispone per pronunciarsi circa la presenza o meno di un mausoleo a colombario in località Sottomonte, sono decisamente esigui. Naturalmente, non è da escludersi la presenza di un tale monumento (come di altri modelli funerari), tuttavia il record   archeologico al momento è negativo. Dunque,in attesa di ulteriori indagini in loco , l’unica affermazione possibile sull’area cimiteriale romana di Sottomonte è che si ha a che fare con un tratto di necropoli relativo a vernae, servi e liberti imperiali della dinastia giulio-claudia, senza che si possa entrare troppo nei dettagli quanto alle tipologie funerarie.

 

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