Salerno, Crescent: a processo la compagna di De Luca

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Salerno. Dodici tecnici a processo e la prima condanna in abbreviato per la variante che ha consentito la deviazione del torrente Fusandola, realizzata per poter costruire il Crescent. La decisione è arrivata nel pomeriggio di ieri con dispositivo del gup del tribunale di Salerno. Tra gli imputati, anche l’architetto Maria Maddalena Cantisani, dirigente del settore Trasformazioni urbanistiche, e compagna del governatore della Campania Vincenzo De Luca.

A suo carico la procura ha contestato una sola ipotesi di falso in atto pubblico. Con lei a giudizio anche Luca Caselli, dirigente comunale; Lorenzo Criscuolo, ex funzionario comunale; Salvatore De Vita, Antonio Ragusa dell’ufficio tecnico comunale, e i colleghi Ciro Di Lascio e Vania Marasco, dell’ufficio impianti elettrici di Palazzo di Città, Luigi Pinto, Marta Santoro, Paolo Baia, Antonio Ilario e Massimo Natale. Benedetto Troisi, anche lui tecnico del Comune, ha invece scelto l’abbreviato ed è stato condannato ad un anno ed otto mesi pena sospesa. I rinvii a giudizio riguardano due diversi segmenti della stessa inchiesta che, lo scorso dicembre, dopo il rigetto dell’archiviazione di una delle due tranche, sono stati riunificati. I reati sono, a vario titolo, di abuso d’ufficio ed abusivismo edilizio per aver «deviato» il corso del torrente che scorre proprio sotto la mezzaluna firmata Bofill per il prinmo ramo dell’inchiesta mentre, nell’altro, le contestazioni riguardano gli abusi paesaggistici.

Un nuovo processo, dunque, investe la realizzazione del Crescent per il quale, dopo le assoluzioni di primo grado, la procura di Salerno ha presentato appello ottenendo la rinnovazione del dibattimento. E, ironia della sorte, il dispositivo di ieri è arrivato pochi minuti dopo che si era conclusa la lunga udienza in Corte d’Appello.

Determinante è stata la perizia del tecnico della procura, l’ingegnere Rago, per il quale il torrente è a «serio rischio di esondazione» soprattutto nella parte che è stata scatolata, quella verso monte. All’attenzione dei magistrati sono finiti anche i titoli autorizzativi e la regolarità del progetto esecutivo redatto per lo spostamento del torrente, condizione senza la quale non si sarebbe potuto realizzare nè il Crescent e neanche piazza della Libertà. Secondo Rago sarebbero state concesse autorizzazioni sulla base di un progetto esecutivo che sarebbe ben diverso da quello definitivo: il tracciato del torrente, indicato nel progetto esecutivo, a suo avviso si differenzia da quello approvato col progetto definitivo per il diverso andamento planimetrico dei tratti terminali del Fusandola. «Vi e dunque – scrive Rago – una sostanziale differenza tra le previsioni progettuali dei due tracciati». Quindi «il parere favorevole con prescrizioni relativo alla deviazione del torrente Fusandola espresso dalla l’Autorità di Bacino Destra Sele è stato reso rispetto ad una ipotetica versione, mai approvata, del progetto definitivo». Anche l’Agenzia del Demanio, secondo il tecnico, sarebbe stata indotta nello stesso errore. Mancherebbe anche l’autorizzazione idraulica che doveva essere data dal Genio civile. Autorizzazione che non poteva in ogni caso essere rilasciata in quanto la prevista (e poi realizzata) deviazione rientra tra le attività vietate in modo assoluto sulle acque pubbliche.

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