Piano di Sorrento, l’albero di Quaresima del Borgo di San Liborio

Piano di Sorrento. Riportiamo il post di Luigi Iaccarino, ex sindaco carottese e da sempre amante e sostenitore delle tradizioni antiche legate al territorio, come ad esempio quella della “Quaresema, teseca, teseca…” legata al periodo quaresimale.

Ve lo ricordate l’albero di Natale del nostro Borgo e l’allegria che ha donato alla nostra gente nel periodo natalizio grazie anche ai colorati ninnoli che i bambini vollero appendere ai suoi rami ? Ebbene anche per questo periodo, nonostante sia stato spogliato dei suoi colori e delle sue luci, sembra volerci donare un momento di riflessione e una ventata di compagnia. Esso è la, fermo al suolo, con il tronco adeso a quelle pietre nelle quali sembra volere affondare radici che non ha mai avuto perché esso era la sommità di un albero; sembra non volerci lasciare quasi come se si fosse attaccato a noi. come se avesse capito l’importanza della sua visione in questi giorni di strana solitudine ed allora, quasi come per invitarci a non metterlo via, ha fatto di tutto per non perdere nessuno dei suoi aghi verdi. Un peccato tagliarlo a pezzi e abbandonarlo al macero perché ancora bello e robusto, ma quell’angolo maestosamente occupato dai suoi rami e dalla sua presenza in questo periodo di preparazione alla venuta della Pasqua deve essere occupato dal nostro fantoccio della “Quarasema, teseca,teseca…” che già da anni posizioniamo con le sue 7 penne. Questo pupazzo particolare ci ricorda il trascorrere del tempo e l’esigenza di fare spazio dentro di noi per una riflessione più intensa e, perché no, per un cambio di rotta e di vita. Un compromesso quindi va subito pensato perché mettere via così quella cima d’albero ancora nella sua forma smagliante sembra un peccato, ma l’esigenza di spazio va ugualmente contemperata…ed allora rincorrendo pensieri e sensazioni, storie antiche ed esigenze nuove, segni del tempo e significati reconditi, balena l’idea di posizionare proprio sulla cima di questo nostro albero il fantoccio della vecchia “Quaraesema”, facendo si che con il movimento del suo nero vestito vada ad accarezzare i rami ad essa sottoposti senza rovinare l’armonia della forma conica che ha fatto brillare i nostri occhi nel periodo di Natale.

Ed allora, dopo qualche cambiamento apportato al fantoccio, eccolo qua il nostro “Albero di Quaresima” che, pur non essendo gioioso e luccicante come quello di Natale, ci porta ugualmente al pensiero di questo periodo di “attesa”, di penitenza e di tradizionale sobrietà. La vecchia “Quaraesema” ci guarda dalla cima dell’albero avvolta nel suo scialle nero, accigliata ed intenta a continuare il suo lavoro al fuso, che stringe tra le mani quale segno di laboriosità ed invito all’impegno. La sua veste nera, come abbiamo già detto, scende lunga ed austera, poggiandosi sui rami dell’albero e fa intravedere la grossa “patata” alla quale sono conficcate, come detta la tradizione dei nostri avi, le sette penne, che indicano le sette domeniche che ci dividono poi dalla Pasqua. Il fantoccio della “Quaraesema” detta anche “pupa quarantana” rappresenta la moglie di Carnevale, ormai vedova per la morte del marito, e proprio per questo vestita di nero. Le sette penne, come ricordato, rappresentano le sette domeniche di Quaresima che ci portano alla Pasqua e per ognuna di queste domeniche ne viene staccata una, come si volesse sfogliare il calendario del ricordo che è anche utile monito per dare significato e valore al tempo che passa: “Ricordati uomo che devi morire” così come un tempo veniva ammonito nel giorno delle imposizioni delle ceneri. La tradizione locale del borgo ci indicava che delle 7 penne 6 dovevano essere bianche ed una nera, che rappresentava poi la settimana di passione, ma a seguito di un confronto oggettivo con quelle persona sagge, che di queste tradizioni sono esperti e validi conoscitori, quest’anno abbiamo cambiato, inserendo nella “patata”, legata ai piedi del fantoccio, 6 penne nere che indicano le 6 domeniche di penitenza quaresimale ed una bianca che vuole rappresentare la domenica delle Palme.

Tutto è pronto ed è particolarmente suggestivo, pur se strano, vedere questo albero ancora interprete del nostro tempo, in una vesta ad esso un poco insolita, ma quasi come se volesse significare una continuità della nostra vita pur se cambia con il trascorrere delle stagioni ed il verificarsi degli eventi.

Ogni domenica ci ritroveremo all’ombra di questo insolito albero per staccare la penna nera di turno, ogni domenica saremo con un amico o un’amica che per questa tradizione, riscoperta da qualche anno dal nostro gruppo teatrale “ ‘ A CHIORM’ “, ha un significato particolare e prezioso.

Il nostro albero non è stato eliminato…e chissà se domani potrà anche arricchirsi e coprirsi della gioia dei toni acquerellati che ci porta la Pasqua…

… e tutto per far continuare ancora questa bella FAVOLA

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