Pegaso, il tribunale del Riesame boccia l’inchiesta. Lo sfogo di Fimmanò “Perquisito in pigiama e a piedi scalzi”

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Pegaso, il tribunale del Riesame boccia l’inchiesta. Lo sfogo di Fimmanò “Perquisito in pigiama e a piedi scalzi” . Come abbiamo detto il Tribunale del Riesame ha bocciato il sequestro ordinato ai danni di Pegaso

Il MattinoFrancesco Fimmanò

Nel testo Fimmanò ha ricostruito l’intera vicenda. «Sono stato svegliato – scrive ai tre presidenti – da due finanzieri che prendevano il mio cellulare sul comodino affermando che era sequestrato. A piedi scalzi li ho subito seguiti al primo piano dove trovavo 13 persone ed il dottor Woodcock mi notificava gli atti». Le accuse alla Pegaso erano fondamentalmente di corruzione a proposito della complessa procedura amministrativa conseguita in pochi mesi: prima la trasformazione della Pegaso da Fondazione in società di capitali, poi un parere non negativo del Consiglio di Stato. E proprio i rapporti intercorsi in vari convegni scientifici da Fimmanò sono diventati – per l’accusa – un’onta anziché una dimostrazione dell’alto valore professionale dell’avvocato napoletano.

Nel fascicolo di accusa – ricorda Fimmanò nella sua lunga lettera indirizzata a De Carolis, Garzo e Tafuri – ci sono finiti i rapporti intrattenuti da due Consiglieri di Stato con l’Università Pegaso. I due Consiglieri – Claudio Zucchelli e Paolo Carpentieri – erano stati invitati ad un convegno dallo stesso Fimmanò che per Pegaso era il direttore scientifico. Consiglieri – ha precisato anche al Mattino, Fimmanò, mai realmente conosciuti. «Un invito – ha spiegato l’avvocato – inoltrato a decine di potenziali relatori, un anno e mezzo prima dell’adunanza del Consiglio di Stato» che doveva esprimere un parere anche sulla Pegaso. Di qui lo sfogo dell’avvocato: «Io sono membro di decine di comitati scientifici, convegni, corsi di alta formazione». Eppure, semplici rapporti formativi, sono diventati causa per un procedimento giudiziario. Rivolgendosi poi alla presidente Garzo e a De Carolis, Fimmanò ricorda i tanti convegni a cui hanno partecipato insieme e tutte le iniziative culturali poste in essere in tanti anni con tanti magistrati in tutta Italia. «Se a tutto ciò – spiega Fimmanò – potesse attribuirsi una qualche valenza indiziaria sarei potenzialmente passibile di ipotesi di migliaia di corruzioni, per questo rendo noto che ho rimesso il mio mandato di direttore scientifico Pegaso e della scuola di specializzazione». Non solo, ma Fimmanò rende pure noto che chiederà a tutti i magistrati con cui ha intrattenuto rapporti di astenersi dal giudizio nelle cause in cui è costituito come avvocato.

Un’ultima parte della lettera di Fimmanò riguarda il suo ruolo di avvocato di Danilo Iervolino, il presidente della Pegaso. Secondo Fimmanò – proprio perché era lui stesso il legale di Iervolino, coinvolto nell’inchiesta – non poteva essere destinatario di perquisizione.

 

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