Napoli, spettacoli sospesi. La rivolta dei mille: «Siamo invisibili»

Napoli, spettacoli sospesi. La rivolta dei mille: «Siamo invisibili». Dura due ore la manifestazione promossa ieri pomeriggio dal coordinamento Lavoratori dello spettacolo Campania, in concomitanza con altre iniziative simili nel resto d’Italia, davanti al teatro Mercadante. L’obiettivo era «chiedere un tavolo di confronto al Ministero del lavoro sulla questione spettacolo. Chiediamo tutele e welfare, perché la pandemia non è la causa della nostra precarietà, la nostra condizione è da sempre quella dell’invisibilità: solo che adesso esce fuori con maggiore prepotenza» dicono gli organizzatori. Esce fuori adesso perché c’è gente che da un anno esatto non lavora
I NUMERI Sono quasi mille. Fonici, macchinisti, datori luci, elettricisti; e poi sarti, truccatori, più registi, attori e musicisti. Davanti allo Stabile partenopeo danno fondo alla creatività tipica del mondo da cui provengono: persone in costume di Pulcinella listato a lutto, manifesti con le classiche maschere, però in nero, e persino un tipico teatrino dei burattini posto proprio all’ingresso con la scritta: «Il teatro è la nostra casa».
GLI INTERVENTI Tra i primi a comparire il direttore operativo del Mercadante, Mimmo Basso: «Ci teniamo molto a esserci, oggi, per ricordare quanto siamo vicini al mondo dei lavoratori dello spettacolo. Il nostro comparto deve restare solidale» dice, anche in risposta a qualche polemica degli ultimi giorni sull’utilizzo del teatro per ospitare il presidio. Poi iniziano gli appelli e la prima a parlare è Mimì Ercolano, della sigla S.I. Cobas: «Questa è la piazza proletaria delle lavoratrici e dei lavoratori dello spettacolo. Vogliamo tutele e paghe adeguate. Sono felice che oggi con noi ci siano anche altre categorie: portuali, disoccupati e studenti».
GLI ATTORI Sì succedono gli interventi, tra questi l’attore Luca Iervolino: «Voglio raccontare due storie. La prima è quella di Adriano Urso, un pianista jazz di Roma. Quando ha perso il lavoro per via della pandemia si è messo a fare il rider. Costretto a spingere la sua auto che era in panne è morto di infarto». La seconda storia che l’attore napoletano ha ricordato è quella di Omar Rizzato: «Aveva un service, tre giorni fa si è suicidato». Alla commozione della notizia si unisce la Fedas (Federazione aziende dello spettacolo) per bocca del presidente Raffaele Vitale: «Quello di Omar è un campanello d’allarme forte, temiamo altri casi simili». Anche le storie di chi è alla manifestazione non sono semplici, come quella di Cristiano Benitozzo che è costretto a mangiare cose scadute perché ha avuto ristori per 300 euro al mese, in un anno, o di Gianfranco Izzo che a 58 anni, dopo 35 di impiego, non ha ricevuto un euro di sussidi perché non aveva lavorato nell’ultimo anno. Ci sono volti noti, alcuni hanno anche partecipato all’iniziativa di Cgil, Cisl e Uil al mattino, davanti al teatro San Ferdinando. Tra questi gli attori Giovanni Ludeno e Arturo Cirillo, che dice: «I teatri devono riaprire. Con la loro chiusura si colpisce la cultura». Tra i musicisti Marco Francini e Maurizio Capone. Il leader dei Bung&Bangt: «Bisogna esserci, sono momenti chiave per presenziare e per fare massa critica». Una parte del presidio poi si sposta su via Marina per bloccare il traffico per venti minuti; fumogeni e qualche attimo di tensione, tanto che sopraggiungono poliziotti in tenuta antisommossa, ma non c’è alcuno scontro.

Fonte Il Mattino

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