La crisi dei wedding planner ai tempi del Covid

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“Dateci le linee guida entro marzo o fallirà un comparto intero da oltre 65 miliardi l’anno”. Elisa Mocci, fra le più note wedding planner italiane, si fa portavoce del grido di allarme dell’industria dei matrimoni. “Il ministro per le Attività produttive prenda esempio dal governatore dello stato di New York Andrew Cuomo”, sollecita l’imprenditrice, 33 anni, “che sta dando segnali di ripartenza e ha autorizzato i matrimoni da marzo 2021 con un massimo di 150 invitati testati”.

Dallo scoppio della pandemia da coronavirus i wedding planner sono stati fermi per un anno, nessuno ‘stop and go’: hanno dovuto rinviare in blocco i matrimoni programmati per il 2020 al 2021, ma ora rischiano di perdere anche questa stagione. Mocci non è rimasta con le mani in mano in attesa di ristori dal governo che non sono mai arrivati e ha fatto rientrare, dopo un primo periodo, i dipendenti dalla cassa integrazione e spostato online la sua attività di formatrice del settore con un’Academy che le ha permesso di non sprofondare.

Assieme ai colleghi di tutta Italia, Mocci  ha fondato Federmep (Federazione matrimoni ed eventi privati) ed è socia di  Feu (Filiera eventi unita). Con le due associazioni di categoria il settore si presenta compatto e con uno strumento autorevole davanti alle istituzioni: “Abbiamo avuto numerose interlocuzioni con parlamentari di ogni colore politico, abbiamo trovato ascolto”, riferisce la wedding planner, “ma per ora nessuna risposta concreta”.

Gli sposi arrivano dall’estero

“La programmazione nel nostro settore è fondamentale”, spiega l’imprenditrice sarda. “Abbiamo bisogno di sapere ora se e come potremo soddisfare le richieste dei nostri sposi, il tempo sta scadendo, alcuni probabilmente li abbiamo già persi, soprattutto i clienti esteri”.

Mocci, pioniera della wedding destination in Italia, lavora soprattutto con le coppie che dall’estero scelgono l’Italia per pronunciare il sì: “Su 15 matrimoni in coda, 12 sono di futuri sposi da tutto il mondo”, quantifica l’esperta di organizzazione di matrimoni. “Spero ancora di salvare qualcuno e, soprattutto, di non perdere almeno quelli italiani”. L’intero settore genera un volume di affari di 65,5 miliardi per un impatto diretto sul pil di 36,2 miliardi, e impiega 570 mila addetti. Un’industria che l’epidemia causata dal Covid-19 ha bloccato con perdite pesantissime di fatturato, stimate in oltre l’80%, con una conseguente, drammatica, ricaduta sul piano occupazionale.

Mocci, conosciuta anche come la wedding planner dell’ex velina, showgirl e modella Elisabetta Canalis, ha avviato giovanissima la sua attività nel 2008: in piena crisi economica, ha iniziato una professione allora sconosciuta in Italia e in pochi anni si è imposta nel settore, conquistando clienti importanti dello star system, broker finanziari, imprenditori internazionali, familiari dei reali sauditi, startupper milionari della Silicon Valley: “Ho aperto in piena crisi economica”, ricorda l’imprenditrice, “non voglio certo chiudere con la seconda crisi, dobbiamo resistere, ma ci devono dare risposte concrete”.

Reazione a catena

I matrimoni rimandati dal 2020 hanno generato una catena di perdite che non riguardano solo i wedding planner ma anche tutti i fornitori che ruotano attorno all’organizzazione di un matrimonio: “Ho dovuto rinviare per due volte le nozze di una coppia di New York che si deve sposare sul lago di Como: i futuri sposi hanno già dato 80 mila euro di deposito”, racconta Mocci.

“Se a maggio non si potranno sposare rischiano di perdere quanto anticipato, perché i fornitori hanno dovuto usare i depositi per sopravvivere a un anno senza commesse. Questo vale per tutti i matrimoni, di qualunque budget”. La macchina della wedding industry muove decine di fornitori per ogni singolo matrimonio, location, ristoratori, catering, fioristi, parrucchieri, estetiste quando salta un matrimonio le perdite sono a cascata: “Il mio staff fisso è di 8 persone, ma nella stagione dei matrimoni gli staffer crescono fino a 30-40, a seconda della complessità dell’organizzazione”, spiega Elisa Mocci. “Le aziende fornitrici sono in media venti per ciascun evento, tutte sono ferme, alcune sono fallite, anche aziende importanti, e da quelle i depositi degli sposi non potranno tornare indietro, sono persi”.

I professionisti del settore vogliono ripartire in sicurezza e salvare le loro aziende: “Non chiediamo un ‘liberi tutti’, siamo consapevoli che la pandemia ci accompagnera’ ancora”, aggiunge Mocci. “Il mondo è cambiato, ma siamo certi che controllare, tracciare, fare test pre evento, usare le mascherine e il distanziamento sono tutte cose che possiamo affrontare in sicurezza: sono ripartite le crociere, le squadre di calcio che condividono perfino lo spogliatoio, il pubblico è presente negli studi televisivi, perché noi non possiamo ripartire? Eppure è più facile rendere sicuro un matrimonio con invitati, tutti tracciati e testati”.

Fonte AGI

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