Don Battaglia nuovo arcivescovo di Napoli: «Voglio una Chiesa povera per i poveri»

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Don Battaglia nuovo arcivescovo di Napoli: «Voglio una Chiesa povera per i poveri».

«È agli ultimi che il Signore affida il sogno di una Chiesa fedele al Vangelo, che fa della condivisione il sale di ogni progetto pastorale, che non confida nelle strutture e nei programmi, ma nella misericordia del Padre». Solo le parole di monsignor Mimmo Battaglia, nuovo arcivescovo di Napoli, in una lettera pubblicata nel nuovo numero di «Vita pastorale» alla vigilia del suo insediamento ufficiale. «Non riesco a pensare al mio sacerdozio senza ricordare il volto di poveri, sofferenti, emarginati, che hanno convertito la mia vita dall’illusione di garanzie che non hanno nulla a che fare con il Vangelo di Gesù – prosegue il presule – non riesco a pensare al Cristo senza il bene seminato nella mia storia da tanti laici e preti impegnati dalla parte degli ultimi».

Poi ha aggiunto: «Sento molto in me le parole di papa Francesco: “desidero una Chiesa povera per i poveri. Essi conoscono il Cristo sofferente. È necessario che tutti ci lasciamo evangelizzare da loro” – dice ancora monsignor Battaglia -. La presenza dei poveri in mezzo a noi non è frutto del caso, ma conseguenza dello strutturarsi peccaminoso di relazioni. Le nostre comunità hanno bisogno di una presa di responsabilità condivisa: i poveri ci sono e dobbiamo chiederci perché continua ad accadere».

Secondo l’arcivescovo di Napoli, «la pandemia ha accentuato l’inconsistenza di un sistema malato che produce morte. Non possiamo più chiudere gli occhi, non possiamo più rimandare, dobbiamo scegliere quale stile di vita preferire. La nostra fede ci chiede onestà di sguardo. Una Chiesa che si desidera povera, sinodale, in stato permanente di missione, è chiamata a compromettersi con la vita, con il Signore, con le fatiche degli uomini e delle donne di questo tempo – spiega -. Il discepolo di Gesù non fugge la povertà e i poveri: li sceglie. Questa cura radicale da vivere e da scegliere è il segno più vero dell’amore di Dio in noi. Siamo chiamati ad abitare la complessità di questo tempo».

Fonte Il Corriere del Mezzogiorno 

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