Dai bar ai distanziamenti: il Dpcm che nessuno rispetta più

Dai bar ai distanziamenti: il Dpcm che nessuno rispetta più.

Distanze di sicurezza da un metro, mascherina obbligatoria anche all’aperto, al ristorante solo a pranzo e non più di 4 per tavolo, sui mezzi pubblici non più del 50 per cento della capienza di passeggeri: sono alcune delle restrizioni, confermate anche dall’ultimo Dpcm, quello del 14 gennaio. Comportamenti anti-Covid, per evitare i contagi. Ma quanto si è visto nell’ultimo week-end nelle città italiane ha confermato che il rischio assembramenti è ovunque. La gente si affolla nelle strade e nelle piazze. Ci vorrebbero sempre guardiani per far rispettare i divieti. E i controlli sono difficili.

Il ministero dell’Interno raccoglie le statistiche giornaliere dei controlli anti-Covid di carabinieri e polizia. Sono il principale argine agli assembramenti e alle trasgressioni di qualche commerciante o ristoratore. Grande assente, la polizia locale. A Napoli, come anche altrove. Domenica scorsa, dai dati del Ministero risultano controllate 81924 persone, ma solo 1376 sono state multate. In 49 sono stati denunciati per aver lasciato l’abitazione dove erano obbligati a rimanere in quarantena perché positivi al virus. Su esercizi commerciali, ristoranti, pub, bar sono stati eseguiti 11830 controlli, solo 109 gli esercizi commerciali multati, per 22 c’è stata la chiusura provvisoria, in 6 casi quella definitiva. Numeri non alti, sembrano pochi rispetto agli assembramenti registrati dalle telecamere un po’ ovunque. Ma polizia e carabinieri fanno quello che possono, agiscono a discrezione e non sempre riescono a fermare chi gira senza mascherina in strada. Tanto che il prefetto di Napoli, Marco Valentini, ha invocato l’autodisciplina riconoscendo che «è complicato garantire il distanziamento per migliaia di persone».

Era facile nei mesi del lockdown, quando in strada erano in pochi. Non è per questo un caso che le statistiche sui controlli, nei comunicati ufficiali della polizia locale a Napoli, si fermano al 25 maggio. Poi il nulla. E sfuggono gli irresponsabili che vanno in giro dopo le 22 o sono in ristoranti o bar dopo le 18 seduti a consumare. Sfuggono anche i viaggiatori senza motivo tra regioni, mai fermati.

Nell’area metropolitana di Napoli, le persone controllate sono state 14mila e solo 366 i multati. In 97 esercizi commerciali sono state fatte verifiche, con 43 multati e 6 chiusi. Non sempre, specie nei supermercati, viene indicato il numero massimo di persone ammesse all’interno. Non sempre ci sono termoscanner funzionanti per misurare la temperatura e, in qualche caso, i detergenti sanitari finiscono senza essere sostituiti. Situazioni limite, perché in prevalenza le attività di ristorazione e bar, soprattutto quelle storiche, sono le più attente a rispettare le prescrizioni.

A Napoli, nella zona dei baretti di Chiaia sono state trovate senza mascherina solo 11 persone, ai Decumani la polizia ha multati 39 persone e tre bar rimasti aperti dopo le 18. Numeri risibili e il prefetto Valentini ipotizza, nel prossimo fine settimana, l’installazione di transenne per regolare l’afflusso a piazza Plebiscito, o sul lungomare. Il famoso «indecisionismo» del sindaco Luigi De Magistris si era manifestati nell’ultimo fine settimana con un’ordinanza che affidava alla discrezione della polizia locale la decisione di chiudere o meno strade e piazze affollate. Risultato: il timore di incidenti, proteste e «problemi di ordine pubblico» ha bloccato la polizia locale che non se l’è sentita di chiudere strade o piazze.

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