Coronavirus in Costiera Amalfitana ed il caso Cetara: l’analisi di Gerardo Russomando

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Coronavirus in Costiera Amalfitana ed il caso Cetara: l’analisi di Gerardo Russomando.

Ormai in questa vicenda della pandemia si assiste a dei veri e propri paradossi.
Nella spasmodica e spesso affannosa ricerca di buone notizie, tutti continuano a non voler vedere un fatto estremamente interessante che, tra l’altro, è documentato in maniera oggettiva dai numeri.
Nel Comune di Cetara (circa 2.000 abitanti) dal giorno di Natale non ci sono nuovi contagiati.
Forse non è l’unico in Italia dove capita questa cosa, ma, nel nostro caso, bisogna ricordare che parliamo di un Comune dove, da metà ottobre e fino al giorno di Natale, ci sono stati ben 110 contagiati, cioè una percentuale molto alta rispetto alla popolazione complessiva, ovvero il 5,3%. Per fare un paragone, in Italia, da inizio pandemia ad oggi, nonostante numeri spaventosi, i contagiati complessivi sono circa 2.560.000, ovvero una percentuale di poco superiore al 4%.
E questo numero così alto di positivi fu scoperto perché in quel periodo furono eseguiti ben 1150 tamponi, una quantità enorme, pari al 56% della popolazione.
Quindi, appare fin troppo chiara ed evidente la correlazione tra l’alto numero di tamponi fatti a monte e la corrispondente percentuale di positivi individuati. Praticamente, più fu cercato e più fu trovato. L’esito finale è stato, appunto, che da ben 40 giorni non ci sono più contagiati. Ma la cosa che fa ulteriormente riflettere è che nessun altro Comune della Costiera amalfitana, nella prima ondata, ovvero fino a Natale, ebbe numeri così alti di contagiati come Cetara. Infatti, la media complessiva dei 13 Comuni si fermava sotto il 2%. Eppure, appena dopo Natale, dappertutto sono ripresi i contagi. Oggi la somma complessiva dei nuovi contagi nei 12 Comuni, escluso ovviamente Cetara, è di circa 400, con anche 7 nuovi deceduti. Ma, se si fossero fatti ovunque tamponi nella stessa percentuale di Cetara, quanti sarebbero stati i nuovi contagi ?
Perciò, la lezione che viene da questi numeri è che invece di rincorrere i fantasmi di “funerali, cori e feste”, e di chiudere Chiese e cimiteri, se si vuole ridurre drasticamente la circolazione del virus, che avviene attraverso gli asintomatici non individuati e non isolati, serve fare “più tamponi”.
Inoltre, sempre per imitare i più bravi, cosi come si fece a Cetara, bisogna mettere a disposizione dei positivi, che non riescono ad isolarsi bene nelle proprie abitazioni, delle sistemazioni alternative.
Insomma, le armi per provare a ridurre i danni esistono. Ed i numeri di Cetara ce lo dicono chiaramente.

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