Chi è Patrick Zaki l’attivista arrestato un anno fa

Più informazioni su

    Chi è Patrick Zaki l’attivista arrestato un anno fa È stato arrestato il 7 febbraio 2020 con un mandato di cattura risalente al 23 settembre 2019. Tornava a casa per andare a trovare la famiglia nel suo paese natale, Mansoura, ma quella che doveva essere una piccola vacanza si è trasformata in una detenzione in carcere lunga un anno.

    Patrick George Zaki

    Ad oggi, sulla vicenda dello studente dell’Università di Bologna è ancora alta l’attenzione internazionale e sono state numerosissime le richieste di scarcerazione. Ma ancora non si sa quando e se potrà riacquistare la libertà, poiché la sua custodia cautelare viene prorogata in continuazione.

    Attivista per i diritti umani e collaboratore dell’associazione Eipr (Egyptian initiative for personal rights), Patrick è stato anche ex manager della campagna presidenziale di Khaled Ali, oppositore dell’attuale presidente al-Sisi. È accusato di terrorismo e diffamazione dello Stato, mediante i mass media. A Bologna Zaki è iscritto al Master Gemma, un corso in studi di genere e delle donne.

    Ripercorriamo le tappe fondamentali di tutto quello che è successo in questo lungo anno.

    L’arresto e lo stato di fermo
    È la notte tra il 6 e il 7 febbraio 2020 quando Patrick scende dall’aereo di ritorno dall’Italia e scompare improvvisamente. Viene arrestato in aeroporto al Cairo e per 20 ore non si saprà nulla di lui. Sarà Amnesty International a lanciare l’allarme: in quel lasso di tempo lo studente è stato torturato e percosso, anche con scariche elettriche, in un interrogatorio di 17 ore, per poi essere portato a Mansoura. Scatta lo stato di fermo per 15 giorni con l’accusa di propaganda sovversiva.

    La reazione di Bologna e del mondo
    Studenti, attivisti, l’università e l’intera Bologna reagiscono subito con mobilitazioni e alzando la voce per l’immediata scarcerazione di Patrick. Vengono organizzati flashmob, petizioni e un corteo (il 17 febbraio) dalla sede del Rettorato in via Zamboni fino a piazza Maggiore con il coinvolgimento del Rettore Francesco Ubertini e del sindaco Virginio Merola, assieme a docenti, studenti e persone di tutte le età.

    In contemporanea ci sono iniziative in tutti gli atenei europei, che aderiscono alla rete del Master Gemma. Le manifestazioni in piazza vanno avanti (non solo a Bologna, ma in tutta Italia e in Europa) fino a quando il Covid e le restrizioni sanitarie le impediscono, lasciando però il posto a quelle virtuali. L’attenzione al caso Zaki rimane sempre alta e continuano gli appelli per la scarcerazione.

    Molti anche gli appelli internazionali. Uno dei primi è stato David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, che il 12 febbraio ha chiesto il rilascio immediato dello studente. Il 2 dicembre arriva anche un video appello dal mondo di Hollywood. L’attrice Scarlett Johansson chiede la scarcerazione di Zaki e di altri tre attivisti detenuti a Tora.

    Da Mansoura a Tora
    Il 5 marzo 2020 Patrick viene trasferito da Mansoura, sua città natale, a Tora, carcere di massima sicurezza nella periferia del Cairo, noto per abusi e violazioni dei diritti umani, ma anche per sovraffollamento e condizioni precarie. Lo stesso giorno sulla facciata del Comune di Bologna, viene appesa la scritta “Libertà per Patrick Zaky”, vicino allo striscione che chiede “Verità per Giulio Regeni”.

    I rinnovi della custodia cautelare
    Le mobilitazioni in Italia e in Europa iniziano nella speranza che lo stato di fermo si concluda e Patrick venga scarcerato. Ma il 15 febbraio viene confermata la detenzione preventiva in attesa dell’udienza, fissata per il 22 febbraio, giorno in cui però la custodia cautelare viene rinnovata.

    Nei mesi centrali della pandemia (marzo e aprile), l’udienza viene rimandata più volte per motivi sanitari. Patrick comparirà per la prima volta davanti a un giudice il 26 luglio 2020. La sentenza sarà il rinnovo della detenzione per 45 giorni. La custodia viene prorogata ogni volta, anche durante l’udienza del 7 ottobre.

    L’ultima sentenza risale all’1 febbraio 2021, con un altro rinnovo della detenzione cautelare per 45 giorni.

    Gli arresti degli esponenti della Ong Eipr
    Il 20 novembre vengono registrati gli arresti di tre esponenti della Ong egiziana Egyptian Initiative for Personal Right (Eipr), con cui Zaki collaborava. Il direttore amministrativo, Mohammed Basheer, viene arrestato nella sua abitazione al Cairo; Karim Ennarah, direttore per la parte giustizia penale, mentre era in vacanza a Dahab e Abdel Razek, direttore generale della Ong, viene prelevato dalla sua abitazione al Cairo da agenti delle forze di sicurezza.

    L’azione viene denunciata da Revina Shamdasani, portavoce dell’Alto commissario Onu per i diritti umani: “Uno sviluppo molto preoccupante che evidenzia l’estrema vulnerabilità della società civile in Egitto”.

    Lettere dal carcere
    Per molti mesi non si hanno notizie sulle condizioni di salute di Patrick. La famiglia gli fa visita in carcere il 7 marzo. “Voglio i miei libri, voglio studiare” sono le parole dello studente che vengono riportate al mondo. Dal 9 marzo, però, non si sa più nulla di lui e nessuno può incontrarlo. Solo a fine luglio Patrick fa sapere che sta bene tramite una lettera e compare in tribunale. La madre riuscirà a rivederlo di persona a fine agosto.

    Poi il 12 dicembre giungono due lettere di Patrick alla famiglia, datate una 22 novembre e l’altra 12 dicembre. “Ho ancora problemi alla schiena e ho bisogno di un forte antidolorifico e prodotti che mi aiutino a dormire meglio”, ha sapere Zaki. “Il mio stato mentale non sta molto bene dall’ultima udienza. Continuo a pensare all’università e all’anno che ho perso senza che nessuno capisse il motivo di tutto questo. Speravo di trascorrere le feste con la mia famiglia ma questo non accadrà per la seconda volta a causa della mia detenzione”.

    Il 27 dicembre, il ragazzo riceve la visita della sorella Marise in carcere, che fa sapere: “Non sta bene, è molto angosciato per il suo futuro e per i suoi studi”.

    Cittadino onorario di Bologna
    Il Consiglio comunale di Bologna conferisce la cittadinanza onoraria di Bologna a Patrick Zaki, l’11 gennaio 2021. Una scelta votata all’unanimità.

    Il riconoscimento rende Patrick “molto emozionato ed estremamente grato”. Una risposta che arriva qualche giorno dopo, tramite la fidanzata che riesce ad andare a trovarlo in carcere. Zaki fa anche sapere che non vede l’ora di tornare a Bologna e nella sua Università.

    L’appello per la cittadinanza italiana
    A un anno dall’inizio del carcere per Patrick, l’associazione ‘Station to station’ ha avviato, su Change.org, una petizione online per chiedere che venga conferita la cittadinanza italiana onoraria a Patrick Zaki. Iniziativa che è stata anche rilanciata dalla famiglia del ragazzo. Viene così richiesto l’intervento delle istituzioni e un segnale forte per “passare dalle parole ai fatti”.

    Sottoscrive Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna. “Un anno fa l’arresto ingiustificato di Patrick Zaki. Chiediamo la sua liberazione e il conferimento della cittadinanza italiana”, scrive su Facebook.

    Più informazioni su

      Commenti

      Translate »