Chi è Mara Carfagna, Ministro per il sud

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    Draghi ha nominato Mara Carfagna Ministro per il Sud , all’anagrafe Maria Rosaria Carfagna (Salerno, 18 dicembre 1975), è una politica ed ex modella italiana. Deputata del Popolo della Libertà e di Forza Italia, è stata Ministro per le pari opportunità del Governo Berlusconi IV. Dal 29 marzo 2018 è vicepresidente della Camera dei deputati. Dal 20 dicembre 2019 è a capo di Voce Libera, associazione interna a Forza Italia. Ecco cosa riporta wikipedia Inizialmente esponente conservatrice[1], è divenuta poi portavoce di un’area moderata legata alle posizioni più liberali e progressiste del centro-destra[2][3].

     

    Consegue la maturità presso il liceo scientifico “Giovanni da Procida” di Salerno[3] e il diploma di ballo presso la scuola del Teatro San Carlo di Napoli. Continua la sua formazione di ballerina a New York, studia recitazione e per dieci anni si dedica allo studio del pianoforte in conservatorio.[4] Nel 1997 fu eletta “Miss Prima dell’anno 1997” e poté partecipare direttamente alle finali di Miss Italia[5][6] dove si classificò al sesto posto e conseguì il titolo di Miss Cinema.[7] Fu quindi una delle co-presentatrici dell’edizione 1997-1998 di Domenica in, condotta da Fabrizio Frizzi.[8]

    Nel 2001 si laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno con 110 e lode[9], discutendo una tesi in Diritto dell’informazione nel sistema radiotelevisivo[10]. Dal 2000 al 2004, in qualità di co-conduttrice, partecipa al programma televisivo La domenica del villaggio condotto da Davide Mengacci.[8] Dall’autunno 2004 alla sua elezione in Parlamento (aprile 2006) conduce Piazza grande con Giancarlo Magalli e Fiordaliso.[11] Inoltre, fa parte del cast dei programmi televisivi I cervelloni (nel 1996) e Vota la voce.[12] Nel 2001 Mara Carfagna posa per una copertina di Maxim[13] e nel 2005 viene fotografata per la rivista Max [14].

    Si avvicina alla politica nel 2004, coordinando il movimento femminile di Forza Italia in Campania[7][15]. Nelle elezioni politiche del 2006 è eletta alla Camera dei deputati nella Circoscrizione Campania 2 nella lista di Forza Italia, ricoprendo l’incarico di Segretario della Commissione Affari Costituzionali.
    La candidatura e la successiva elezione della Carfagna alla Camera dei Deputati sollevano polemiche (anche all’interno del proprio partito), in considerazione della sua precedente attività di valletta televisiva[16].

    Nel gennaio 2007, in occasione della consegna dei Telegatti, riferendosi a lei Silvio Berlusconi afferma: «Se non fossi già sposato, la sposerei immediatamente». Il commento provoca la reazione della moglie Veronica Lario che, tramite una lettera aperta inviata al quotidiano La Repubblica, pretende pubbliche scuse dal consorte, suscitando dibattito nazionale.[17]

    Nell’ottobre 2007 è nominata Coordinatrice Nazionale di Azzurro Donna. Per le elezioni politiche del 2008 è candidata al terzo posto alla Camera dei Deputati nella Circoscrizione Campania 2 nella lista del Popolo della Libertà, posizione che le permette di essere eletta in Parlamento per la seconda volta. Ricopre l’incarico di Membro della Commissione Affari Sociali. Dall’8 maggio 2008 al 16 novembre 2011 è stata Ministro per le pari opportunità nel Governo Berlusconi IV.

    È la principale promotrice della legge, introdotta dal decreto Maroni (articolo 7), che istituisce il reato di stalking. La norma introduce nel codice penale l’articolo 612-bis, dal titolo “atti persecutori”, che al comma 1 recita:

    «Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita»

    A ciò si aggiungono alcune norme accessorie, ossia: l’aumento di pena in caso di recidiva o se il soggetto perseguitato è un minore; il fatto che lo stalking costituisca un’aggravante in caso di omicidio e violenza sessuale; la possibilità di ricorrere alle misure di indagine previste per i reati più gravi, quali le intercettazioni telefoniche e gli incidenti probatori finalizzati ad acquisire le testimonianze di minori. Il decreto qualifica questo genere di reato come perseguibile a seguito di querela di parte, potendosi procedere d’ufficio solo in situazioni di particolare gravità[18][19].

    Ha promosso una campagna di comunicazione contro la violenza sulle donne e lo stalking, reato che era appena stato introdotto nell’ordinamento italiano. Nel 2008 ha lanciato una campagna per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle mutilazioni genitali femminili finanziata dal Dipartimento per le Pari Opportunità[20]. Nel 2009 realizza la campagna “Nessuna differenza”, la prima campagna contro l’omofobia e contro la violenza basata sull’orientamento sessuale mai realizzata da un Governo italiano[21]. Alla presentazione dello spot alla stampa, dentro la sala stampa di Palazzo Chigi, partecipa la deputata Pd Anna Paola Concia.

    Come Ministro delle Pari Opportunità, nel marzo del 2009 sottoscrive la campagna ONU “Say NO to violence against women”, lanciata da UNIFEM per sostenere il Segretario Generale nel conseguimento dell’obiettivo dell’eradicazione della violenza contro le donne entro il 2015[22] e a marzo 2010 interviene alla 54ª sessione della Commissione sulla Condizione Femminile a 15 anni dalla Dichiarazione internazionale di Pechino per la parità dei sessi.[23]

    Nelle elezioni amministrative del 2010 è eletta Consigliere regionale in Campania con 55.695 preferenze individuali, risultando il consigliere più votato di tutti i tempi,[24] ma rinuncia all’incarico per rimanere in Parlamento. Il 19 novembre 2010 annuncia la sua intenzione di rassegnare le dimissioni da ministro[25] e da deputato della Repubblica, nonché di uscire dal PDL stesso, per dissidi nella gestione dei rifiuti in Campania. Il proposito viene poi ritirato il 24 novembre dopo che il governo ha recepito le sue richieste sulla vicenda.[26]

    Il 24 febbraio 2011, nel ruolo di Ministro delle Pari Opportunità, interviene in occasione del dibattito generale della 55ª sessione della Commissione sulla condizione femminile illustrando gli interventi di carattere economico, politico, e legislativo approvati dall’Italia, finalizzati alla promozione e al consolidamento del principio di pari opportunità.[27]

    Il 25 giugno 2011 sposa il costruttore romano Marco Mezzaroma,[28] nipote di Roberto e Pietro Mezzaroma (padre di Massimo) e fratello di Cristina, moglie di Claudio Lotito;[29] il testimone della sposa è Silvio Berlusconi mentre quello dello sposo è Giuseppe De Mita, nipote di Ciriaco. Dopo circa un anno di matrimonio i due si separano.

    Mara Carfagna nel 2013

    Legata dal 2013 all’ex deputato Alessandro Ruben[30]. Il 16 novembre 2013, con la sospensione delle attività del Popolo della Libertà, aderisce a Forza Italia[31][32]. Il 24 marzo 2014 diventa membro del Comitato di Presidenza di Forza Italia. Nel 2014 la rivista statunitense Sportrichlist la classifica al primo posto nella top ten dei più affascinanti politici del mondo.[33] Il 2 maggio 2016 viene ufficializzata come capolista a sostegno del candidato sindaco di Napoli Gianni Lettieri.[34] Risulta essere la candidata al consiglio comunale più votata in assoluto con 6109 preferenze. Alle elezioni politiche del 2018 viene rieletta alla Camera dei Deputati, nelle liste di Forza Italia nella circoscrizione Campania 1.

    Il 29 marzo 2018 con 259 preferenze, il numero più alto di voti a suo favore, viene eletta vicepresidente della Camera dei deputati. Dal suo intervento al momento dell’elezione: “Sono fiera di rappresentare una Camera dei deputati che è quella con la maggiore rappresentanza femminile della storia e che è profondamente rinnovata: è da qui, con questi rappresentanti del popolo italiano, che si può e si deve partire per risolvere i problemi che affliggono il Paese. Assicuro sin da oggi al presidente, ai colleghi vicepresidenti e a tutti i membri dell’Ufficio di presidenza la mia disponibilità a velocizzare e a rendere più efficace il funzionamento di questa istituzione che è il cuore della democrazia italiana”.[35]

    In occasione del 25 novembre 2018, giornata promossa dall’ONU contro la violenza sulle donne, presenta a Montecitorio la campagna di sensibilizzazione da lei ideata #nonènormalechesianormale. Grazie al coinvolgimento e al sostegno di volti noti dello spettacolo, dello sport, della cultura, della politica e delle Istituzioni il messaggio raggiunge tutto il paese e il 23 Maggio la campagna viene ripresa negli Stati Uniti diventando #ItsNotNormalThatItsNormal. L’ONU attraverso UN WOMEN, Ente per l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile, appoggia e aderisce alla campagna istituzionale[36]. Il 13 marzo 2018 partecipa alla 63ª sessione della Commissione delle Nazioni Unite sulla condizione femminile in rappresentanza dell’Italia e della Camera intervenendo sul tema empowerment femminile, nel corso della giornata promossa dall’Unione interparlamentare e da ‘Un-Women’ dedicata alla parità di genere.[36]

    Il 3 aprile 2019 la Camera dei Deputati approva l’emendamento di Mara Carfagna al ddl “Codice Rosso”, che introduce in Italia il reato di matrimonio forzato e l’istituzione di un fondo per le famiglie affidatarie di orfani di femminicidio.[37]

    Il 19 giugno dello stesso anno Berlusconi sceglie la Carfagna e il Presidente della Liguria Giovanni Toti come coordinatori di Forza Italia: avranno la responsabilità di coordinare l’organizzazione del partito, sulla base delle indicazioni di Berlusconi, e di curare anche il coordinamento di un gruppo al quale verrà affidato l’incarico di redigere una proposta di modifica statutaria da presentare al congresso nazionale.[38] Il 1º agosto 2019 Berlusconi decide di nominare un nuovo coordinamento di presidenza composto da 5 persone, tra cui anche la Carfagna, che andrà a sostituire i 2 coordinatori, ma Mara Carfagna non accetta l’incarico.

    Nei mesi successivi rifiuta la “corte” di Matteo Renzi (Italia Viva), di Giovanni Toti (Cambiamo!) e dei centristi Lorenzo Cesa e Gianfranco Rotondi e il 20 dicembre nella sala del Consiglio della Camera di Commercio di Roma presenta “Voce Libera”, un’associazione interna a Forza Italia – con un comitato scientifico, un direttivo e un esecutivo – alla quale aderiscono diversi suoi colleghi parlamentari moderati e del Sud, Stefano Parisi, Antonio Martino come presidente onorario, il costituzionalista Alfonso Celotto e il tecnico Carlo Cottarelli tra gli altri.[39][40][41]

    Il 26 ottobre 2020 è nata la sua prima figlia, Vittoria, avuta con il suo compagno Alessandro Ruben, 53 anni, ex deputato di Futuro e Libertà. [42] [43]

    Il 15 febbraio 2007 al seminario Donna, vita e famiglia da lei organizzato, afferma: «non c’è nessuna ragione per la quale lo Stato debba riconoscere le coppie omosessuali, visto che costituzionalmente sono sterili» e che «per volersi bene il requisito fondamentale è poter procreare»[1]. Queste affermazioni suscitarono lo sdegno di molti esponenti della comunità LGBT, tra i quali la deputata Vladimir Luxuria, che proporrà un parallelo tra le parole della Carfagna e una legge della Germania nazista «che prevedeva l’internamento degli omosessuali ritenuti socio-sabotatori perché non in grado di riprodursi»[1]. A sua difesa, la Carfagna affermerà che le sue parole erano una citazione di Francesco D’Agostino, ordinario di filosofia del diritto e membro della Pontificia Accademia per la Vita, che aveva definito le unioni omosessuali «costitutivamente sterili».

    Il 19 maggio 2008 rifiuta il patrocinio per il Gay Pride, diversamente da quanto fatto nel 2007 dal ministro Barbara Pollastrini durante il secondo governo Prodi, sia pur limitatamente alle iniziative collaterali della manifestazione. Secondo il ministro «sono sepolti i tempi in cui gli omosessuali venivano dichiarati malati di mente. Oggi l’integrazione nella società esiste. Sono pronta a ricredermi. Ma qualcuno me lo deve dimostrare»[44]. Nel 2009 il Ministro porta avanti alcune iniziative contro l’omofobia, lavorando con la deputata Paola Concia e con Luxuria, tra cui il patrocinio per una campagna pubblicitaria in cui viene condannata ogni forma di discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale.[2] Il 17 maggio 2010, durante la cerimonia in Quirinale in occasione della Giornata mondiale contro l’omofobia, il ministro si scusa pubblicamente per le affermazioni di due anni prima[3]. In quell’occasione, ringrazia la deputata Anna Paola Concia per:

    «avermi aiutata a sfondare il muro della diffidenza della quale penso di essere stata allo stesso tempo vittima e inconsapevole responsabile, in un passato remoto, ormai ampiamente superato[45]»

    Nel maggio 2011 sostiene in Commissione giustizia la proposta di legge dell’on. Concia che prevedeva l’introduzione dell’aggravante per i reati basati sulla discriminazione in base all’orientamento sessuale, dichiarando:

    «C’è grande bisogno della legge contro l’omofobia. Mi auguro che […] quando se ne discuterà alla Camera, si riesca finalmente a approvarla[46]»

    andando contro la linea dettata dal PdL. Il 26 luglio 2011 si astiene alla Camera sulle pregiudiziali di costituzionalità presentate contro il disegno di legge Concia che aveva invece sostenuto in Commissione giustizia[47], provocando lo sdegno di Arcigay che si dice “delusa” dall’atteggiamento del Ministro[48].

    Nel luglio 2008 la dirigente del Popolo della Libertà Margherita Boniver parla al quotidiano La Repubblica dell’esistenza di intercettazioni telefoniche su conversazioni «private» contenenti «di tutto e di più»[49]. Pochi giorni dopo, il giornale argentino El Clarín cita l’articolo di Repubblica aggiungendo dettagli espliciti: tra il Presidente del Consiglio e il Ministro per le pari opportunità vi sarebbe stato un colloquio riguardante prestazioni di natura sessuale[50]. Il 2 novembre 2008 l’allora senatore del Popolo della Libertà Paolo Guzzanti scrive sul suo blog riguardo alla Carfagna[51]

    «È ammissibile o non ammissibile, in una democrazia ipotetica, che il capo di un governo nomini ministro persone che hanno il solo e unico merito di averlo servito, emozionato, soddisfatto personalmente?[51]»

    riprendendo le parole pronunciate dalla figlia Sabina al No Cav Day l’8 luglio 2008[52] (citate poi da Il Corriere della Sera e La Repubblica[53]). A tali dichiarazioni Mara Carfagna ha risposto prima chiedendo i danni alla Guzzanti[54] e successivamente, il 3 novembre, annunciando di voler «presentare querela penale per diffamazione nei confronti di Paolo Guzzanti per quanto di falso da lui sostenuto nel suo blog e ripreso dal sito di Repubblica». Guzzanti ha risposto dichiarando che avrebbe chiamato a testimoniare politici che avevano letto le intercettazioni e ritenevano credibile l’asserita relazione sessuale tra la Carfagna e il Premier[55]. In seguito, però, lo stesso Guzzanti si è scusato con Mara Carfagna e la vicenda si è chiusa[56]. Carfagna ha invece querelato il quotidiano La Repubblica per avere riportato alcune frasi di Sabina Guzzanti che alludevano ai presunti rapporti tra il Ministro per le pari opportunità e il Presidente del Consiglio[57]. In seguito alla denuncia, il 9 ottobre 2012 la Guzzanti viene condannata al risarcimento di 40 000 euro all’ex ministro per diffamazione[58][59].

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