Chi è Barbara Lezzi la Pasionaria della prima ora del M5S

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    Chi è Barbara Lezzi la Pasionaria della prima ora del M5S Militante della prima ora, il primo giorno in Parlamento eluse la sorveglianza e fece entrare un apriscatolette di tonno. Oggi, dopo anni di battaglie, è costretta ad annunciare la sconfitta: «La Tap si farà». Il ritratto che ne fa Francesco Ogiano su Vanity
    Cresci ogni volta che rinunci a un sogno. È allora che la realtà e i suoi numeri ti sbattono in faccia l’ingenuità della tua illusione. O l’approssimazione per eccesso che hai avuto quando calcolavi il tuo desiderio. Barbara Lezzi, a vedere il lato positivo della sua crisi, è cresciuta più di tutti nelle ultime due settimane. La ministra per il Sud, da sempre in prima linea per bloccare l’opera della Tap, si è scontrata con la realtà e con i suoi numeri: 20 miliardi di euro, approssimando una volta tanto per difetto.

    Quelli che i costruttori potrebbero chiedere allo Stato italiano se l’opera del gasdotto pugliese venisse bloccata. La povera Lezzi, che proprio da Melendugno viene, è il volto del Movimento che ammette sconsolato: «Non c’è alternativa. È impossibile fermare l’opera, lo dico con grande dolore». Giù il sipario. A nulla vale ricordare che «l’avevo detto, era una strada difficile». Giochi di semantica che i suoi 100 mila elettori non si bevono. La Lezzi, alle elezioni del 2018, aveva sbaragliato Massimo D’Alema proprio per la sua battaglia ambientalista.

    In Rete spuntano i suoi proclami, di quando giocava battagliera all’opposizione, che è sempre cosa più facile. In un incontro del 2014 a San Pietro Vernotico (Brindisi) per esempio, diceva sicura: «Il trattato internazionale (quello firmato dall’Italia per la Tap, ndr) può essere revocato dal governo dal Governo. Quindi non è vero che non si può tornare indietro». E ancora, quattro anni dopo: «Così si fa. Si denuncia che si vuole uscire dal trattato internazionale. Quindi si chiede alle forze dell’ordine di bloccare, anziché i manifestanti, gli operai».

    Prometteva che avrebbe tirato fuori l’Italia dal trattato internazionale, che avrebbe avviato «tutta la diplomazia necessaria per toglierci da questa gabbia…», mentre il «padre» Grillo prometteva di contrastare l’esercito e il compagno Dibba prometteva di sbaraccare tutto «in due settimane». Il 23 febbraio scorso, prima delle elezioni, firmò una lettera di impegno con il sindaco di Melendugno, ancora presente online. Tra le altre cose, si impegnava a formalizzare entro 20 giorni dall’insediamento del Governo la richiesta all’esecutivo di sospendere le attività di realizzazione del Gasdotto; a inviare alla Bce una lettera di richiesta di sospensionem del finanziamento; a formalizzare un atto parlamentare per vincolare il governo a sospendere i lavori; a nominare una commissione indipendente per verificare i lavori fatti.

    Tutto fumo, o meglio gas. La Lezzi, che nel frattempo non ha avviato nessun «arbitrato internazionale» e nessuna richiesta di revoca, ammette la sconfitta. Ai NoTap che l’hanno assediata alla ricerca di informazioni a Italia 5 Stelle ha spiegato, solo adesso: «Quando un negozio apre, non è che tu puoi andare e dici: “Adesso chiudi”». Delle due l’una: o i 5 Stelle non sapevano le conseguenze miliardarie del blocco della Tap, e quindi hanno fatto promesse senza conoscere la realtà. O le sapevano ma le hanno ignorate a fini di propaganda elettorale. Nel primo caso hanno manifestato evidente incompetenza; nel secondo, evidente disonestà. La combattiva senatrice replica a tutti. Il sindaco di Melendugno che le avrebbe sconsigliato di tornare in Salento? «È solo un teppistello. Non ho nulla da vergognarmi». I No Tap che bruciano bandiere del Movimento davanti alle telecamere? «Mai andata d’accordo con loro». Una giornalista del Fatto Quotidiano che ricostruisce la sua parabola No Tap/Sì Tap? «Faccia bene le ricostruzioni».

    LA PASIONARIA VENUTA DA LECCE
    Tipa combattiva, la Lezzi. Una che chiama suo figlio Cristiano Attila (e che giustamente ottiene di avere una nursery al Senato per allattare i bambini piccoli) non può essere altro. La sua tempra la dimostrò già il primo giorno in Parlamento nel 2013. Leccese orgogliosissima, diploma di perito industriale e impiegata da vent’anni in un’azienda di forniture per orologi, arriva a Roma dopo essersi spesa come attivista della prima ora per il movimento. Eluse la sorveglianza e i metal detector e si portò dietro un apriscatole, che assieme a due colleghi fotografò appoggiato sullo scranno di Palazzo Madama: «Apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno», divenne il grido dell’incipiente battaglia di tutti i grillini. La vulcanica pugliese entra in un paio di commissioni.

    IN TV: «VESPA? UNO CORRETTO. BALLARÒ NO…»
    Ma è quando Rocco Casalino apre le porte degli studi televisivi ai grillini che lei si fa notare. Garbata, combattiva, lucida, dal volto rassicurante e simpatico, diventa presto uno dei volti più presenti dei pentastellati in Tv ed è addirittura la prima pentastellata a partecipare al Forum Ambrosetti di Cernobbio. «Sono un ammiratore assoluto di Barbara Lezzi. L’ho trovata bravissima», la incorona Bruno Vespa. Lei, conversando con alcuni attivisti, ricambia i complimenti: «Noi Cinque Stelle andiamo solo dai giornalisti più corretti. Vespa, ad esempio, lo è». Anche «Mentana e alcune trasmissioni su SkyTg24», continua. Ma «quelle terribili per me, a parte la Gruber, sono Linea Notte di Rai3, dove ti sono ostili tutti». Ballarò? «Non ci andiamo». Mattino5? «Terribile, inutile. Ti chiudono il collegamento, fanno finta che non si sente…».

    IL PIL E I CONDIZIONATORI
    Nella sua carriera non mancano gli inciampi, almeno tre. Dopo l’elezione, recluta tra i suoi collaboratori al Senato Libera, la figlia del suo compagno. Quando viene fuori la notizia, e quindi lo scandalo, decide di rescindere il contratto. Qualche anno dopo, pur di non attribuire all’allora premier Renzi i meriti per l’aumento del Pil italiano, in un video passato alla storia dà il merito al caldo: «I consumi per i climatizzatori hanno fatto esplodere la produzione industriale». Tutto vero. Da ultimo, poco prima delle elezioni del 2018 finisce anche lei nello scandalo dei rimborsi non effettuati da alcuni parlamentari a 5 Stelle. Ma lei, le va dato atto, ne esce pulita: a fronte di una restituzione di oltre 130 mila euro, aveva solo sbagliato un bonifico da 3.500. Una mancanza peraltro immediatamente sanata.

    IL VOLTO DEL FORFAIT
    Adorata da Grillo («Ogni tanto ci bastona, ma lo fa per il suo bene»), dopo la vittoria del 4 marzo viene nominata Ministro per il Sud. Sei mesi dopo, ammette la sconfitta sul fronte della sua battaglia. Diventa suo malgrado il volto del più grosso forfait dei 5 Stelle. La prima, oggettiva, debacle dei pentastellati nei confronti dei loro elettori e della realtà. Lei, la pasionaria di Lecce, è «cresciuta». La sua popolarità, chissà.

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