Vietri sul Mare: la crisi dei ceramisti. Il sindaco: “Mi appello alle istituzioni”

Vietri sul Mare. Angoscia, disperazione, rabbia, rassegnazione ma anche ottimismo. Sentimenti contrastanti quelli che provano i ceramisti vietresi chiamati ad affrontare una delle più grandi crisi di un’attività che affonda le radici nell’etrusca Marcina. La pandemia non ha fatto altro che accelerare un processo causato più da endemici contrasti interni che da andamenti del mercato.

Ecco il messaggio del sindaco Giovanni De Simone: “La ceramica, con tutto il suo indotto, sta vivendo uno dei momenti più drammatici della sua storia. Vietri Sul Mare è uno dei principali comuni d’Italia che fonda la sua economia sulla ceramica artistica ed il turismo, i due settori maggiormente colpiti dall’emergenza Covid. Ma per quanto riguarda il comparto ceramico assistiamo ad un completo abbandono da parte delle istituzioni nazionali. Il settore, infatti, allo stato, non è stato assolutamente ristorato rispetto alle importanti perdite che ha registrato negli ultimi mesi di inattività, ad esclusione di un piccolo intervento avuto dalla regione Campania nel mese di Marzo del 2020.

Eppure intorno alla ceramica e al suo indotto vivono numerose famiglie, la sola Vietri conta quarantotto aziende sul suo territorio, che oggi soffrono una crisi economica profonda di cui non si vede la luce in fondo al tunnel. Il mio appello, oserei dire “grido disperato”, è alle istruzioni preposte, affinché si riescano a trovare delle formule di ristoro per far sopravvivere e poi rilanciare questo settore artistico e artigianale, fiore all’occhiello della nostra regione ma anche dell’Italia intera. Saremo in prima linea e difenderemo con forza i nostri artisti, i nostri artigiani, le nostre aziende la nostra storia ed arte. Non è giusto e non è tollerabile che paghino un prezzo così alto nell’indifferenza del governo“.

Sul punto apre una riflessione Giovanni Alessandro della fabbrica Pinto che, complice internet, non ha registrato forti cali. «Aumentano gli show room, mentre le attività scompaiono. Finora è prevalsa la logica del quotidiano, mentre bisogna combattere la rassegnazione e investire su immagine e progettualità, occorre però qualcuno che guidi il carro e deve essere il Comune», sollecita. Positiva, dal canto suo, è Giovanna Solimene che orgogliosa mostra la foto di Toni Servillo mentre acquista i celebri piatti prediletti dalla Clinton e da Stephanie Trump: «Fioccano ordini non solo dagli States ma anche dalla Francia, stanca dell’oggettistica portoghese. Chi ha soldi continua a circondarsi di cose belle come la ceramica. La formula anticrisi? Forgiare prodotti di nicchia e non banali souvenir».

Eppure la Sirena di piazza Matteotti deturpata nei giorni scorsi dai vandali come il vaso-pesce all’ingresso della Costiera sembrano essere il simbolo di un paese allo stremo, «abbandonato del governo il sindaco Giovanni De Simone fa proprio il grido di dolore dei ceramisti che porterà domani a palazzo Santa Lucia – Intorno alla ceramica e al suo indotto vivono numerose famiglie, la sola Vietri conta quarantotto aziende sul suo territorio, che oggi non vedono la luce in fondo al tunnel». I finanziamenti sono inutili però se non si punta su un brand unico che conta, ricorda l’ex presidente dell’Ente Ceramica Nicola Campanile. tre marchi di identità: il Cat Ceramica Artistica Tradizionale, il Ceramica Vietrese e il Made in Vietri registrato con disciplinare. «Della loro importanza importanza e significato in termini concreti di marketing territoriale e sviluppo economico si è persa traccia rimprovera – Salvo poche e coraggiose eccezioni, il livello qualitativo si è abbassato mentre avanza l’appiattimento e l’illegalità». Invoca una Scuola di Ceramica che guardi ai giovani e affianchi le imprese ed un Museo contemporaneo e di innovazione che dialoghi con quello storico di Villa Guariglia: «Lo ripetiamo da decenni; Cava ha fatto i fatti, reperendo i finanziamenti».

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