Sant’Agnello: condannato il 47enne che provò a rapinare un albergo lo scorso giugno

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Sorrento. Condannato quarantasettenne di Castellammare di Stabia dopo tentata rapina in un albergo. I giudici hanno ritenuto schiaccianti le prove a carico di Francesco Calabrese, stabiese ma da tempo domiciliato in Penisola sorrentina, recidivo, finito alla sbarra in tribunale a Torre Annunziata e condannato a due anni e otto mesi di reclusione per il violento tentativo di rapina dello scorso 29 giugno presso un noto e centrale albergo di Sant’Agnello.

Calabrese – così come ricostruito dalle indagini coordinate dalla Procura di Torre Annunziata – alle due di notte dello scorso 29 giugno, sfruttando la poca visibilità, riuscì a introdursi nella struttura e, dopo, pure nella stanza vicina alla reception, dove il custode dell’albergo a quell’ora stava già dormendo. Probabilmente Calabrese, una volta entrato nella stanza del custode, fece però pochissima attenzione: un rumore sospetto, forse un piede appoggiato in modo maldestro e con troppa foga a terra. E’ un attimo, il custode dell’albergo si sveglia di soprassalto. Con sé, ha uno zaino di pelle: il malvivente prova a rubarglielo. Da qui, poi, parte una drammatica colluttazione.

Il custode dell’albergo – successivamente costituitosi parte civile a processo e difeso dall’avvocato di Pompei Raffaele Attanasio stendono. Dopo i pugni sferrati in pieno viso, Calabrese prova la fuga, ma la vittima non si lascia intimorire, così prova a fermarlo. E’ allora che Francesco Calabrese, quarantasettenne domiciliato a Sant’Agnello, lo minaccia: «Se non mi lascia andare ti sparo» gli grida. Dopo la minaccia, partono ancora dei pugni diretti al corpo del povero custode.

E’ solo in questo preciso istante che la vittima si arrende, consentendo suo malgrado al malvivente di riuscire a dileguarsi nel buio della notte. Dopo la violenta colluttazione il custode dell’albergo denuncia, ma finisce in ospedale: «Cinque giorni di prognosi per contusione del polso, della faccia, del cuoio capelluto, del collo». Francesco Calabrese viene invece acciuffato poco tempo dopo dai poliziotti del commissariato di Sorrento che, coordinati dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, e grazie alle immagini catturate dalla videosorveglianza interna dell’albergo costiero, ricostruiscono per intero la dinamica delle fasi dell’aggressione e della sottrazione dello zaino e di altri beni, poi abbandonati sul posto, identificando il quarantasettenne per spedirlo agli arresti domiciliari. L’epilogo, due giorni fa, con la sentenza di primo grado scritta dai giudici del collegio di Torre Annunziata (presidente Sena) che hanno condannato Francesco.

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