Salerno: «Sua madre è morta per Covid». Ma la centenaria è viva e vegeta

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Salerno: «Sua madre è morta per Covid». Ma la centenaria è viva e vegeta. Il “da Procida” chiama il figlio: arrivano le onoranze funebri, non trovano la salma. Le scuse dei medici: «Un errore». 

La telefonata è di quelle che vorresti non arrivassero mai, anche se si è coscienti del naturale ciclo della vita: «La signora è deceduta». A comunicare la morte di P. A., quasi 101 anni, residente a Bolano, frazione di Fisciano, è un operatore del centro Covid nell’ospedale “da Procida” di Salerno. Che, ieri mattina dà la ferale notizia ai familiari, in particolare un figlio, che chiedono aggiornamenti sulle condizioni di salute: «Mi dispiace, ma è morta» riferisce un addetto. Perciò, dopo un primo, comprensibile momento di sconforto, ritrova la forza per reagire alla dolorosa notizia. E per organizzare i funerali. Prima di tutto, però, c’è da avvertire i figli della donna, tra cui anche due che sono emigrati in Nuova Zelanda e in Spagna. Il tempo stringe e devono prenotare il volo aereo, bypassando anche le regole per il contenimento del Covid. Quindi l’uomo, chiama l’agenzia funebre che si reca in ospedale per ritirare la salma. Ma, una volta all’obitorio, la sorpresa: tra le salme non c’è nessuna quella della centenaria. Un miracolo? Nemmeno per idea, molto più semplicemente un prosaico errore, ammesso dallo stesso ospedale, che si è anche scusato con i parenti. Perché la signora è ancora viva e vegeta, anche se le sue condizioni sono gravi, tant’è che adesso si trova ricoverata nel reparto di Rianimazione. A raccontare la vicenda dal sapore pirandelliano, accaduta in città, è un parente.

Il ricovero. L’anziana di 101 anni è oramai ricoverata da una ventina di giorni. Colpa di una caduta in casa, che ha consigliato, dopo la visita dei sanitari del 118, il trasporto in ospedale. «Al Pronto soccorso del Ruggi – racconta un parente della centenaria – è stata per due giorni. E i primi due tamponi hanno dato esito negativo. Poi, una volta nel reparto di Neurologia, le è stato fatto il terzo tampone che, invece, è risultato positivo. E dunque, il 6 gennaio, è stata trasferita al “da Procida”. Da questo momento, inizia il calvario.

La degenza nel centro Covid.

Perché, a detta del parente che racconta la vicenda, nessuno fornisce notizie sul suo reale stato di salute. «Al “da Procida” – spiega – non siamo mai riusciti a parlare al telefono con un medico ma siamo stati in contatto solo ed esclusivamente con infermieri. Ci è stato detto che la causa della caduta era un’ischemia e che, nel frattempo, era sì positiva al Covid ma era anche asintomatica». Passano i giorni e, almeno apparentemente, non si registra nessuna novità. «Riusciamo a fare anche una videochiamata – rivela l’uomo – ma le sue condizioni non ci sembrano tanto buone, almeno visivamente. Fatto sta che nessuno ci ha mai fornito notizie dettagliate».

L’aggravamento. La situazione precipita improvvisamente. «Domenica sera – racconta il familiare – telefona per la prima volta una dottoressa. E ci comunica dell’aggravarsi delle condizioni di salute». Così, ieri mattina, la famiglia della signora richiama in ospedale, per conoscere le condizioni di salute. Dall’altra parte del telefono, un infermiere che dà la ferale notizia: «La donna è morta». Il dolore è forte, ma non c’è tempo da perdere, bisogna organizzare i funerali. E, soprattutto, avvisare alcuni suoi figli che sono all’estero, per dare loro modo di giungere in tempo per la cerimonia funebre.

Il ritiro della salma. Così si dà incarico ad un’agenzia di pompe funebri di stampare i manifesti e di ritirare la salma dall’obitorio. Gli addetti raggiungono la sala mortuaria del “Ruggi” a bordo del carro funebre e scoprono la verità. Perché il responsabile dell’obitorio fa presente come non ci sia nessun cadavere. Comincia, allora, il fitto scambio di telefonate con i familiari e, finalmente viene risolto il mistero.

La resurrezione. Dal “da Procida”, difatti, riferiscono che la donna di 101 anni è sì in gravi condizioni, ma ancora viva. E ammettono come ci sia stato un errore, anche se non riescono a spiegare come sia avvenuto.

«Ci hanno chiesto scusa – rimarca il parente della centenaria – anche se oramai siamo preparati al peggio. Non riusciamo, tuttavia, a comprendere – conclude amaramente l’uomo – come si possano fare sbagli di questo genere».

Fonte La Città di Salerno

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