Positano. Questioni private e diffamazioni via social e Whatsapp

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Positano ( Salerno ) . In questi giorni freddi di gennaio con ben poche notizie come il Covid nella perla della Costiera amalfitana si parla di tutto, questioni private che nella loro gravità van sempre verificate e la speranza nostra non è di dar torti o ragioni,  anche perchè sarebbe poco deontologico , è sempre quella di far pacificare le parti in questione, fra positanesi amplificare delle vicende potrebbe esacerberare gli animi invece di placarli e magari favorirne la mediazione di nostri concittadini, siamo tutti una famiglia e la speranza è sempre quella che ci si possa tendere le mani, preferiamo meni click ma più armonia e serenità nel paese in questi casi.

Triste è vedere che perdura il cyberbullismo anche in Costa d’ Amalfi, stalking e offese, deridere una persona o più persone, come è successo con un video sulla Festa della Zeppola, denota bassezze e poca considerazione verso chi si impegna tanto nelle sue attività come è capitato ad una nostra amica, infliggerle sofferenza morale è indegno ed inaccettabile e chiunque riceva video del genere dovrebbe per prima cosa dissentire, anche  perchè poi vi potrebbe essere il consenso assenso alla diffamazione, che può avvenire anche sui social netwok come facebook, anche un like o un commento fanno diventare complici nella diffamazione che è un reato che comporta una condanna penale e anche risarcimento danni.

Il Coronavirus evidentemente delle persone che mostrano il peggio di sè sui social network, attacchi su facebook, video , violenza verbale e azioni di tutti i tipi che evidenziano veri e propri disturbi psicologici e sociali. Succede anche a Positano, anche se meno di altre parti e senza risvolti drammatici, ma tutti insieme non dobbiamo sottovalutare questo fenomeno e non far oggetto di divertimento l’altrui denigrazione o derisione, ma condannarla sempre e comunque.

Abbiamo scelto di non parlare della persona, chi è vittima non dovrebbe essere mai esser messa in pubblica piazza, perchè l’eco la metterebbe maggiormente in rilevanza, va condannato chi utilizza questi strumenti per denigrare o deridere gli altri e ricordiamolo anche chi riceve, senza esprimere dissenso , o mantiene, tali messaggi

La diffamazione scatta non solo nel caso in cui un soggetto, nel parlare di un altro, alla presenza fisica di più persone, lo faccia con frasi ingiuriose tali da ledere la sua reputazione; il reato, infatti, può configurarsi anche in caso di una conversazione telematica, come quelle effettuate con chat su internet (si pensi a un gruppo su Facebook o su Messenger) o con sms tramite whatsapp.

In questi casi, la prova più evidente della diffamazione è proprio la stessa conversazione che può essere salvata dall’utente all’interno del proprio cellulare. È altresì opportuno valersi della prova testimoniale di uno dei componenti la conversazione che possa dichiarare di aver letto e, quindi, partecipato alla conversazione.

La querela andrà depositata presso la stazione dei Carabinieri o direttamente in tribunale presso gli uffici addetti a ricevere querele e denunce. A quel punto il PM avvierà le indagini per le quali potrebbero essere necessari sei mesi e si arriverà a un processo penale con il rischio di una condanna penale e la richiesta del risarcimento dei danni.

Ma la condanno principale deve essere quella sociale e morale, solo la generale riprovazione può dare un freno a questa degenerazione nella comunità.

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