Positano “città rifugio”: gli ebrei rimasti qui protetti da cittadini come il medico Fiorentino e il vigile Ercolino

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Positano, Costiera amalfitana. Nel giorno della Memoria per la Shoah vorremmo ricordare come la Costa d’Amalfi, e in particolare Positano, ha vissuto quel periodo. Positano è sempre stata una “Città Rifugio”: diversi ebrei trovarono rifugio nella città verticale. Non bisogna dimenticare personalità come il vigile Ercolino, che capendo l’ingiustizia cercava di salvaguardarli. Lo stesso vale per il medico Fiorentino che ha sempre cercato di evitare che venissero deportati.

“Il 27 gennaio 1945 vengono aperti i cancelli di Auschwitz e liberati i sopravvissuti al genocidio nazifascista, la Shoah del popolo ebraico. Ogni anno, il 27 gennaio, si celebra il Giorno della Memoria per ricordare le vittime dell’Olocausto e testimoniare come la storia lontana nel tempo e nello spazio sia in realtà vicina a noi. Durante i terribili anni delle persecuzioni razziali, Positano ha accolto e protetto alcuni rifugiati, tra i quali molti artisti e letterati: Stefan Andres, Armin T. Wegner, Karli Sohn-Rethel, Kurt Craemer ed Irene Kowaliska sono tra quelli che soggiornarono più a lungo nel nostro paese. Questi primi ospiti che intendevano «nascondersi per un paio d’anni ai margini della storia sottraendosi alle sue sfide» (Andres), finirono per diventare i protagonisti della scoperta della vocazione turistica di questo territorio. Così, nel mezzo di una delle pagine più buie della storia, un gesto di accoglienza seppe dare vita alla fortuna della nostra comunità. Una storia più vicina di quanto pensiamo, da ricordare e dalla quale imparare”

Positano fu un asilo per ebrei e rifugiati politici di paesi che man mano venivano occupati nella guerra dalle truppe naziste: uno dei grandi valori degli italiani fu individuare la misura dell’esistenza nel cuore umano. Ci sono due ragioni nel fascino di Positano di quel tempo:una è rintracciabile nella grande bellezza di questo paese di sogno, pieno di scale e di case molto semplici e con quattro alberghetti molto modesti:era un vero rifugio alla fine del mondo . Questo sentimento di lontananza spiega la bellezza del paese che ispirava gli artisti unita alla gentilezza, alla bontà, generosità della popolazione. Positano era essere lontani dal mondo, in un certo senso era un nascondiglio. Ricordo per tutte la figura di “Palatone”il padrone del negozio principale di alimentari di Positano. Egli si chiamava in realtà Cinque (Giuseppe), aveva tanti figli ed era buonissimo come il pane napoletano col quale era stato soprannominato. Buono come un palatonew di pane dava credito a tutti. Quando è finita la seconda guerra avevo 113mila lire di debito, una fortuna! Avevamo mangiato per anni a credito di Palatone enon pensavo di poter restituire il dovuto: fu un grande momento quando arrivarono i soldi che avevamo depositato in Svizzera e potei andare da Palatone e “spandere” sul suo bancone di vendita il debito contratto. Ma molti non hanno potuto pagare elui ha accettato così. Essad Bey vi approdò nel 1938, espulso dalla Svizzera e già affetto dal morbo di Raynaud, allora male incurabile.

Persino gli abitanti della Costa d’Amalfi diedero un loro modesto contributo per la salvezza degli Ebrei. Nel corso degli anni ’30 a Positano risiedettero alcuni uomini di cultura ebrei profughi dei totalitarismi del Novecento, dalla Germania nazista e dalla Russia comunista. Venticinque di loro furono soltanto di passaggio: tra questi ricordiamo i filosofi Walter Benjamin ed Ernst Bloch, nonché lo scrittore Bertolt Brecht. Sette in particolare vi rimasero sino agli inizi degli anni ’50, protetti dalla popolazione e dalle autorità locali. L’artista Irene Kowaliska istituì una fabbrica di ceramica a Vietri sul Mare, dando luogo alla celebre “scuola tedesca”. La famiglia Andres restò sino al 1949, quando poi preferì soggiornare a Roma, particolarmente attratta dalla Città Eterna. Nel cimitero di Positano riposa un suo membro, deceduto in tenera età per malattia. Il Centro di Cultura e Storia Amalfitana da me presieduto raccolse numerose testimonianze relative alle attività svolte da tali insigni personaggi nella Costa d’Amalfi, esponendole nella mostra “In fuga dalla Storia”, che si svolse ad Amalfi nel 2005. Il nastro di quell’edizione fu tagliato da Dorothee Andres, consorte del celebre scrittore Stefan Andres, autore di molte pubblicazioni.

Il libro di Dorothee Andres che racconta la sua vita con lo scrittore Stefan

In una di queste, inerente a Positano, egli disegna il paesaggio antropico del centro amalfitano con le sue cupole e volte estradossate svettanti sulle chiese e le case variopinte; tale architettura cammina in una grande avenue di New York, attentamente osservata dai giganteschi grattacieli, che si piegano nel guardarla, esprimendo una profonda meraviglia, forse perché si domandano come un così piccolo presepe abbia potuto tenere al sicuro genti perseguitate, fermando il tempo della Storia in uno spazio angusto ma paradisiaco.

Cenai una sera presso l’Albergo della Luna di Amalfi tra gli ambasciatori d’Israele e di Giordania, discutendo serenamente con loro di quanto avevano fatto di bene gli avi amalfitani nelle loro sante terre: furono piacevoli momenti di fratellanza universale nella pace serafica del chiostro, nel ricordo dell’amalfitano di Scala fra’ Gerardo Sasso monaco-medico, che nell’ospedale-ospizio di Gerusalemme aveva amorevolmente accolto e accudito ammalati, poveri e pellegrini di ogni nazione o credo religoso, musulmani, ebrei, cattolici e ortodossi, nel motto dell’ obsequium pauperum.

(Giuseppe Gargano, storico medievalista)

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