Piano di Sorrento, l’intervento dell’ingegnere d’Esposito sulla scuola in via Carlo Amalfi. In questa pandemia ci vorrebbe buon senso

Piano di Sorrento, l’intervento dell’ingegnere Elio Raffaele d’Esposito sulla scuola in via Carlo Amalfi. In questa pandemia ci vorrebbe buon senso. Si vuole intervenire per intervenire, dopo oltre un decennio di una scuola che, ancora oggi, nonostante il totale abbandono, regge. Senza entrare nel merito delle criticità, si  è provato a porre un quesito tecnico specifico sulla possibilità di recupero o di riutilizzo dell’immobile in qualche modo?  Davvero non c’era alternativa alla demolizione? Ma è stata provata questa strada alternativa in qualche modo? Si è almeno provato a chiederlo? Insomma un politico accorto avrebbe dovuto fare questo quesito? E’ possibile trovare una alternativa alla demolizione? E questa domanda non è stata fatta . La politica è l’arte del possibile, a differenza della medicina non esistono protocolli politici da seguire, ma altre strade sono sempre possibili se si ha la possibilità di usare il buon senso concreto dei carottesi. Si va per questa strada, una strada che probabilmente sarà senza uscita, l’unico protocollo da seguire è quello dell’interesse pubblico dei cittadini. Chi pagherà i cittadini per questi anni di mancato uso della scuola? Di un bene non messo a frutto? Disagi e spese a carico del cittadino. Ma ora quello che si vuole fare ha un senso o si rischia di far rimanere delle macerie con opere incompiute?

Ecco la riflessione dell’ingegner Raffaele d’ Esposito.

Qualcheduno mi chiede che ne penso del finanziamento di 500.000 euro da parte della Città Metropolitana. In verità penso che forse non saranno sufficienti per la demolizione e trasporto a rifiuto….ma poi? Il resto dei soldi? Occorrono in prima battuta altri 2 milioni e cinquecentomila circa e in prosieguo altri dodici milioni grosso modo e non sono bruscolini… Che dire? Si può sperare con questi chiari di luna in un miracolo di trovare finanziamenti enormi di questa portata e in che maniera, se pure possibili? Contributi a fondo perduto ?…non credo…con la futura miseria del popolo e delle casse comunali. Ci saranno sicuramente altre priorità ben più importanti… per la sopravvivenza. Forse riusciremo a malapena, magari con la vendita di diverse proprietà comunali e con un pesante mutuo in accollo, a fare fronte… e cioè con un impoverimento del patrimonio comunale ( già depauperato abbastanza negli ultimi quindici anni) e con un appesantimento notevole del bilancio comunale. Sicuramente molti penseranno….ma era proprio necessario questo passo così gravoso? No, non era necessario e l’ho detto e ribadito svariate volte pubblicamente e perciò non è il caso che mi ripeta per correre il rischio di diventare fastidioso né tantomeno vorrei tirare la volata a gruppi di opposizione che si preparano alla prossima scadenza elettorale. Solo per chi non vuole capire ricordo che la scuola è stata costruita negli anni 57-59, che il terremoto dell’ ’80, e mi debbo purtroppo ripetere, non ha provocato il minimo danno visivo al contrario di tanti altri immobili in c.a. (oltre che in muratura) tutti consolidati e non demoliti e che tale comportamento già per norma ingegneristica definisce detto immobile invulnerabile a quel terremoto di quella intensità notevole; Chiaramente, dopo circa trenta anni da quel terremoto, sicuramente il calcestruzzo aveva avuto un po' di decadimento soprattutto a livello corticale ( carbonatazione ) com’è normale in tutti i fabbricati di tale età. C’è stata, però, su tale scuola, una seconda perizia, subito successiva alla I, del prof.ing. Verderame del Dipartimento strutturale del Politecnico di Napoli, professionista di indiscusso valore nel campo del consolidamento dei fabbricati dissestati, poco o niente messa in luce dal Comune, che, prendendo atto dei risultati anche negativi dei carotaggi ( molto strani e contraddittori fra le due campagne ) e della I perizia dell’ing. Gargiulo, affermava che l’immobile poteva essere consolidato e messo in sicurezza antisismica con un semplice intervento strutturale che, per gli ingegneri strutturisti è di routine (sommariamente… fasciatura di rinforzo per pilastri e travi ) ed era di costo agevole ( dal sottoscritto valutato in meno di cinquecentomila euro). Il fatto dei carotaggi con valori contraddittori, tra la I campagna e la II lascia presumere che forse sono sorti equivoci nell’interpretazione, come da normativa tecnica, dei risultati e potrebbe giustificare la stridente contraddizione con il fatto che la medesima struttura era risultata invulnerabile al sisma nel Novembre 80 e poi, dopo trenta anni, era diventata, stranamente, estremamente degradata e molto vulnerabile.

L’Amministrazione , ed era nei suoi poteri istituzionali, volle correre appresso a un sogno ed era il periodo dei sogni di Piano Futura, cioè del libro dei sogni ad occhi aperti che tanto piacciono ai giovani pieni di entusiasmo e di poca esperienza (questa non si insegna, non si apprende e non s’acquista se non con l’età e con la competenza). Alcuni Amministratori e Dirigenti hanno sognato fortemente la realizzazione di una scuola moderna con nuove distribuzioni e innovazioni e si sono buttati con tanto entusiasmo in questa avventura e si può anche capire l’entusiasmo giovanile. Avevano, all’epoca, due strade avanti : quella tranquilla del consolidamento antisismico e ammodernamento tecnologico della struttura, sicurezza antincendio, etc. ( il tutto possibile, da calcolo sommario, con una cifra tra i due e i tre milioni di euro) e quella della demolizione e ricostruzione con una cifra molto, molto più consistente e forse non capìta in quel momento, quando il sindaco mi parlava di cinque milioni per rifarla e di una cifra quasi uguale per riattarla e mi diceva che i soldi erano stati già trovati e in possesso del Comune. Purtroppo, e lo feci presente, le stime dei costi non erano per niente attendibili in ambo i casi, e gli feci presente che se i soldi c’erano, che ben venisse la scuola nuova. In America un discorso di questo genere non si discute minimamente…un fabbricato dopo venti, trenta anni si demolisce e ricostruisce senza alcun motivo strutturale ….è la mentalità di un paese con tutta un’altra economia che lo consente La seconda strada scelta fa temere che si parte e non si arriverà mai a destinazione se non con un salasso economico pauroso per le casse comunali; purtroppo la pandemìa fa dubitare seriamente sulle future risorse economiche.

Se la soluzione finale è quella di avere un auditorium e palestra e il resto, la scuola… a tempo indefinito, il popolo è insoddisfatto perché non ha nessuna utilità scolastica stando le distanze dai plessi scolastici, né tantomeno produrrà un reddito alle casse comunali. Forse gli unici ad essere soddisfatti saranno i politici cui non pare vero di poter finalmente scaricare questa patata bollente ai posteri.

Ma, e questo fatto non l’ho capito, alla popolazione scolastica attuale e futura serve? Non è stato già risolto questo problema e cioè del fabbisogno scolastico necessario con le attuali strutture?

E se va in uso, sperando in risorse incognite, che fine faranno le due scuole medie attuali? Se il Comune volesse venderle per fare cassa … a chi potrebbero interessare?

E poi quanti altri pullmini e autisti in più per portare tutti gli alunni da monte a valle a questa nuova unica scuola media? Non sarebbe il caso, a seguito di questo gravissimo momento di pandemìa, di ripensare il tutto? Se s’incarica un tecnico di provata esperienza nel settore, un professionista super partes, che possa fare una serena, attenta e competente valutazione, senza alcun condizionamento di nessun genere, che potesse dirci anche ora, con un sicuro ulteriore deterioramento corticale ( carbonatazione ) della struttura in abbandono da tredici anni, che cifra occorre per sistemarla non sarebbe forse una soluzione migliore dell’auditorium, soprattutto se a parità di cifre?.

E se si converte a struttura sanitaria (magari per la salute mentale come esisteva prima a Sorrento e di cui si sente ora tanto la necessità con gli effetti della pandemia?

Oppure un polo geriatrico di cui si sentirà sempre più il bisogno per l’aumento della popolazione anziana? E produrrebbe, ciò facendo, anche un reddito alle casse comunali e potrebbe essere facilmente finanziata in questo momento con i fondi del recovery fund? e … magari acquistando e utilizzando anche la vicina struttura della clinica con i suoi giardini? Oppure una struttura parascolastica per far rinascere tanti mestieri e arti da rivalutare in campo artigianale, tipo vecchi artigiani che insegnano a lavorare il legno per l’intarsio, per la falegnameria, o la ceramica, il ferro, o l’arte culinaria biologica, etc, oppure convertirla in scuola incubatrice di progetti importanti? La pandemìa induce a riflettere sull’effetto negativo avuto, dalle nostre parti, per le attività tutte concentrate in pochissimi settori senza diversificazione e tutte andate a gambe all’aria. Se gli amministratori hanno il coraggio di essere umili e di ripensare, nessuna persona intelligente li criticherà, anzi li apprezzerà!

L’infallibilità non è dell’essere umano…ricordiamocelo, e mai come in questo momento della pandemìa, lo abbiamo constatato. Non possiamo rischiare di rimanere con un’opera incompiuta a vita e senza che produca il minimo vantaggio al popolo. Chiaramente questa nota è il mio pensiero personale, e senza alcuna pretesa di essere la soluzione e senza alcuna polemica con gli attuali amministratori che tanto si stanno prodigando in questo momento difficilissimo e godono della mia stima. A noi anziani piace poter dare un contributo positivo a risolvere un problema ( il nostro sapere ed esperienza non ci fa piacere tenercelo nascosto e portarcelo con noi…).. ci piace vivere come una grande famiglia e mai come in questo momento è doverosa la solidarietà reciproca e ogni aiuto per superare questo momento.

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