Ormeggi in Penisola: soldi e viaggi in cambio delle concessioni

Ormeggi in Penisola: soldi e viaggi in cambio delle concessioni. A fornire tutti i dettagli in un articolo del quotidiano Metropolis è Tiziano Valle. Soldi e viaggi in cambio di concessioni e autorizzazioni per ottenere il monopolio dei punti d’attracco in penisola sorrentina. L’inchiesta condotta dai pm dell’Antimafia Giuseppe Cimmarotta ed Henry John Woodcock, dopo le prime perquisizioni dello scorso giugno, è a un punto di svolta. Nel registro degli indagati sono iscritti gli armatori Salvatore Di Leva, dominus della compagnia Alilauro Gruson, e Salvatore Lauro (ex senatore di Forza Italia), oltre che il maresciallo Giovanni Provenzano, comandante dell’ufficio locale marittimo di Massa Lubrense.

La Procura Antimafia indaga su svariati episodi di corruzione che si sarebbero consumati tra il 2019 e la fine del 2020, e solo per Di Leva si ipotizza anche il reato di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, rispetto a un bando della Regione Campania di due anni fa.

E’ proprio dagli uffici di Trasporto e Demanio Marittimo di Palazzo Santa Lucia che parte, già nel 2017, l’inchiesta sulle concessioni e le autorizzazioni che vengono rilasciate agli armatori con la presunta complicità di funzionari e pubblici ufficiali. Tutto inizia quando i pm dell’Antimafia cominciano a sospettare l’interesse della camorra di Castellammare di Stabia, per il bando degli chalet dell’Acqua della Madonna. La procedura che avrebbe dovuto vedere l’assegnazione di otto ristorantini ad altrettanti imprenditori.

otto ristorantini ad altrettanti imprenditori. Dalle intercettazioni telefoniche e ambientali spuntano fuori i contatti tra alcuni esponenti della criminalità organizzata e gli armatori, che a loro volta possono contare sulla disponibilità di funzionari della Regione Campania.

I fari si accendono sulla figura di Lorella Iasuozzo, dirigente dell’ufficio Demanio. L’Antimafia, lo scorso giugno, ha autorizzato perquisizioni eseguite dalla guardia di finanza sia negli uffici al Centro Direzionale di Napoli che domiciliari, per la Iasuozzo.

Dai fascicoli sequestrati dagli investigatori è emerso in particola- re un pacchetto di autorizzazioni rilasciate alla Alilauro Gruson, capace di controllare 15 punti d’attracco in penisola sorrentina, sancendo una sorta di monopolio nel settore dei trasferimenti via mare con Capri.

A quanto pare tutti i permessi sarebbero stati rilasciati in deroga. Nel piccolo porto di Massa Lubrense, stando all’articolo 3 di una vecchia ordinanza, non possono accedere unità da diporto di lunghezza superiore ai 14 metri.

Un limite esteso a 15 metri per le unità adibite al traffico. Ma le autorizzazioni rilasciate all’Alilauro Gruson sarebbero tutte per unità da 19 metri. Un bel vantaggio considerando che tra un limite e l’altro passa la possibilità di imbarcare decine di turisti in più, che fanno lievitare il giro d’affari. L’obiettivo degli investigatori adesso è verificare le regolarità di quelle concessioni, che di fatto hanno spazzato via dal porticciolo di Massa Lubrense la concorrenza delle piccole cooperative impegnate nel settore dei trasferimenti dei turisti dalla penisola a Capri.

Inevitabile dunque che i fari si accendessero su Salvatore Di Leva, ex consigliere comunale di Sorrento e dominus della Alilauro Gruson. Gli investigatori hanno cominciato a monitorare tutto ciò che accadeva all’interno dell’Ufficio Demanio della Regione Campania e gli uffici della Volaviamare al Molo Beverello di Napoli e nel cantiere nautico in via De Gasperi, a Castellammare di Stabia. Soprattutto l’Antimafia ha autorizzato nuove perquisizioni a carico di Salvatore Di Leva e Salvatore Lauro, oltre che per il maresciallo Giovanni Provenzano sospettato di aver favorito gli interessi degli armatori e delle loro compagnie di navigazione «in cambio di varie utilità». Già lo scorso giugno, a seguito di perquisizioni autorizzate anche presso altre società, l’Antimafia sosteneva che attraverso alcune intercettazioni era stato possibile «delineare un quadro indiziario già più che grave che fotografa l’esistenza di stabili e consolidati rapporti di natura corruttiva esistenti tra alcuni imprenditori e pubblici ufficiali, dell’Ufficio Trasporto e Demanio Marittimo della Regione Campania e del corpo delle Capitanerie di Porto».

Proprio rispetto a quest’ultimo punto, gli investigatori si starebbero concentrando su alcuni pareri che sarebbero stati rilasciati dagli uffici locali, in penisola sorrentina, necessari per gli armatori, per ottenere le autorizzazioni.

Favori che gli imprenditori avrebbero ripagato con soldi, vacanze, tessere vip e assunzioni di persone vicine agli ufficiali. Accuse pesanti che potrebbero provocare un vero e proprio terremoto in un settore come quello dei trasporti marittimi che fino al 2019 era considerato tra quelli maggiormente in crescita della Campania, dal punto di vista degli affari. Un business danneggiato, come quasi tutti gli altri, solo dalla pandemia, ma dietro il quale ci sarebbe un meccanismo corruttivo ben oliato.

Un affare, tra l’altro, che vede sullo sfondo gli interessi della camorra, sempre pronta a inserirsi quando si tratta di ripulire e intascare soldi. Non a caso l’inchiesta è condotta dai pm dell’Antimafia e parte da una vicenda che tuttora è coperta da segreto istruttorio come quella degli chalet dell’Acqua della Madonna di Castellammare di Stabia. Un bando pubblicato a fine 2017, che si rivelò un mezzo flop perché furono appena due le offerte presentate rispetto agli otto permessi a disposizione per realizzare ristorantini,

L’inchiesta sulle concessione e le autorizzazioni facili concesse agli armatori parte proprio a seguito delle indagini condotte dall’Antimafia su quel bando. Un intreccio che potrà essere svelato solo dai magistrato che stanno cercando di fare luce su questa brutta storia.

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