Napoli, Ospedale del Mare resta isolato ed al gelo: ecco stufe e coperte

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Napoli, Ospedale del Mare resta isolato ed al gelo: ecco stufe e coperte. È stato notificato nella serata di ieri, ai legali della Asl Napoli 1, il dissequestro della voragine dell’Ospedale del mare. Una centrale termica muletto è arrivata e pronta al montaggio. I lavori necessari per effettuare il bypass ai tubi del gas tranciati dall’implosione dell’8 gennaio scorso sono preventivati in circa 10 giorni lavorativi. È questo l’unico modo per garantire la fornitura di acqua calda e il riscaldamento di reparti e corsie rimasti al gelo. Fino al ripristino del riscaldamento, viste le basse temperature di questi giorni e i disagi per operatori pazienti, si prosegue con lo stop ai ricoveri non urgenti deciso dalla direzione sanitaria due giorni fa. Ieri il pronto soccorso ha lavorato solo con accessi diretti di pazienti giunti con i propri mezzi o con le urgenze improcrastinabili arrivate in codice rosso tramite il 118 dalla zona di Napoli est. Tutto il resto è stato dirottato sugli altri pochi centri attivi in città, il Pellegrini, il San Paolo, il Cto e il Cardarelli. Quest’ultimo è attualmente l’unico Dea di II livello presente in città completo per tutte le discipline.
I REPARTI ATTIVI In via Comunale del Principe i disagi maggiori sono stati avvertiti nei piani alti della struttura e al pianterreno dove c’è il pronto soccorso. La direzione sanitaria ha fornito i reparti di termocoperte, stufe elettriche e scaldini a ventola che hanno mitigato un po’ le basse temperature nelle stanze ma non negli spazi comuni troppo ampi per essere riscaldati adeguatamente. Dalle Unità assistenziali sono stati dimessi tutti i pazienti con esigenze di cura programmabili. In rianimazione tutti i pazienti possono contare su un sistema di riscaldamento attivo che permette un’adeguata regolazione della temperatura. Anche in terapia intensiva coronarica, nonostante i disagi, si è continuato a lavorare e ieri è stata effettuata un’angioplastica primaria per infarto acuto del miocardio. Nelle degenze sono in uso termocoperte e stufe mentre l’acqua calda viene ottenuta con rimedi di fortuna. La rete tempodipendente per l’infarto continua a fare affidamento dunque, anche in questa fase, sull’Ospedale del mare. Solo in Cardiologia sono stati limitati i ricoveri programmati. Tutte le unità operative hanno dirottato verso altre strutture i pazienti in condizione di essere trasferiti. Anche in Oncologia medica si è continuato a lavorare in quanto le attività assistenziali si svolgono in regime di day hospital e quasi mai con ricovero continuativo. Alcuni degenti sono stati dimessi e saranno richiamati appena possibile.
I DISAGI A soffrire di più sono i reparti chirurgici: i pazienti operati sono difficilmente trasferibili e quelli in attesa ricevono un danno dalla dilazione dell’operazione. Basti pensare ai numerosi casi oncologici. In quest’area la mancanza di acqua calda è dirimente: condiziona non solo il riscaldamento ambientale ma anche gli impianti di sterilizzazione e lavaggio. La detersione delle mani avviene con acqua fredda e inficia la piena manualità del chirurgo. Tranne gli interventi urgentissimi dunque si è dovuto tirare il freno. Bisogna pazientare per una decina di giorni. Oltre che in Chirurgia generale anche in Chirurgia vascolare, in quella Endocrinologica, in Neurochirurgia e in Otorino, in Ginecologia oltre che in Urologia e Ortopedia, che corrispondono ad altrettante eccellenze dell’ospedale, le sale operatorie sono ferme secondo le disposizione della direzione.
Ieri da Pineta Grande è stato chiesto un trasferimento di una paziente che necessitava di una struttura con radiologia interventistica. Il Cardarelli non aveva posto, il San Giovanni Bosco è un Covid center e all’Ospedale del mare la sala operatoria non è agibile per mancanza di acqua e aria calda. La temperatura nelle sale scende troppo e in narcosi la termoregolazione del malato non funziona. Troppo rischioso. Una delle ipotesi al vaglio della direzione sanitaria aziendale è dirottare gli interventi programmati all’ospedale San Paolo che tuttavia conta su un team ridotto all’osso e anestesisti insufficienti.
IL CARDARELLI In questo scenario tutti i casi più gravi raccolti dal 118 sono stati condotti al Cardarelli. Alla rete di emergenza cittadina mancano all’appello il San Giovanni Bosco e il Loreto trasformati in Covid center, il Cto non ha l’ortopedia attiva di notte, il San Paolo può contare su poche discipline e il Pellegrini è un ospedale prevalentemente di quartiere. Intanto gli accessi al Cardarelli stanno aumentando anche per la recrudescenza dell’emergenza Covid. Ieri erano 25 i pazienti sospetti nell’area dedicata e dal Cotugno dicono di essere ormai al limite.

Fonte Il Mattino

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