La Tregua, il film tratto dalle memorie di Primo Levi domani per la Giornata della Memoria al Liceo Marone di Meta

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Meta, Sorrento ( Napoli ) . La Tregua, il film tratto dalle memorie di Primo Levi domani per la Giornata della Memoria al Liceo Marone di Meta

La Tregua

La tregua è un libro-memoria di Primo Levi, séguito di Se questo è un uomo, che descrive le esperienze dell’autore dall’abbandono di Auschwitz (Monowitz) da parte dei tedeschi con l’arrivo dell’Armata Rossa sovietica. Racconta il lungo viaggio del deportato ebreo per ritornare in Italia, nella città natale di Torino, con mesi di spostamenti nell’Europa centro-orientale. La sua testimonianza rappresenta quella dei milioni di sfollati al termine della Seconda Guerra Mondiale, in grandissima parte ex detenuti del Reich tedesco, sia lavoratori coatti che sopravvissuti ai campi di concentramento.

Il libro vinse il Premio Campiello nel 1963.[1] Lo stesso anno aveva raggiunto la finale del Premio Strega, che venne assegnato a Natalia Ginzburg.

La Tregua

IL FILM

La tregua è un film del 1997 diretto da Francesco Rosi.

La pellicola, ultima regia di Rosi, è tratta dal romanzo omonimo del 1963 (vincitore del premio Campiello) di Primo Levi.

Presentato in concorso al 50º Festival di Cannes,[1] il film è dedicato «a Pasqualino e Ruggero», ovvero a Pasqualino De Santis, storico direttore della fotografia del cinema italiano, morto in Ucraina durante le riprese, e a Ruggero Mastroianni, storico montatore del cinema italiano, morto poco prima di ultimare il suo lavoro. I due furono sostituiti da Marco Pontecorvo e Bruno Sarandrea.

TRAMA

27 gennaio 1945. La Germania nazista è costretta a difendersi dall’arrivo delle truppe sovietiche da un lato e dall’inarrestabile avanzata degli alleati dall’altro; i soldati tedeschi ricevono l’ordine di abbandonare i campi di concentramento situati in est Europa, per sfuggire all’arrivo dei sovietici. Vengono così cancellate le tracce degli orrori commessi nei lager distruggendo tutti i registri ufficiali e i deportati ancora in vita vengono chiusi nei campi e lasciati al loro destino.

Anche i deportati nel lager di Auschwitz subiscono la stessa sorte e dopo essere stati liberati dai sovietici cercano un modo di tornare alle proprie case. Tra di essi ci sono francesi, polacchi e anche italiani. Uno di loro è Primo Levi, deportato poiché partigiano ed ebreo, che racconta quindi in prima persona il viaggio che ha dovuto affrontare insieme ad altri deportati italiani per fare ritorno in Italia, a Torino, la sua città natale. Il loro percorso attraverso l’Europa centrale è ricco di imprevisti e spesso li costringe a percorrere molti chilometri a piedi o su treni di fortuna.

Il gruppo che viaggia con Levi è formato da Cesare, un romano spaccone ma estroverso e socievole, Daniele, veneto e oramai senza più una famiglia, sterminata dai nazisti. Poi Ferrari, un ladro di professione, Unverdorben, violinista, e D’Agata, siciliano. Di grande importanza è l’incontro che l’autore fa con l’ebreo greco Mordo Nahum, furbo e disilluso che gli farà capire molte cose con il suo acuto modo di sopravvivere ai guai.

Dopo tante disavventure il gruppo giunge a Monaco, dove Levi mostra la sua uniforme da deportato di Auschwitz ad un soldato tedesco catturato e costretto ai lavori forzati all’interno della stazione. Quest’ultimo si inchina come per chiedere perdono. Il ritorno a Torino è vicino,dopo lo scrittore può finalmente riabbracciare la sorella e la madre.

Tratto da wikipedia

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