Italia-Brasile, stop ai voli per 15 giorni: studiamo la nuova variante del virus

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Italia-Brasile, stop ai voli per 15 giorni: studiamo la nuova variante del virus. La mutazione brasiliana del virus fa paura e anche l’Italia, dopo il Regno Unito, interrompe i collegamenti aerei in arrivo fino al 31 gennaio. «Ho firmato una nuova ordinanza che blocca i voli in partenza dal Brasile e vieta l’ingresso in Italia di chi negli ultimi 14 giorni vi è transitato. Chiunque si trovi già in Italia, in provenienza da quel territorio, è tenuto a sottoporsi a tampone contattando i dipartimenti di prevenzione», annuncia il ministro della Salute Roberto Speranza. «È fondamentale che i nostri scienziati possano studiare approfonditamente la nuova variante. Nel frattempo scegliamo la strada della massima prudenza».
VIRUS RESISTENTE Il rischio è che possa essere già tardi: fino a tre giorni fa per sbarcare dal Brasile a Fiumicino bastava un’autocertificazione in cui si dichiarava di essere negativi. Nessuna quarantena, zero controlli, deserti i box per la misurazione della temperatura e i test rapidi. Eppure il Brasile è il secondo Paese più colpito al mondo dalla pandemia dopo gli Stati Uniti, i numeri del contagio superano i mille morti al giorno e i 66 mila positivi, dall’inizio della pandemia le vittime sono 208.133 e i positivi 8,3 milioni. La situazione in Amazzonia è fuori controllo ed è proprio qui, dove gran parte della popolazione si era già ammalata, che si è sviluppata la nuova, pericolosa variante. L’11 gennaio il ministero della Salute del Giappone ha annunciato di aver isolato due derivazioni di Sars-CoV-2 in quattro persone arrivate dal Brasile: la B.1.1.28, ribattezzata P.1, e la B.1.1.28. Entrambe suscitano grande preoccupazione nella comunità scientifica internazionale dopo che un caso di Covid scatenato da questa variante è stato mappato in Gran Bretagna. Da alcuni studi è emerso che questa mutazione sia maggiormente in grado di eludere gli anticorpi, neutralizzati in misura dieci volte superiore rispetto al virus comune. Non solo: i primi approfondimenti rivelano una maggiore trasmissibilità e si teme l’eventuale resistenza ai vaccini. «Queste caratteristiche sono oggetto di verifica e occorre ora tracciare con cura i virsu mutati», ha spiegato alla Bbc la professoressa Wendy Barclay, capo del G2P-UK National virology consortium. Il ministero della Salute brasiliano ha confermato almeno due casi di reinfezione da Covid-19 causati dal nuovo ceppo. Il primo è quello di una donna contagiata per la prima volta il 24 marzo 2020, l’altro è avvenuto il 30 dicembre e le analisi hanno mostrato «una mutazione compatibile con la variante del virus Sars Cov-2, individuata di recente dal ministero della Salute giapponese ma originaria dell’Amazzonia». Il secondo contagio confermato è stato accertato nello stato di Bahia e si riferirebbe alla variante scoperta in Sudafrica. Secondo una ricerca dell’Imperial College di Londra condotta con l’Università di Oxford e di San Paolo che ha sequenziato la variante a Manaus, il ceppo denominato P.1 è composto da una serie di mutazioni uniche. Nate in modo indipendente e causa dell’incremento dei contagi nelle zone in cui si sono diffuse.
CRISI SANITARIA A cominciare dall’Amazzonia, dove la crisi sanitaria è devastante tanto che i medici sono costretti in alcuni casi a utilizzare la ventilazione manuale per i pazienti Covid rimasti senza ossigeno. «Non ne abbiamo più, i malati agonizzano. Quello che ho visto oggi non potevo immaginarlo neanche nei miei peggiori incubi. Non sappiamo come assistere i malati, non troviamo le parole per consolare i familiari. È una cosa che lascerà cicatrici permanenti nei nostri cuori. Non abbiamo più la salute mentale per affrontare una situazione così disperata e angosciante», denuncia Gabriela Oliveira, medico dell’ospedale Getulio Vargas di Manaus. Situazione al collasso anche all’ospedale 28 agosto che, a eccezione dei contagiati Covid, rifiuta anche i malati gravi. «Ai pazienti che riceviamo e che hanno bisogno di ossigeno possiamo solo offrire la ventilazione manuale con i palloni Ambu, che esigono uno sforzo continuo», racconta un operatore sanitario intervistato dal sito Uol. Negli ospedali di Manaus si cerca disperatamente l’ossigeno per salvare 61 neonati prematuri ricoverati in terapia intensiva.

Fonte Il Mattino

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