Infiammazioni post covid nei bambini. L’intervista al primario del Santobono

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Infiammazioni nei bimbi guariti dal coronavirus. L’intervista di Metropolis a Vincenzo Tipo, primario dell’ospedale Santobono.

Il Covid, che ormai paralizza le vite di tutto da poco meno di un anno, rischia di avere effetti seri anche sui più piccoli. I bimbi, infatti, pur non avendo mai avuto grossi problemi anche in caso di contagio, sono nelle ultime settimane sotto osservazione a causa di una infiammazione multisistemica che colpisce i pazienti più piccoli anche dopo la loro guarigione. Vincenzo Tipo, primario del pronto soccorso dell’ospedale Santobono di Napoli, ne ha parlato anche sui social cercando di spiegare bene cosa succede ed evitando anche pericolose derive di disinformazione.

Dottore, qual è la situazione all’ospedale Santobono in relazione all’infiammazione di cui parliamo?

«Abbiamo avuto fino a qualche settimana fa un numero importante di bambini, circa 17, ricoverati al Santobono. Anche perché, è doveroso precisarlo, noi siamo un osservatorio particolare, un centro per le emergenze pediatriche e tutti i casi arrivano qui».

Che percentuale di incidenza ha sui bimbi?

«Se stiamo all’incidenza media, parliamo di una patologia rara. Non c’è un dato precisissimo ed è una patologia nuova che stiamo studiando ma che sembra colpire un bimbo ogni 1000 contagiati. E’ giusto anche chiarire che non tutti quelli che hanno questa sindrome infiammatoria hanno lo stesso stadio di gravità. Tanti bambini vengono trattati con terapie blande».

Qual è la situazione attuale?

«Al momento abbiamo un solo bimbo ricoverato, dei 17 di qualche settimana fa sono stati tutti dimessi».

Quando compare questa sindrome dottor Tipo?

«Parliamo di una forma piuttosto subdola che che compare dopo il contagio da Covid con una fase acuta e con un tempo di latenza da 2 a 6 settimane. Quelli che avevamo ricoverati facevano riferimento al picco del mese di novembre ».

Quali sono i sintomi?

«E’ una sindrome che compare con la febbre che si protrae per 4 o 5 giorni. Aumento della temperatura anche elevata che non risponde agli antipiretici. Molte volte, quasi l’80% dei casi, si associa a una sintomatologia addominale e si confonde con appendicite.

In questi casi la diagnosi è essenziale?

«Certo, pensiamo che alcuni di questi bimbi sono andati in sala operatoria per appendicectomia e solo dopo i medici hanno visto che non c’era nulla.

Perché si chiama sindrome multisistemica?

«E’ una sindrome infiammatoria che colpisce tutti gli organi, può arrivare anche al cuore, al rene, al pancreas, all’intestino. I primi casi, in letteratura medica, fanno riferimento ad aprile. E dobbiamo dire che, in quella fase, navigavamo a vista».

Come sta il paziente zero e i bimbi che avete dimesso?

«Attualmente, grazie ai controlli a distanza, il bimbo gode di perfetta salute. E tutti quelli che abbiamo dimessi stanno bene».

All’aspetto medico e clinico, coi bimbi si aggiunge anche un dato psicologico?

«Certo i bimbi che stanno male e che vivono periodi lunghi di ospedalizzazione sono situazioni complesse da gestire. La bimba (originaria di Sant’Egidio) di cui ho parlato anche in un post sui social, aveva espresso con i disegni il suo stato d’animo. Tutto nero nella prima fase della malattia quando era spaventata. Poi man mano dal nero al colorato. Quando è guarita ci ha lasciato un disegno in cui giocava con gli uccellini nel parco.

Purtroppo, però, la fase della vaccinazione per i bimbi non ci sarà?

«Ad oggi purtroppo i vaccini non sono stati testati sui bambini perché le fasi di sperimentazione sono state accorciate e per immetterli sul mercato è stata tralasciata la fascia pediatrica. Un gap da recuperare: anche i bambini come gli adulti dovranno essere vaccinati».

 

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