Da Salerno il lancio del debutto editoriale di Neri Parenti con “Due Palle di Natale

Per la terza volta il regista Neri Parenti ha scelto Salerno; per la presentazione  stavolta del suo primo libro “Due palle di Natale”. Gli aneddoti e i retroscena dei miei cinepanettoni che non troverete su Wikipedia” (Gremese Editore). L’evento, organizzato dal Leo Club Salerno Host dal presidente Stefano Pignataro, in collaborazione con il Leo Club Reggio Calabria “Vittoria Porcelli” ed il Consiglio degli studenti dell’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria, ha salutato la partecipazione di Antonia Willburger, assessore alla cultura del Comune di Salerno, di Claudio Tortora, patron del Premio Charlot,  di Vincenzo Maria Adinolfi, presidente del Rotaract Campus Salerno dei Due Principati, di Massimo Mescia e Daniele Liburdi, produttori della Volume Srl., di Paolo Battaglia, presidente del gruppo studentesco “Era” e di Francesco Antonio Greco presidente del Consiglio studentesco. Dopo l’introduzione di Stefano Pignataro, il giornalista del Corriere del Mezzogiorno Gabriele Bojano converserà con il regista Neri Parenti. La moderazione è affidata alla giornalista del “Roma” Roberta D’Agostino. Le letture sono  a cura dell’attrice Ludovica Ferraro.Il libro, pubblicato negli stessi giorni in cui è uscito disponibile su tutte le piattaforme online il nuovo film del regista “In vacanza su Marte” interpretato dalla coppia Massimo Boldi-Christian De Sica, racconta venticinque anni di “Cinepanettoni” con l’occhio attento ed acuto del regista che consegna al lettore curiosità, aneddoti, riflessioni personali e ritratti di attori ed attrici con cui ha lavorato. Lo fa a partire dalle “palle”, da quelle disavventure che, puntualmente, lo hanno fatto tribolare durante la lavorazione del film; rapporti difficili sul set, troupe improvvisate, capricci di attori, vip, bambini ed animali, incontri-scontri con i produttori e talvolta anche tempeste ed uragani. Tra le tante domande, figurano anche le domande (sempre le stesse!) che il regista si è sentito chiedere negli anni: tra cui quella più gettonata “Perché Boldi e De Sica si sono separati?” Il racconto procede spedito sino alle ultime pagine in cui è lecito aspettarsi, l’affettuoso ritratto dei tre attori che hanno accompagnato tutta la carriera del regista: Christian De Sica, Massimo Boldi e Paolo Villaggio. Intanto il libro, pieno zeppo di curiosità, dove si scopre ad esempio che Aurelio De Laurentiis ti contrattualizza con 500 pagine in cui è previsto tutto, anche la cessione dei diritti sulla futura tv indipendente lunare e comunque, sempre nel contratto, vuole siano garantiti almeno tre “boati” di consenso durante la proiezione. «Sì è vero, i suoi contratti sono molto complessi e pesanti anche da portare in casa per il numero di pagine», dice Neri. «Una volta ci fu uno scontro tra me e De Sica e ho scoperto che non avrei avuto nessun margine per andare via, era previsto tutto. Il mio avvocato mi disse: se ve ne andate vi leva pure casa». Tra gli aneddoti quello dedicato a Lino Banfi durante la lavorazione de “I pompieri”. «Non c’erano telefonini e social quindi l’unico modo per passare il tempo era prendersela con qualcuno e quel qualcuno era Lino Banfi», dice il regista. «Villaggio, Boldi, De Sica Ricky Tognazzi, Gigi e Andrea non facevano che tormentare il povero Lino. Dapprincipio cercarono di annichilire Banfi culturalmente, malgrado nessuno di loro fosse un fine intellettuale, anzi. Prima di incontrare Lino facevano una ricerca molto accurata di parole difficili sul vocabolario, parole complesse e soprattutto incomprensibili, poi arrivavano sul set iniziando a usare quei paroloni in presenza di Lino per farlo sentire un ignorante. Il giorno dopo gli domandavano se anche lui era stato “segnato” dai fratelli Karamazov fingendo di aver letto il magnifico mattone di Dostoevskij (che loro chiamavano confidenzialmente “Fùdor”) più di una volta. E Banfi era sul punto di impazzire».  Settanta anni, laureato in Scienze politiche, figlio del rettore dell’Università di Firenze e madre inglese, spiega Parenti: «Da ragazzo volevo fare il giornalista, facevo recensioni di film. Ho fatto anche apprendistato di giornalismo alla Rai per otto mesi. Mi mandarono a fare un servizio su “Addio fratello crudele” di Patroni Griffi e mi sono innamorato del cinema». In quel film c’erano Charlotte Rampling e Fabio Testi. «Negli anni Settanta», continua, «l’inglese non lo masticava nessuno in Italia, così quando la Rampling fece una scenata ma nessuno capiva niente, io tradussi quello che diceva e, anche grazie a questo mi si aprirono le porte del cinema».  Perché tanta ferocia verso i suoi film? «Ci sono stati grandissimi autori come Godard, Bresson, Fellini che hanno fatto una specie di vallo tra cinema di serie A e serie B. Non so se vi ricordate che una volta c’era la “seconda visione”, poi le cose son un po’ cambiate. Ma le critiche non mi infastidiscono più di tanto. Certo non potevo fare “Il posto delle fragole”, ma per fortuna su 50 film si e no ho avuto quattro flop». E “In vacanza su Marte?” «Tutto è nato da uno scherzo con Gigi Proietti, che mi disse: “Siete stati in India, in America, in Africa; e mò dove cavolo volete andare? Su Marte?” E così è stato, l’abbiamo preso in parola». E aggiunge:«La storia vede un De Sica che per potersi sposare con una signora molto ricca (Mascino) va su Marte dove vige l’extraterritorialità, siamo nel 2030. Ma qui a un certo punto arriva suo figlio che potrebbe rovinare tutto. De Sica per liberarsene lo manda a fare un viaggio spaziale dove va a finire in un buco nero tanto da tornare così invecchiato da sembrare suo padre e non il figlio».

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