Crisi di Governo e dimissioni Conte. Se tutto salta ipotesi Cartabia

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Ci mette del suo e ne tenta molte, Giuseppe Conte per mettere in forse quel “ter” che gli permetterebbe di tornare a Palazzo Chigi. L’ultimo tentativo di auto-affondamento è iniziato ieri pomeriggio con l’annuncio delle dimissioni post-datate nel tentativo – non si sa quanto riuscito – di smuovere dal torpore quel gruppo di “responsabili” che fatica a coagularsi peggio del sangue di San Gennaro.

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La strategia prevede – almeno sino a ieri notte – che il premier oggi si presenti al Quirinale da Sergio Mattarella per dimettersi, ma con un foglietto recante il numero di senatori, costituiti in gruppi, in grado di sostituire al Senato i diciotto di Italia Viva e di fargli riavere l’incarico. L’idea ha, per ora, il solo merito della convocazione del primo consiglio dei ministri non in notturna. Per il resto ha irritato il Pd che pur di tenere Conte a Palazzo Chigi si è rimangiato nel giro di un paio di giorni il «mai più con Renzi» e la reiterata minaccia di elezioni anticipate. Per il Nazareno altre maggioranze, senza Italia Viva, non ci sono e i giorni di attesa perché uscissero dal cilindro di Palazzo Chigi sono stati già molti e «costosi» in termine di immagine.
Insistere nella composizione dei gruppi parlamentari “Per Conte”, prodromi di un partito a misura dell’avvocato, quindi non aiuta. Dà però la misura del senso di accerchiamento che vive il presidente del Consiglio che tenta di farsi in fretta e furia una forza parlamentare propria e che magari possa andare alle consultazioni al Quirinale.

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I motivi per non stare sereni effettivamente non mancano, ma da settimane il frullatore di Palazzo Chigi li amplifica giocando sul tema della “competizione” con Luigi Di Maio, sull’”inaffidabilità” di Matteo Renzi e persino sulle intenzioni del ministro della Giustizia Bonafede che, per salvare la maggioranza, si sarebbe dovuto presentare domani in Parlamento facendo mea-culpa proprio sulla giustizia.

E’ per questo che mentre ai piani altissimi del M5S il nome di Conte per Palazzo Chigi è blindato, lo è molto meno nei gruppi parlamentari ai quali Renzi piace poco, ma ritengono inaccettabile ritrovarsi in maggioranza con Maria Rosaria Rossi e Renata Polverini. O, peggio ancora, con tutta Forza Italia. D’altra parte al momento della formazione del “Conte 1” fu l’allora capo politico Luigi Di Maio a dire “no” a Matteo Salvini che propose di allargare la maggioranza al partito di Silvio Berlusconi. Molta acqua è passata sotto i ponti del grillismo, ma quel veto rimane, soprattutto se sul tavolo c’è l’alternativa di Iv. Ai 5S più che il nome per Palazzo Chigi interessa il perimetro dell’alleanza e, al motto “meno siamo, meglio stiamo”, resiste anche all’allargamento.

Molto dipende, quindi, da cosa diranno nei prossimi due giorni le delegazioni dei partiti che si recheranno al Quirinale per le consultazioni. Il Capo dello Stato cercherà di capire – nel più breve tempo possibile – quale margine ha la maggioranza uscente di ricomporsi in maniera stabile e coesa. Paletti noti, ma che l’attuale emergenza sanitaria ed economica rendono imprescindibili.

I gruppi dei “responsabili” – che si vogliono ufficializzare per ridimensionare se non sostituire Iv – non aiutano il percorso di un possibile Conte-ter. Potrebbero però alla fine risultare utili qualora non si riuscisse a trovare una maggioranza stabile e Mattarella dovesse verificare che non resta la strada del voto anticipato. Magari non subito ma nella tarda primavera.
Tra il Conte-ter e il governo elettorale, prende però quota l’idea di un esecutivo politico, affidato però ad un “non-politico” come Marta Cartabia. Una ripartenza con una novità non da poco, visto che si tratterebbe della prima donna presidente del Consiglio.

D’altra parte, dopo giorni di sfida, la crisi che si apre oggi non è più pilotata. O meglio ha cambiato conducente visto che colui che sinora ha tenuto il “volante”, anche per conto di Pd, M5S e Leu, da oggi sarà a palazzo Chigi solo per gli affari correnti. Torna nelle mani dei partiti con il Pd che si stringerà intorno a Conte nella misura in cui lo farà il M5S che potrebbe tornare ad avanzare l’idea di occupare Palazzo Chigi, ma stavolta direttamente, se non con Luigi Di Maio con Stefano Patuanelli che dal ministero dello Sviluppo Economico ha sviluppato saldi rapporti.

Fonte Il Messaggero

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