Concessioni demaniali, arriva lo stop: nuove regole e gare per le spiagge anche della Costiera Amalfitana e la Penisola Sorrentina

Concessioni demaniali, arriva lo stop: nuove regole e gare per le spiagge anche della Costiera Amalfitana e la Penisola Sorrentina.

È in arrivo una vera e propria rivoluzione per le concessioni demaniali marittime, le cui modalità d’assegnazione dovranno giocoforza essere riviste. Come sono in bilico tutte le proroghe che, fino al 31 dicembre scorso, i comuni del Salernitano, hanno concesso – alcune oltre i 30 anni – ai privati gestori di stabilimenti balneari. Proroghe e concessioni sulle quali la Regione ora frena, mentre l’Agcm – l’Authority che sorveglia sul mercato – boccia senza mezzi termini, anche con una delibera pubblicata pochi giorni fa.

I “paletti” della Regione. E in questo senso s’indirizza la delibera della giunta regionale, che da un lato estende la validità delle concessioni fino al 3 maggio 2021. Ma, dall’altro, anticipa pure come questo periodo servirà agli “enti ed agli operatori interessati per agire sulla base di procedimenti improntati a regole chiare, certe ed uniformi, a presidio del principio di legalità ed a garanzia della certezza delle situazioni giuridiche, nell’interesse pubblico all’ordinata gestione del demanio marittimo senza soluzione di continuità e nel rispetto dei principi di imparzialità, trasparenza e pubblicità”. Che, tradotto in soldoni, significa che la modalità d’assegnazione delle concessioni non sarà più di tacito rinnovo, come avvenuto finora, ma probabilmente attraverso una procedura ad evidenza pubblica. Perché l’avvio della procedura di infrazione da parte della Commissione europea – per il contrasto della disciplina vigente in materia di concessioni per il turismo balneare ed i servizi ricreativi con la sentenza del 14 luglio 2016 e per l’incompatibilità con il diritto dell’Unione europea – ha determinato una situazione di assoluta precarietà della normativa attualmente in vigore, che nei prossimi mesi sarà verosimilmente oggetto di modifica, d’integrazioni o chiarimenti.

Le procedure da riscrivere.

Tant’è che la giunta regionale decide di “di demandare alla competente Direzione generale per la Mobilità, nelle more della definizione della procedura d’infrazione avviata dalla Commissione europea ovvero della revisione e delle modifiche alla disciplina settoriale, la ricognizione delle tipologie di concessioni in essere negli ambiti portuali di competenza regionale, anche ai fini di un riordino delle funzioni amministrative nella predetta materia alla luce dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza”. E di “riservarsi di fornire ulteriori indirizzi applicativi, entro la scadenza del periodo di proroga, sulla base delle determinazioni che, medio tempore, saranno eventualmente assunte dal legislatore statale”.

La messa in mora dell’Italia. “Lo scorso 3 dicembre 2020 – spiega la delibera – la Commissione europea ha inviato una lettera di costituzione in mora all’Italia in merito al rilascio di autorizzazioni relative all’uso del demanio marittimo per il turismo balneare e i servizi ricreativi (concessioni balneari), in quanto lo Stato italiano non ha dato attuazione a quanto stabilito dalla Corte di giustizia con la sentenza del 14 luglio 2016 e da allora ha ulteriormente prorogato le autorizzazioni vigenti fino alla fine del 2033 e ha vietato alle autorità locali di avviare o proseguire procedimenti pubblici di selezione per l’assegnazione di concessioni, violando il diritto dell’Unione”. La Commissione, dunque “ritiene che la normativa italiana – è rimarcato nella delibera – oltre a essere incompatibile con il diritto dell’Ue, sia in contrasto con la sostanza della sentenza della Cgue, crei incertezza giuridica per i servizi turistici balneari, scoraggi gli investimenti in un settore fondamentale per l’economia italiana e già duramente colpito dalla pandemia di coronavirus e causi infine una perdita di reddito potenzialmente significativa per le autorità locali italiane”.

La conferma dell’Agcm. Un concetto quest’ultimo ribadito anche dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) in una delibera di ieri. Che, in relazione ad un parere richiesto dal Comune di Latina, precisa “che in materia di affidamenti riguardanti l’uso di beni pubblici (rientranti nel demanio o nel patrimonio indisponibile dello Stato o degli enti locali), l’individuazione del privato affidatario deve sempre avvenire mediante l’espletamento, da parte della Pubblica amministrazione, di procedure ad evidenza pubblica”. E questo in quanto, a detta dell’Agcm “nei mercati in cui, in ragione delle specifiche caratteristiche oggettive delle attività tecniche, economiche e finanziarie, esiste un’esclusiva, o sono ammessi ad operare un numero limitato di soggetti, l’affidamento delle concessioni deve comunque avvenire mediante procedure concorsuali trasparenti e competitive, al fine di attenuare gli effetti distorsivi della concorrenza, connessi alla posizione di privilegio attribuita al concessionari”. Secondo l’Agcm, infatti, “è nell’interesse del mercato effettuare un attento bilanciamento tra i benefici di breve periodo e i possibili costi che si potrebbero manifestare in un orizzonte temporale più ampio” in quanto “la concessione di proroghe in favore dei precedenti concessionari, infatti, rinvia ulteriormente il confronto competitivo per il mercato, così impedendo di cogliere i benefici che deriverebbero dalla periodica concorrenza per l’affidamento attraverso procedure ad evidenza pubblica”.

Fonte La Città di Salerno

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